Uomini e donne: l’errore di Kant

James Jacques-Joseph Tissot (1836 – 1902), Il ventaglio (1875)

di Pier Paolo Tarsi

Kant non si è mai sposato. “E per niente era un genio?”- direbbe qualcuno, ma non è questo il punto che ci interessa discutere qui. Tale particolare biografico permette di comprendere, e in parte giustificare, l’errore fondamentale del suo grandioso sistema filosofico: la pretesa che le forme trascendentali della conoscenza fossero le medesime in tutti gli esseri umani, tanto di genere maschile quanto femminile.

Quello che tradì il filosofo fu proprio la mancanza di quanto egli sommamente aveva in conto, ossia l’esperienza stessa, non avendo avuto a che fare con una compagna da osservare per un tempo necessario ad uno studio rigoroso della questione, cosa che gli avrebbe certo permesso di comprendere facilmente quanto fosse ingenua e arbitraria l’estensione della sua visione epistemologica anche alle donne. Le forme a priori e le categorie che il filosofo individuò e descrisse meticolosamente nella Critica della ragion pura non valgono infatti, come mostreremo, se non esclusivamente per quegli esseri umani di cui egli poteva avere un’esperienza immediata per appartenenza personale al genere, ossia i maschi stessi.

Per cominciare non siamo certi che il filosofo avesse ragione in merito alle facoltà indagate nella prima sezione della Critica (ossia nell’Estetica trascendentale), quella sezione cioè che si occupa delle intuizioni sensibili e delle relative forme a priori, lo spazio e il tempo, da Kant ingenuamente considerate universali e dunque valide tanto per la mente maschile quanto per quella femminile.

Siamo infatti ragionevolmente propensi a pensare a distanza di poco più di due secoli da Kant che: 1) l’incapacità connaturata nelle donne di guidare una macchina decentemente – calcolando tempi per i sorpassi, le distanze dagli incroci e dagli altri veicoli parcheggiati e così via; 2) la tendenziale avversione delle donne per le discipline matematiche (discipline per lo stesso Kant fondate appunto sulle intuizioni sensibili di spazio e tempo) siano due potenti indizi che potrebbero rivelare ad un’indagine più attuale una diversità oggettiva tra uomini e donne anche nella sfera delle intuizioni sensibili.

Questi evidenti indizi di diversità non potevano essere colti da Kant per ragioni storiche ed oggettive: alla sua epoca non circolavano donne al volante né del resto molte erano quelle dedite allo studio. Ciò nonostante, non avendo ulteriori prove per dirimere completamente la questione a questo primo livello, preferiamo concedere al filosofo almeno la validità dell’Estetica trascendentale per entrambi i generi, ossia per l’umanità in generale.

Questa concessione tuttavia non è nel modo più assoluto praticabile nel caso delle categorie dell’intelletto, indagate nella seconda parte della Critica (l’Analitica trascendentale).

Analizziamo ora velocemente, con degli esempi chiarificatori, alcune di queste categorie attraverso cui, nella visione di Kant, il nostro intelletto filtra ed ordina l’esperienza e ce la rende concepibile, ravvedendone immediatamente i limiti di applicabilità alla mente femminile.

James Jacques-Joseph Tissot (1836 – 1902), Giovani donne in cerca di oggetti giapponesi (1879)

Prendiamo ad esempio le categorie della quantità, ossia: unità, pluralità, totalità. Se queste categorie caratterizzassero l’intelletto femminile sarebbe semplice far comprendere ad una donna qualsiasi quanto l’esperienza comune mostra invece essere per lei assolutamente incomprensibile e inaccessibile con l’uso di tali categorie. Per esempio, provate a dire alla vostra compagna: “Cara, un solo paio di scarpe, che costa peraltro una pluralità di euro, fai in modo che ti basti per piacere per la totalità dei giorni di questo mese” e noterete immediatamente la sua reazione inebetita, un annuire stordito, vacuo e indefinibile, talvolta addirittura violento, di certo poco razionale e kantiano.

Non vi sorprenda poi il fatto che dopo una settimana appena, o magari il giorno dopo stesso, ella arriverà a casa con un altro paio di scarpe pagato con un’altra pluralità di euro: non sarà il caso di prendersela signori, non l’avrà portata ad agire in quel modo un intento provocatorio trattandosi piuttosto di un errore filosofico vostro, lo stesso commesso da Kant: il fatto è che avrete chiesto ad una donna di concepire il mondo secondo le categorie del vostro intelletto maschile, quello per cui un paio di scarpe nuove si compra solo quando avete l’alluce che fuoriesce. Qualche uomo potrebbe illudersi di poter colmare la distanza epistemologica tra lui ed una donna facendo ricorso alle altre categorie dell’intelletto descritte da Kant, scontrandosi però ancora con inevitabili fallimenti. Ve ne offriamo una prova.

