Saverio Lillo e i dipinti di San Paolo “te le tarante” di Galatina

di Stefano Tanisi

Uno l’ho visto io camminare col capo in giù sul soffitto, altri bevevano a un pozzo di scorpioni e di serpi, non senza gridi, nel viola acido e sporco d’una cappella, mentre fuori era il chiaro giorno steso coi piedi avanti come il Cristo del Mantegna. V.  Bodini

 

Già dalle prime luci dell’alba del 29 giugno, giorno in cui ricorre la solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, per le vie e nella piazza grande del centro storico di Galatina, si avvertiva nell’aria, fino a qualche anno addietro, quell’agitazione che prendeva tutti: era l’arrivo dei tarantati da tutto il Salento per recarsi alla piccola cappella di S. Paolo “te le tarante”, chiesa annessa al tardo-settecentesco Palazzo Tondi-Vignola (1795).

ingresso alla cappella di S. Paolo in Galatina

Nella cappella giungevano, accompagnati da parenti, coloro che erano stati morsicati da animali velenosi. Questi infelici imploravano San Paolo invocandone la protezione e per alleviare i loro mali, davanti al sagrato della chiesa, a ritmo dei suonatori di tamburello, di violino e dell’organetto.

I tarantolati si esibivano in singolari danze, poiché con la musica si esorcizzava il male. Si dissetavano poi con l’acqua, ritenuta prodigiosa, che attingevano dal pozzo adiacente alla cappella.

All’interno della chiesa, nell’unico altare in pietra leccese, è degno d’attenzione il dipinto di San Paolo e il tarantolato del pittore ruffanese Saverio Lillo (Ruffano 1734 – ivi 1796). La tela è una delle ultime opere del pittore: in basso a destra del dipinto vi è la firma e la data “Franc. Xav.us Lillo P. 1795”.

La composizione è dominata dalla figura di San Paolo avvolta da ampi panneggi, la quale si staglia sullo sfondo raffigurante un tratto di costa, dove campeggia, a sinistra, sull’alta linea d’orizzonte, una vela. Il luminoso, severo volto del santo, delineato da una nera barba e folta capigliatura, è diretto verso lo spettatore. La mano sinistra regge il manto e sul braccio è appoggiata una lunga spada, mentre la destra indica un angelo che regge un grosso libro aperto, sulle cui pagine ci sono dei riferimenti alle lettere scritte dall’Apostolo agli Efesini, Romani e Corinzi.

La singolare narrazione pittorica di Saverio Lillo è in relazione con il fenomeno del tarantismo: sulla sinistra in primo piano, un uomo malato (tarantato), mollemente adagiato, è sorretto da una donna ed è nell’attesa di bere l’acqua prodigiosa del pozzo offerta da una donna inginocchiata, la quale stringe fra le mani un secchiello legato ad una fune. Il dramma dell’uomo è forse dovuto alla serpe, allo scorpione e alla tarantola, animali velenosi raffigurati proprio vicino ai suoi piedi e a quelli di San Paolo.

Nel dipinto, inoltre, compaiono elementi che alludono all’episodio dell’Apostolo sull’isola di Malta: in alto a sinistra, sulla linea d’orizzonte, si scorge una barca a vela, mentre la vipera strisciante è a destra in prossimità dei piedi del santo.

I numerosi dettagli iconografici nel dipinto (il tarantolato sorretto da una donna, il secchio con l’acqua prodigiosa attinta dal pozzo galatinese, gli animali velenosi come la serpe, lo scorpione e la tarantola), dovevano illustrare ai devoti le capacita taumaturgiche del santo guaritore dai morsi velenosi.

Anche l’altro dipinto murale di San Paolo, situato nella nicchia della seconda vera del pozzo miracoloso (nel cortile del palazzo), è riconducibile agli stilemi del Lillo: dall’analisi stilistica con altre opere del pittore, si è riscontrato che l’espressione del volto del santo corrisponde ai lineamenti tipici adottati dall’artista ruffanese. È presumibilmente coevo alla tela (1795) posta nella cappella. Classicamente composta si presenta la figura di San Paolo: posto sempre in piedi, con la mano sinistra regge un libro e una spada, mentre l’altra è alzata verso il cielo in segno di predicazione.

Del dipinto ci rimane solo la parte superiore e, purtroppo, il recente restauro ha totalmente alterato la qualità pittorica e i tratti fisionomici del santo.

Bibliografia 

– L. CHIRIATTI – M. NOCERA (a cura di), Immagini del tarantismo. Galatina: il luogo del culto, Lecce 2004.

– E. DE MARTINO, La terra del rimorso, Milano 1961.

– V. LIGORI – L. MANNI – M. CAZZATO, Sulle tracce di San Paolo, Galatina 2001.

– S. TANISI, Il Sacro nella sintassi pittorica di Saverio Lillo, Accademia di Belle Arti di Lecce, tesi di laurea A.A. 2004-2005, rel. F. Contini.

– S. TANISI, Due volte San Paolo. Firmato da Lillo, in “Il Tacco d’Italia”, mensile, Anno IV, Numero 37, giugno 2007.

– S. TANISI, Quando da qui imploravano il San Paolo dei «tarantati». Pittura e tradizioni popolari: riflessioni sull’opera di Saverio Lillo, in “La Gazzetta del Mezzogiorno” ed. Brindisi, 29 giugno 2007.

S. TANISI, I dipinti di Saverio Lillo per la Cappella di San Paolo e il pozzo delle “tarantate” di Galatina, in “Il Galatino”, quindicinale, Anno XL, Numero 14, 14 settembre 2007.

– S. TANISI, Galatina tra sacro e tarante, in “il Gallo” ed. Nord Salento, anno 15, n. 15 (429), 26 giu/9 lug 2010.

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