Il 18 febbraio la berretta cardinalizia al salentino Mons. Fernando Filoni

di Giuseppe Massari

Dal 6 gennaio scorso, giorno in cui Benedetto XVI ha annunciato la creazione di nuovi cardinali, nell’ambito del suo quarto concistoro dall’inizio del suo pontificato, la Puglia si arricchisce di un nuovo principe della Chiesa. Non va dimenticato il cardinale Salvatore De Giorgi,  nativo di Vernole, arcivescovo emerito di Palermo,che ha dato lustro alla sua terra natia con gli importanti incarichi nelle sedi episcopali prestigiose di Oria, Foggia e Taranto, passando dall’Azione Cattolica, con l’incarico di assistente centrale, prima di approdare nel capoluogo siciliano. Successivamente, la berretta cardinalizia viene imposta, nel precedente concistoro,  a mons. Angelo Amato, salesiano, pugliese, nativo di Molfetta, prefetto della Congregazione per le Cause dei santi.

Il prossimo 18 febbraio sarà la volta di mons. Fernando Filoni, nativo di Manduria, consacrato presbitero a Galatone da mons. Antonio Rosario Mennonna, il 3 luglio 1970. Sotto la spinta e l’incoraggiamento di questo prelato, mons. Filoni iniziò, il 3 aprile 1981, presso il Vaticano, la sua carriera diplomatica; la sua ascesa a servizio della Chiesa coronata, dapprima con l’ordinazione episcopale, avvenuta per l’imposizione delle mani di Giovanni Paolo II, il 19 marzo 2001 e poi con la chiamata, da parte dell’attuale pontefice, a collaborare presso la Segreteria di Stato, accanto al cardinale Tarcisio Bertone, con l’incarico di sostituto per gli Affari Generali.

Dopo un lungo lavoro diplomatico, il suo servizio è stato caratterizzato  da una serie di missioni svolte in numerose rappresentanze pontificie: Sri Lanka, Iran, Brasile, Iraq, Filippine. Negli anni della cruciale nunziatura a Bagdad è stato, durante gli anni del conflitto, a testimoniare la vicinanza della Chiesa di Roma alle popolazioni dilaniate da quell’inutile conflitto.

Il sindaco di Galatone Orazio Luigi Vaglio conferisce la cittadinanza onoraria a Mons. Filoni in data 3 maggio 2006

Il 10 maggio dello scorso anno, Benedetto XVI lo richiama in Italia e gli conferisce l’incarico di prefetto della Congregazione per la Evangelizzazione dei popoli, pur non essendo ancora porporato. Cioè, riceve un privilegio da parte del papa, il quale lo nomina pro prefetto, in attesa della nomina cardinalizia, così come di solito avviene o è avvenuto nel corso degli anni passati, ma direttamente responsabile di un dicastero vaticano. Questo significa solo una cosa: la grande stima che Benedetto XVI ha riposto in lui e che non può che essere un motivo di orgoglio in più per le popolazioni salentine.

La nostra regione annovera due nuovi porporati che, a pieno titolo, faranno parte di un prossimo conclave. Chissà che lo Spirito Santo, dopo la generosità manifestata dai due successori di Pietro: Giovanni Paolo II e l’attuale, non voglia premiare questa terra così ricca di santi e papi di un altro pontefice. Sarebbe il quarto dopo Bonifacio IX, Innocenzo XII e Benedetto XIII.

Stemma dell'arcivescovo Fernando Filoni, che varierà, perlomeno nel colore e nel numero delle nappe, subito dopo la nomina a Cardinale
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Un commento a Il 18 febbraio la berretta cardinalizia al salentino Mons. Fernando Filoni

  1. Sono lieto che un mio ex compagno di seminario diventi cardinale. Quando io frequentavo la I media, lui stava in IV Ginnasio. Siamo stati perciò due anni insieme in seminario. Ricordo bene, durante il mio primo anno, che lui aveva la funzione di sagrestano, sicché era popolare tra di noi perché si muoveva frequentemente sull’altare. Che io ricordi, era un ragazzo minuto e piuttosto timido. A turno veniva scelto un seminarista per la funzione di sagrestano, carica che durava un solo anno. In terza media toccò a me la sorte di fare il sagrestano. La cosa mi divertiva molto perché, invece di starmene come gli altri inginocchiato sui banchi in cappella, io mi muovevo con più libertà fra cerimonie varie, vestizione del celebrante e accensione e spegnimento delle candele. Prima della messa dovevo riempire 2 ampolline, una di acqua e l’altra di vino bianco. Non nascondo che qualche volta annusavo il buon vino e facevo cadere due-tre gocce in bocca come bevendo a garganella (nel dialetto romanesco: bere da un recipiente facendo scendere la bevanda direttamente in gola). Un piccolo peccatuccio che la dice lunga sulla mia storia col vino.
    Finisco col dire che io e Mons. Filoni abbiamo svolto, sì, la stessa funzione di sagrestano, solo che io, a differenza di lui, non sono diventato cardinale! Auguri a Mons. Filoni allora.

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