La vita fa davvero dei giri misteriosi

Thomas Eakins (1844-1916), Ritratto di Maude Cooks 1895

di Francesca Caminoli

Quando, mi pare verso novembre, Virginia Campanile, presidentessa dell’Associazione “Figli in Paradiso-Ali tra cielo e terra”, mi chiamò per invitarmi a Otranto al XII Convegno nazionale dei gruppi di auto-mutuo-aiuto sul lutto, che si è poi tenuto dal 23 al 25 marzo passati, pensai immediatamente una cosa: che la vita fa davvero dei giri misteriosi e che quei giri devono essere seguiti. Mio figlio Guido si è suicidato il 12 settembre del 2004 a Otranto, buttandosi dai bastioni del castello. Un anno dopo su quei bastioni ero tornata. Sul lento viaggio da sola, in macchina, che da Lucca, dove vivo, mi aveva portata lì in dodici giorni, avevo pubblicato un libro “Viaggio in requiem”, edito da Jaca Book, che Virginia aveva letto. Per questo mi aveva invitata.

Ho detto sì a Virginia, vengo. Sì per tornare a Otranto, sì perché, confesso, di questi gruppi non sapevo niente, sì anche per conoscere Stefania Casavecchia, una madre ciociara che mi aveva scritto dopo aver letto il mio libro. Anche suo figlio si era suicidato. Anche Stefania aveva scritto un libro, “Il coraggio del dolore” (Armando editore), un carteggio con lo psicologo-suicidologo (professione che non sapevo nemmeno esistesse) Antonio Loperfido, pugliese che lavora al dipartimento di salute mentale di Pordenone (come è lunga l’Italia). La lettura di “Viaggio in requiem” l’aveva aiutata, mi aveva detto. Ed io ero contenta, perché quello era uno degli scopi che speravo di poter raggiungere con la pubblicazione: che altre madri, padri, sorelle, fratelli, amici potessero trovare nella condivisione di una perdita così tremenda un po’ di conforto. Con Stefania eravamo diventate amiche in facebook  e ogni tanto ci scambiavamo messaggi. Sapevo che lei sarebbe andata a Otranto. Avremmo potuto guardarci in faccia, abbracciarci e diventare amiche più che virtuali.

Così sono partita. Non in macchina e non in dodici giorni. Comunque adagio, in treno, dieci ore. Di dormite e di buone letture. A Lecce ad accogliermi gli amici Gianni e Fernanda. E subito un piatto di frittini e una parmigiana così buona e così abbondante da non riuscire a finirla ma che mi ha aperto, anzi riaperto il cuore verso questa terra che mi è stata matrigna e che invece sento madre.

Il giorno dopo Otranto. Vado al moderno resort che ospita il convegno. Incontro Virginia, indaffaratissima negli ultimi preparativi. E un giovane uomo in jeans e camicia che scopro essere un frate, frate Angelo. Dopo la morte del fratello in un incidente stradale e dopo essere stato cappellano all’ospedale di Galatina, dove incontrava la morte ogni giorno, frate Angelo ha dato vita all’Associazione Figli in Paradiso (www.figlinparadiso.it), che è presente in tutto il Salento, ma anche in Calabria e Sicilia.

Gli ospiti sono pochi, il convegno inizia solo il pomeriggio. Lascio Virginia e frate Angelo alla loro organizzazione, che sarà perfetta, e vado in città, vado ai bastioni, a parlare con Guido. Seduta sul muretto da cui ha preso il volo gli racconto un po’ di cose. Credo che mi abbia sentito. Io non sentivo lui, poi però, mentre stavo lì aspettando un segno, un improvviso vento mi ha scompigliato i capelli. In quel vento ho sentito il suo abbraccio.

Giro per le stradine delle bellissima città, ancora vuota di turisti, torno ai bastioni, a salutare Guido. Andando via, a un angolo vedo una bella donna bionda che parla al cellulare. Chissà perché, penso sia Stefania. Più tardi, mi dirà che era proprio lei. Aveva notato la mia sgargiante gonna guatemalteca. Gli strani giri della vita.

Torno alla sede del convegno. Stefania adesso c’è, ci abbracciamo, ci riconosciamo, nel nostro dolore e nel nostro amore per la vita.

Il convegno inizia. C’è gente da tutta Italia, non so i numeri precisi ma sicuramente più di duecento persone. Gruppi di auto-mutuo-aiuto che arrivano da Trento e da Treviso, da Milano e da Parma, da Roma e da Siracusa, da tutto il Salento, ci sono laici e cattolici, frati e psicologi, preti e medici di hospice, psicoterapeuti e insegnanti. Ma soprattutto ci sono le persone che hanno avuto una perdita, vicine nel dolore e nel desiderio di rinascita. Che è diverso quanto sono diverse le persone. Ma tutte unite dall’aver trovato nei gruppi di auto-mutuo-aiuto la forza per affrontare una perdita che sembrava insostenibile. La maggior parte sono donne, anche se qualche uomo non manca. I più con la moglie. Soli, pochi. Ho la conferma che davanti alle cose della vita gli uomini hanno meno strumenti. E quindi, forse, più difficoltà.

Il sabato pomeriggio ci sono i gruppi di lavoro. Partecipo a quello sul suicidio, condotto da Antonio Loperfido, un uomo pacato che, con la sua sola presenza, trasmette serenità. Ognuno racconta e già il semplice raccontare, il dare parole al dolore, porta sollievo.

