di Rocco Boccadamo
In occasione della sua venuta a Lecce, invitato dalla locale Facoltà di Filosofia a tenere una conferenza sul tema “In che cosa crede chi non crede”, nella particolare cornice della terra di due salentini, il pensatore Giulio Cesare Vanini da Taurisano e il venerato don Tonino Bello da Alessano, mi è stato dato di incontrare e conoscere personalmente S.E. Mons. Luigi Bettazzi, già Vescovo di Ivrea e Presidente del Movimento Pax Christi.
Una figura di spicco per bagaglio culturale e di pensiero e soprattutto per radicata vocazione all’indirizzo degli altri, di solidarietà; ma anche un personaggio, per lo meno in taluni momenti ed eventi, apparso e considerato contraddittorio e scomodo, sia nel contesto della comunità civile, della politica e dei partiti, sia all’interno dello stesso mondo cattolico e delle gerarchie ecclesiastiche.
In ogni caso, una vera e propria pietra d’angolo nel panorama del pensiero sociale formatosi, alimentato e cresciuto nel corso dell’ultimo mezzo secolo, con battiti e impulsi, giustappunto, di opzione preferenziale per i deboli, i nascosti e i reietti.
Dalla sommità del faro dei suoi quasi novant’anni, vescovo da quando ne aveva appena trentanove, una lunga serie di esperienze e contributi sia in Italia che in campo internazionale, Luigi Bettazzi conferisce l’idea di una roccia salda e solida su cui fermare la mano, e la mente, con fiducia.
La sua “conversazione da dilettante” (così ha inteso definirla) nella sala conferenze del plesso universitario “Palazzo Codacci Pisanelli” è stata seguita da un folto, attento e silenzioso uditorio che, al termine, ha espresso entusiastico apprezzamento.
Prima dell’inizio della conferenza, ho voluto chiedere al vescovo Bettazzi quali aspetti ed elementi lo colpiscono maggiormente quando gli capita di arrivare e sostare nel Salento. La risposta è stata: il sole, la luminosità dell’aria, la trasparenza del cielo azzurro, la cortesia della gente, che accenna un sorriso anche all’ospite sconosciuto.
E poi, il mare che non ha eguali.