Lecce/ Restaurata la statua di Fanfulla, opera di Antonio Bortone (1844-1938)

di Paolo Vincenti

foto di Giovanna Falco

E’ stata inaugurata ieri sera a Lecce, in Piazzetta Raimondello Orsini, la restaurata statua del Fanfulla, opera di Antonio Bortone (1844-1938), scultore originario di Ruffano. L’intervento di restauro, voluto dall’Amministrazione Comunale di Lecce, è stato effettuato grazie ad un finanziamento del Lions Club Lecce.

Questo monumento, modellato in gesso a Firenze dall’illustre scultore salentino nel 1877, venne fuso in bronzo nel 1921 e inaugurato l’anno seguente. Inizialmente collocata a ridosso di Palazzo Carafa, questa statua venne poi trasportata nella collocazione attuale.

Scrive Aldo de Bernart: “Antonio Bortone è scolpito sul plinto, che regge quella famosa statua, nel testo epigrafico del prof. Brizio De Santis: Sono/ Tito da Lodi /detto il Fanfulla/ un mago di queste contrade /Antonio Bortone/ mi tramutò in bronzo/ Lecce ospitale mi volle qui/ ma qui e dovunque/ Dio e l’Italia nel cuore/ affiliamo la spada/ contro ogni prepotenza/ contro ogni viltà/ MCMXXII.

La statua raffigura il Fanfulla, uno dei tredici cavalieri della “Disfida di Barletta”, ritratto ormai avanti negli anni quando orbo di un occhio e col saio domenicano faceva penitenza nel fiorentino convento di S. Marco, mentre affila la misericordia, un acuminato spadino che all’inquieto lodigiano era servito in tante battaglie.

Modellata a Firenze nel 1877, l’opera è figlia della tensione tra i circoli artistici fiorentini e il Bortone, che si era prodotto, e bene, nel nudo, con il Gladiatore morente, ma non aveva ancora dato prova di sé nel drappeggio. Tale prova il Bortone la darà appunto con la statua del Fanfulla, inviata alla Mostra Internazionale di Parigi, dove però giungerà ammaccata in più parti. Invitato a ripararla, il Bortone non andò mai nella capitale francese, forse per il suo carattere che a volte lo rendeva spigoloso e quasi intrattabile. […] Comunque la statua fu esposta ugualmente a Parigi e vinse il terzo premio, previo il restauro praticato dal grande scultore napoletano Vincenzo Gemito, che si trovava nella capitale francese a motivo della stessa Esposizione.”

Il personaggio di Fanfulla da Lodi è tratto dal romanzo di Massimo D’Azeglio “Ettore Ferramosca, o la disfida di Barletta” del 1833 ( incentrato sulla contesa fra tredici cavalieri italiani e tredici francesi, combattuta nelle campagne pugliesi nel 1503), e poi dal successivo “Niccolò de’ Lapi ovvero i Palleschi e i Piagnoni” del 1841, ambientato durante l’assedio di Firenze del 1530, quando “Fanfulla da Lodi, divenuto frate domenicano, lascia il saio per riprendere le armi”.

