Io e la Realtà

di Pino de Luca
Inverno breve e per nulla intenso in questo pezzettino di Italia che si pavoneggia tra l’Adriatico e lo Ionio. I fiori sui mandorli e, soprattutto, il giallo delle mimose ne annunciano la coda.
Pessimo anno il 2012 d.c., anno dell’eclisse totale della culla della democrazia e di quella parziale, ma sensibile, della culla del diritto.
Le chiavi interpretative della realtà si moltiplicano, si scindono, si fondono e s’aggrovigliano spingendo nella solitudine tutti e ciascuno, istigando a ritagliarsi un pezzo di realtà a raggio più o meno ampio nel quale ognuno si sente qualcuno, assegnandosi un recinto nel quale ci si sente Re e si dimentica d’esser cinto.
Il tempo dei “cinque minuti di notorietà” è trascorso, velocissimo. Ora è il tempo dell’essere nel “cloud” di propria pertinenza, princeps inter nullius molto spesso, avatar di se stessi che competono con altri avatar in una gara virtuale nella quale si gareggia avendo anche qualche probabilità di vincere. Ovviamente nulla.
Ma è comunque qualcosa rispetto ad un mondo reale nel quale se si nasce nella casa giusta si vince sempre altrimenti hai già perduto.
E le città diventano strati di moltitudini di soli, piramidi di caste introiettate nell’anima, saldate nel DNA dei suoi componenti.
Le caste si combattono, ferocemente, si combatte nella propria casta ma solo per cambiar casta non per portare le caste a deflagrare.
Le ideologie dei secoli scorsi son state private delle idealità e piegate alla brama del potere e alla sua perpetuazione. Speranze e delusioni si sono alternate, narrazioni di luminoso avvenire si son dimostrate pura propaganda.
Nel frattempo la pervasione della informazione deformata ha compresso intelligenze, mortificato cultura e arte di pensare, premiando nella scala sociale un bel culo o la tartaruga rivoltata rispetto alla capacità di contribuire al progresso sociale.
E le tecnologie incombono, crescono a dismisura inventando nuove competenze e nuovi analfabeti, rimodellando le gerarchie in ciascun cloud ma giammai conducendo alle tempeste che ne fanno scaricare il potenziale inondando la terra per un nuovo diluvio universale.
Tutto cambia, velocemente, ricordandoci che la realtà non esiste se non per un attimo e ogni attimo è una realtà differente, e ci raccontano, in tutte le salse, che bisogna essere pronti, più rapidi, più flessibili se si vuole essere al passo con i tempi. E a questa filosofia tutti si accodano, il desiderio di ciascuno è “essere all’altezza della situazione”, pronti, rapidi, flessibili, straordinari perché nella gara molti partecipano e uno vince.
E quando il cloud delude si cambia cloud.
Cambia cloud il vittorioso desideroso di competere ancora, cambia cloud il perdente, coperto dall’onta incancellabile della sconfitta. Un nuovo avatar attende che, in questa vita, basta cambiar nome per ricominciare dall’inizio.
Fra me e questa realtà non corre buon sangue, ogni giorno c’è un conflitto di competenza, c’è necessità di contrattare. Dove è scritto che son io a dover esser pronto, rapido, flessibile? Qualche volta, cara la mia presunta realtà, non tocca a te esser a mia misura? So bene che alla realtà non mi posso sottrarre ma, finché vivo, nemmeno la realtà potrà sottrarsi a me.
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Un commento a Io e la Realtà

  1. Danilo ci appare come un vero e sano competitore, lontano dal doping e dalle gare truccate. L’inevitabile corsa agli ostacoli nel quotidiano lo inebria, scatena in lui il duro confronto col tempo a disposizione e il giudizio impietoso sui raccomandati da terzi o da stirpi, da caste o da imbrogli,…magari semplicemente dalla fortuna. Ognuno corre la sua gara accanto ai propri attimi di realtà, ognuno sogna la medaglia e la fama, o forse questo è solo il pensiero che si manda in circolo per non cedere all’insana voglia di resa. Danilo ce lo fa capire con un rapido sguardo di ricognizione: coglie delusione sociale, compressioni e appiattimenti di cultura e intelligenze. Ma è la mortificazione di ciò che Danilo definisce ‘l’arte di pensare’ che mi colpisce in particolar modo: se il pensare è un’arte, come tale bisogna difenderlo perchè è solo questo che ci garantirà il podio nella gara contro il tempo a trionfo di tutte le atletiche realtà di chi vuole migliorare il mondo.

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