Una volta constatata l’assenza delle categorie della quantità nella mente della vostra compagna, potreste credere che, facendo ricorso ad altre categorie da rinvenire nell’essere mentale della donna, potreste ottenere i risultati sperati, ossia farle comprendere che non è necessario avere tante scarpe. Potreste pensare allora di fare ricorso alle categorie della modalità, ossia: possibilità-impossibilità, esistenza-inesistenza, necessità-contingenza, riformulando la vostra preghiera in questo modo: “Cara, vorrei farti comprendere che non è possibile (possibilità-impossibilità) acquistare continuamente scarpe essendoci in questa casa l’entrata di un solo magro stipendio (esistenza-inesistenza) che ci serve soprattutto per incombenze inevitabili, come pagare il mutuo e sopravvivere (necessità-contingenza)”. Constaterete anche in questo caso la vacuità dello sforzo quando la rivedrete puntualmente rincasare alcune ore dopo con almeno due paia di scarpe nuove e cinque costosissime borsette griffate! Se a quel punto la voglia di spaccarle qualcosa in testa vi assalisse, vi preghiamo di affrontare la questione con filosofia e non prendervela con lei ma con il fallace sistema gnoseologico elaborato da Kant, il quale – lo ribadiamo ancora a sua discolpa – non ha mai avuto in casa uno di questi strani esseri che chiamiamo donne per constatare i suoi evidenti errori!

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3 Commenti a Uomini e donne: l’errore di Kant

  1. PierPaolo deduce, studia, applica isole concettuali derivate da elaborazioni filosofiche ed esperienze quotidiane e personali. Il risultato è naturalmente stupefacente sia per intelligenza che per ironia.
    Peccato, però, che il nostro brillante autore non abbia considerato la questione al contrario, ossia dal punto di vista femminile.
    La donna, per istituzione, incarna la figura angelica, se pur correlata al focolare a ad angusti spazi familiari. Pochi sanno, invece, che la donna, ovviamente intesa nella categoria non corrotta da ‘ochismo’ e volatilità intellettuale, possiede ogni categoria mentale riportata da quest’interessantissimo studio Kantiano, ma a volte la dribbla.
    Piuttosto che redarguire la vostra ‘madonna’ sull’onere della spesa di pelletteria e varie usando motivazioni kantiane e modalità pacifiche, voi compagni dovreste prendere per primi l’iniziativa e offrirle in regalo un bel paio di scarpe comprate in vostra docile presenza, (niente è gratis!). Vi accorgereste, così, che il soggetto di sesso femminile in questione si riappropierebbe più o meno velocemente di ogni virtuoso metro di giudizio riguardante quantità, possibilità-impossibilità, necessità e contingenza. L’amore è l’arma più potente con una donna, è il riempimento naturale di ogni armadio e di ogni scarpiera, ma giustamente questo Kant non poteva saperlo, e “non è colpa sua”, ovviamente. Miei cari uomini, evitate dunque di cedere le vostre mancanze a terzi, magari blasonati, quelli che alla meno peggio sono già morti da tempo e che quindi non possono controbattere o avere una possibilità di verifica sul campo: una donna speciale per Kant ci sarebbe pur stata, mica siamo tutte Lady Gaga!
    Con amorevole comprensione escludo dal mio ‘bacchettamento’ PierPaolo, chè ambasciator non porta pena, ma in quanto invece ad abilità di guida, non posso che fargli notare che gli incidenti più gravi sono statisticamente provocati più da uomini che da donne! Orsù, pagate dunque a cuor leggero qualche piccola riparazione dal carrozziere e un paio di scarpette in più: avrete sempre da guadagnarci!!!!

  2. Cara Raffaella, nemmeno dopo aver letto tutte e tre le critiche kantiane uno può controbattere a donne toste come te. Mi chiedo soltanto come la prenderebbe il nostro filosofo se, redivivo per caso, gli capitasse di dover ascoltare Lady Gaga? Ma non sapendo trovare risposta alcuna mi accingo a dormire, abbandonandomi al cielo stellato sopra di noi. ;)

  3. Se la simpatia e la vivacità dell’intelligenza potessero avere un nome, certamente sceglierei i vostri: Leggervi è semplicemente non solo divertente, ma anche adito ad un dibattito ameno e sicuramente ad ampio raggio.Complmenti, perchè in un mondo di problemi pesanti come macigni, “discorrere” con voi fa vedere un po’ di sereno e riporta un salutare sorriso.

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