Ma voglio concludere con una confessione. Da laica e da persona che ha compiuto un percorso individuale per cercare di convivere con una ferita così lacerante. Ho visto molte persone arrivare con volti devastati e ripartire con un sorriso. Ho visto persone, la sera di venerdì, prima accennare timidamente qualche passo e poi, spinte dalle parole di frate Angelo “i vostri figli, i vostri cari, vogliono vedervi felici”, lanciarsi a ballare scatenate sulle note della taranta suonata dai bravissimi Tamburellisti di Torrepaduli, ho visto solidarietà, condivisione, riapertura nei confronti della vita. Forse, come ha detto qualcuno al convegno, questi gruppi sono un valido sostituto di tutti quei riti funebri che la nostra società contemporanea, che vuole quasi nascondere il lutto e la morte, ha cancellato, rendendo più aspra e più solitaria la strada “dall’isolamento alla rinascita”, che era poi il titolo del convegno. E non mi sembra certo cosa da poco.

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9 Commenti a La vita fa davvero dei giri misteriosi

  1. Cara Francesca, ti scrivo come a un amica perchè è il cuore che ci accomuna tutti. Ogni uomo, lungo la sua strada terrena, perde qualcosa, si tratti di un amore, di un sogno o di una persona cara, il vuoto ci è compagno di viaggio. Un figlio è una parte di noi molto più di quello che fu la costola di Adamo per la prima donna, Eva. Sebbene, da genitori, ci esercitiamo a pensare che le nostre creature siano esseri a sè stanti dotati di caratteri e umori propri, è inutile ammettere qui la prevedibile sconfitta dinanzi all’istinto di assimilarli a noi. Non ho mai conosciuto Guido, ma ho vissuto altre storie di resa da parte di persone a me molto vicine. Da madre ti sarai chiesta milioni di volte dove sia stato il momento in cui hai sbagliato e in cui non hai capito, l’occasione che non hai colto e i segnali che non hai letto. Padre Angelo e tutti i tuoi amici storici e nuovi ti avranno dato conforto e risposte meravigliose, rasserenanti, visto che una risposta giusta non c’è mai.
    Guido, a un certo punto, ha deciso d’interrompere la sua strada terrena e non perchè non ti amasse, ma forse solo perchè sentiva il bisogno di smettere di camminare per iniziare invece a volare in un mondo diverso, in un mondo in cui il corpo e l’anima avrebbero perso il loro peso schiacciante, in una dimensione in cui di colpo si sarebbe azzerata l’incertezza del futuro e l’incomunicabilità col presente, in una realtà capace di infrangere ogni debolezza dando in cambio solo luce. Chissà, Guido sarà stato un angelo curioso che a tutti i costi è voluto nascere da te per poi accorgersi di aver lasciato da qualche parte in cielo il suo scorrere divino. Penso che ora se ne sia riappropriato e mai lascerà il tuo piede avanzare solo su questa terra. Tante essenze virtuali vivono intorno a noi senza svelarsi, tante verità ci sono precluse, Francesca, e tanti sono i nostri limiti.
    Una cosa è certa, ossia che quel giorno, ad Otranto, Guido non ha valutato a fondo quanto dolore ti avrebbe arrecato, o se anche ne avesse avuto coscienza, in cuor suo deve aver sentito di non avere scelta: permettigli allora di riparare adesso, giorno dopo giorno, con il suo soffio d’amore a scompigliarti i capelli, con la sua presenza muta, con il dono dell’ascolto e dell’amicizia vera, con la musica e il sostegno della condivisione e della fede.
    Ci sono angeli nati per vivere sulla terra e angeli creati per vegliare su di noi dal cielo: tu li hai incontrati tutti.
    Con sincero affetto,
    Raffaella

  2. Non ho parole. Ho una figlia, cercherò di cogliere ogni segnale, ma ho l’impressione che la vita segua il suo corso anche indipendentemente dalle nostre azioni e dalla nostra volontà.

    Un abbraccio a tutti gli angeli, celesti e terreni.

  3. ciao francesca ci siamo conosciute a un corso di scrittura creativa e ho subito capito che avevi una marcia in più …chissa quante persone che hanno vissuto il tuo percorso potrai aiutare.un bacio e apresto.

  4. ciao Francesca
    continui ad andare incontro a tuo figlio,e lo ritrovi sempre e nel percorso incontri altre persone,perchè non ti difendi : affronti.
    Brava,un bacio Rita

  5. La vita fa veramente dei giri strani e lasciarsi incantare da loro è una sensazione meravigliosa. Grazie Francesca.

  6. Cara Francesca, sono felice di aver fatto la tua conoscenza e spero di rivederti ancora. Il viaggio non finisce mai… ma cambiano i panorami, i profumi ed i tramonti, le onde del mare non sono più nere ma sono orlate di tanti colori. Portando la tua esperienza al gruppo hai aiutato altre persone
    ed il seme che hai gettato farà crescere una piantina di speranza e di serenità. Ancora un abbraccio ed una carezza a presto gigi zoldan

  7. Grazie a tutti per i vostri affettuosi commenti e mi permetto di mandare un abbraccio anche a quei diavoletti che ci pungolano con i loro tridenti

  8. Otranto a settembre è indimenticabile, come quel lontano pomeriggio che resterà sempre impresso nella mia mente!

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