Dovuta quindi all’ingegno creativo di Antonio Bortone, “il  Mago salentino dello scalpello”, come ebbe a definirlo il prof. Brizio De Santis nello stesso basamento dell’opera, la statua del Fanfulla campeggia nel bel mezzo di una caratteristica piazza, nel cuore del centro storico di Lecce, dove, in una mattinata torrida di giugno, mi accompagna Giovanna Falco, in una piacevole passeggiata culturale che dà modo a lei di fotografare l’opera e a me di rispolverare le mie conoscenze dell’arte bortoniana. Proprio la mia amica Giovanna Falco,  a proposito di quest’opera, scrive su  www.spigolaturesalentine.com del 21 gennaio 2011: “Le traversie di quest’opera non finiscono qui: sono state raccontate da Teodoro Pellegrino in La vera storia del Fanfulla.  Durante la lunga permanenza a Firenze, il gesso rischiò di essere distrutto, lo salvò Brizio De Sanctis, preside dell’Istituto Tecnico leccese, che si prodigò affinché fosse trasferito a Lecce. Qui, grazie all’intervento di Giuseppe Pellegrino, grande estimatore di Bortone, nel 1916 la scultura fu donata al Museo Civico di Lecce (all’epoca alloggiato nel Sedile). Rimandata a Firenze per essere fusa in bronzo, nel 1921 fu inaugurata e sul basamento fu apposta la targa commemorativa scritta da Brizio De Sanctis. La statua, destinata originariamente all’atrio dell’Istituto Tecnico, fu collocata nello slargo delle ‘Quattro Spezierie’, di fronte a palazzo Carafa, poi fu trasferita nel «ridente giardinetto della P. Raimondello Orsini», da dove fu rimossa per essere sistemata lungo il viale principale della Villa Comunale di Lecce.In occasione dell’inaugurazione del Museo del Teatro romano, avvenuta l’11 settembre 1999, l’Amministrazione Comunale dell’epoca ha deciso di sistemare nuovamente il monumento in piazzetta Raimondello Orsini, collocandolo al centro di un’aiuola.”

Vedremo stasera come la bella statua splenderà di nuova luce, grazie ad un -si spera-sapiente e necessario intervento di restyling.  Sempre Giovanna Falco, nel succitato articolo, scrive: “Nel 1913 fu inaugurato in piazza Sant’Oronzo il monumento a Quinto Ennio, che sorgeva di fianco all’inferriata che cingeva la porzione dell’Anfiteatro romano riportata alla luce in quegli anni. Era formato da «un basamento sul quale si eleva una colonna prismatica ed un’aquila romana poggia sopra fasci littorii»;  l’aquila in bronzo si ergeva su una pergamena recante uno scritto del grande poeta romano.”

Ciò mi dà modo di ricordare che proprio in questi giorni ricorre il primo centenario di questo monumento dovuto sempre ad Antonio Bortone e infatti il buon Aldo de Bernart non ha mancato di “rimemorare” questo evento, pubblicando la sua ennesima plaquette, fresca di stampa, dal titolo “Nel primo centenario del Monumento di Antonio Bortone a Quinto Ennio” (Tipografia Inguscio -De Vitis, Ruffano 2012).

Lecce, monumento a Quinto Ennio

In questo pregevole documento, de Bernart si sofferma sulla figura del grande poeta latino Quinto Ennio al quale Bortone volle dedicare il monumento, e pubblica una foto d’epoca nella quale compare ancora la statua sormontata dall’aquila. Come mi ricorda Giovanna Falco, “in occasione dell’ultimo conflitto mondiale l’aquila fu fusa per costruire armi”, stessa sorte capitata a molti altri monumenti di Terra d’Otranto, in alcuni casi orrendamente mutilati. Il monumento, in pietra di Trani, ornato da un fascione in bronzo finemente scolpito, si trova vicino l’Anfiteatro Romano.

particolare del monumeto a Quinto Ennio

Giovanna, che non manca di fotografare la statua, nella bella mattinata leccese, mi chiede di scrivere qualcosa per Spigolature Salentine in occasione del doppio evento del restauro del monumento del Fanfulla e dell’anniversario del monumento a Quinto Ennio. Cosa che prontamente faccio, dedicando ai lettori di Spigolature questo mio modesto contributo, ad onore e gloria del grande Antonio Bortone.

http://spigolaturesalentine.wordpress.com/2011/01/21/fanfulla-da-lodi-ed-altre-opere-leccesi-di-antonio-bortone/

http://spigolaturesalentine.wordpress.com/2012/02/18/antonio-bortone-da-ruffano-1844-1938-il-mago-salentino-dello-scalpello/

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Un commento a Lecce/ Restaurata la statua di Fanfulla, opera di Antonio Bortone (1844-1938)

  1. Finalmente il Fanfulla, che da piccolo mi incuteva timore, da adolescente curiosità, ora stupore! Un grazie a chi è stato attento al suo stato di salute ed ha salvaguardato la sua incolumità! Ben tornato Fanfulla!

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