Grotte nel territorio di Salve (Lecce)(seconda parte)

GROTTE  IN  LOCALITÀ  MACCHIE  DON CESARE  NEL  TERRITORIO  DI  SALVE (SECONDA PARTE)

 

  di Marco Cavalera – Nicola Febbraro
 

 

tratto iniziale del corridoio di Grotta Marzo

 

Alla cavità denominata dai fratelli Piccinno “Speculizzi IV”, distante circa 80 metri da Grotta Febbraro, è stato assegnato il nome del proprietario della particella in cui è ubicata diventando, pertanto, Grotta Marzo.

     La grotta si sviluppa nelle formazioni del Calcare di Altamura, lungo la stessa antica linea di costa sulla quale si aprono le grotte Febbraro e Montani, ad un’altitudine di 74 metri s.l.m.

L’accesso alla cavità è reso particolarmente difficoltoso dalla fitta presenza di macchia mediterranea. La sua apertura, di piccole dimensioni, presenta una regolarizzazione alla base, ottenuta mediante la realizzazione di un muro a secco. La grotta è costituita da un corridoio, dalla planimetria piuttosto regolare, così come le pareti e la volta che si caratterizzano, verso il fondo, per la presenza di concrezioni calcaree.

Un muro a secco di notevoli dimensioni separa il corridoio da un ampio cunicolo, il cui asse principale è pressoché perpendicolare al primo. La realizzazione del muro è da attribuire alla frequentazione d’età post-medievale della cavità da parte di contadini e pastori. Superato il muro si accede, con difficoltà, all’interno del cunicolo dove il notevole abbassamento della volta e il considerevole aumento del sedimento terroso (incoerente e pulverulento) consentono di procedere carponi per i primi 5 metri, dopodichè il cunicolo diviene inaccessibile. Grazie ad una illuminazione artificiale, è stato possibile seguirne visivamente lo sviluppo per almeno altri dieci metri senza riuscire comunque, a vederne il fondo. La sua volta si caratterizza per la presenza di piccole stalattiti.

disegni eseguiti in ocra rossa, sulla parete di Grotta Marzo

Disegni in ocra rossa presenti sulla parete di Grotta Marzo

Sulla parete destra del corridoio di Grotta Marzo, verso il fondo, ad un’altezza di circa 1,5 metri dal piano di calpestio, si individuano due disegni eseguiti in ocra rossa identificati e segnalati dai fratelli Piccino. I dipinti, di incerta datazione e interpretazione, trovano confronto con alcune delle pitture presenti sulle pareti del più importante e grandioso monumento dell’arte pittorica post-paleolitica d’Europa, la Grotta di Porto Badisco, ubicata circa 6 km a sud di Otranto ed identificata, nel 1970, da alcuni membri del Gruppo Speleologico “Pasquale de Lorentiis” di Maglie. Si tratta di un complesso sistema di cavità carsiche che si sviluppa in corridoi, gallerie e sale, sulle cui pareti sono presenti numerose figure dipinte.

Lo studio sistematico delle pitture è stato eseguito da Paolo Graziosi a partire dall’anno della scoperta. La loro datazione è da riferire alla facies Neolitica di Serra d’Alto (V-IV millennio a. C.). Le manifestazioni pittoriche di Porto Badisco sono state suddivise da Graziosi in figurative e non figurative, intendendo nel primo caso figure che riproducono un soggetto concreto, talvolta in maniera molto schematica (ad es. scene di caccia, figure antropomorfe, zoomorfe e oggetti di uso quotidiano), e nel secondo soggetti apparentemente astratti.

I due disegni, individuati all’interno di Grotta Marzo, presentano notevoli similitudini con tre dei dipinti della Grotta di Porto Badisco, a proposito dei quali  Graziosi scrive che si tratta di figure ovali, losangiche, rettangolari, ecc. campite con disegni vari e di una serie di figure geometriche in parte deteriorate e incomplete e quindi difficili da seguire nella loro struttura. Tra queste due disegni subrettangolari, uno dei quali campito con segmenti intersecantesi a reticolo[…] e un altro disegno curvilineo attraversato longitudinalmente e orizzontalmente da segmenti.

alcune delle figure presenti sulle pareti della Grotta di Porto Badisco

I dipinti della Grotta di Porto Badisco sono, nella maggior parte dei casi, monocromi. Per la loro esecuzione venne usata una sostanza colorante bruna, ricavata da un deposito di guano subfossile, presente all’interno della cavità. Un esiguo numero di pitture, invece, fu realizzato con colore rosso, piuttosto brillante, ottenuto da ocra di ferro. Lo studio del Graziosi ha messo in evidenza come nelle figure realizzate in ocra rossa vi sia una netta predominanza, a differenza delle altre zone, delle rappresentazioni antropomorfe, rispetto a quelle non figurative. Questa zona rappresenta, dunque, un caso molto particolare nell’arte di Porto Badisco.

Tratto da: Febbraro N. e Cavalera M., Grotte in località Macchie don Cesare nel territorio di Salve, in Annu Novu, Salve Vecchiu, XVI edizione, pp. 20-34, Alessano (Le) 2006.

 

RIFERIMENTI

Graziosi P., Le pitture preistoriche della grotta di Porto Badisco, Firenze 2002.

Piccinno A., Piccinno F.,  Estremo Salento. Nota preliminare su alcune scoperte    preistoriche (1971-72), in Notiziario Topografico Salentino II RicSt Brindisi, VII, pp. 61-65, 1974.

 Le foto sono di Nicola Febbraro.

La prima parte può leggersi in: http://spigolaturesalentine.wordpress.com/2011/01/08/grotte-nel-territorio-di-salve-lecce/

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