Francesca Trane. Una biblioteca a Ruffano

di Paolo Vincenti

Che la trasmissione del sapere, nel passato più che oggi, fosse affidata alla circolazione dei libri è fatto noto. Che i libri, patrimonio dell’umanità, potessero circolare non solo nei centri di potere, attraverso le grandi biblioteche “ufficiali” italiane ed estere, ma anche nelle periferie, attraverso biblioteche più piccole e meno significative, ma non per questo meno preziose,  è fatto anch’esso  noto ,ma che non smette di destare la nostra meraviglia quando gli esperti  riportino alla luce alcuni patrimoni librari di proprietà privata di cui mai si sarebbe sospettata l’esistenza.

E’ quanto ha fatto la studiosa ruffanese Francesca Trane che, sia per passione che per professione, da anni va compulsando questi fondi librari contribuendo così, col suo paziente lavoro, ad una migliore e più approfondita  conoscenza sia della quantità che della qualità della consistenza del  patrimonio librario presente nella nostra Terra d’Otranto.

Ad uno sguardo superficiale,  si potrebbe pensare che sia  più che ingrato il lavoro di chi  ha a che fare con oggetti del passato, museificati dallo scorrere impietoso del tempo e da lunga incuria, e voglia ridestarli a nuova attenzione, un po’ come il medico inesperto che voglia rianimare un cadavere. In realtà, il lavoro di questi operatori  culturali è più che prezioso perché si occupa di materia viva, in quanto  una libreria del passato,  se opportunamente “letta”, può parlare a noi oggi, dicendoci tanto delle dinamiche storiche di un paese  e di una società che hanno visto alterne fortune nel perenne e ciclico scorrere del tempo. Francesca Trane,  dopo essersi occupata del fondo librario residuo del Monastero dei Cappuccini di Ruffano ( “La Biblioteca dei Cappuccini di Ruffano-Profilo storico e catalogo”, Congedo Editore, 1993), ha dato alle stampe Una biblioteca tra Cinque e Ottocento. La “D’Urso-Frisullo” di Ruffano (Secc.XVI-XIX), Congedo Editore, 2010, per la collana “Biblioteca di Cultura Pugliese”, diretta dallo stesso Mario Congedo.

In copertina, compare un bellissimo Frontespizio del Decreto del S.R.C. in favore di Ruffano, pubblicato a Lecce presso gli eredi Pietro Micheli nel 1693, in una versione colorata d’epoca appartenente a collezione privata. 

Venendo al contenuto  dell’opera, si tratta di una raccolta libraria di 512 volumi che abbracciano un arco temporale che va dal XVI al XIX secolo, come spiega il titolo, e che viene scrupolosamente analizzata dall’autrice del libro di cui qui si dà notizia. Questo fondo librario, di 234 opere, comprende 5 cinquecentine, 16 secentine, 142 settecentine e 70 titoli pubblicati nell’Ottocento. Molto curiosa la storia del rinvenimento di questo vero e proprio patrimonio, che viene spiegata dalla stessa autrice.

Questo corpus librario infatti giaceva sotto un cumulo di polvere, preda dell’oblio,  in un’ala riposta della bella casa gentilizia della famiglia Frisullo, nel centro di Ruffano. Il proprietario della casa, sig. Giovanni Frisullo, molto noto a Ruffano, anche per essere stato in passato Sindaco del paese, sapeva dell’esistenza di questo fondo librario ma le contingenze della vita lo avevano sempre portato a differire il momento di una inevitabile quanto necessaria riconsiderazione dello stesso, cosa poi avvenuta in occasione di alcuni lavori di ristrutturazione dell’immobile. A quel punto, grande è stata la sorpresa da parte del sig. Frisullo nel constatare la cospicuità della mole del materiale cartaceo posseduto  e l’integrità nella quale esso si era conservato per tanti e tanti anni. Alla sorpresa del sig. Frisullo, si aggiungeva la curiosità dell’autrice Francesca Trane, alla quale Frisullo, conoscendone la competenza archivistica e libraria, prontamente si era rivolto per chiedere una perizia tecnica in merito a quel giacimento culturale d’antan depositato nei recessi del suo palazzo. E la perizia tecnica della Trane è diventata questo libro che noi abbiamo sotto mano, patrocinato dall’Amministrazione Comunale di Ruffano,che ha totalmente finanziato l’opera,  illuminato da una dotta prefazione del prof. Gino Pisanò , impreziosito da un’ottima stampa dovuta ai torchi della benemerita casa editrice  galatinese Congedo e presentato alla cittadinanza ruffanese in una serata di qualche mese fa, presso la Sala Teatro dell’Istituto Comprensivo ruffanese, alla presenza degli addetti ai lavori e delle autorità, come una prassi ormai consolidata richiede in queste circostanze.

Dopo la sua Introduzione, l’autrice traccia un profilo storico della biblioteca in esame e scopriamo così  che  “il repertorio del nostro fondo librario presenta un carattere polisemico molto vicino, in definitiva, a quello della biblioteca canonica nella tipologia della libraria borghese, quale si è configurata tra Sei e Settecento”.

Si trovano infatti opere di contenuto prettamente teologico-devozionale, accanto ad opere di carattere scientifico, filosofico, letterario, i classici greci e latini, opere di carattere storico e giuridico, che testimoniano gli interessi dei vari proprietari della libraria nel corso dei secoli. In particolare, nell’ambito della famiglia D’urso, della quale la Trane si occupa nel capitolo”Cronotassi famigliare” , vi furono  soprattutto religiosi e notai. Si profila, dallo studio di queste carte, il ritratto a tinte chiaroscure di una famiglia, quella dei D’urso, protagonista indiscussa del contesto sociale, economico, laico ed ecclesiastico del XVIII secolo a Ruffano. Di questa famiglia emerge, su tutti, un nome, quello di Mons. Francesco Saverio D’Urso,Vescovo di Ugento (dal 1824 al 1826), inquieto personaggio, sospettato di idee liberali,  il quale, pur essendo lontano dai clamori della capitale, si teneva comunque informato e  anzi partecipava attivamente ai fermenti che in quel tempo si vivevano.

Al Vescovo D’Urso vanno aggiunti in una speciale menzione almeno Pietro D’Urso (1832-1896), avvocato e primo Sindaco della città di Ruffano, e Pomponio D’Urso (1821-1887), anch’egli Sindaco di Ruffano per diversi anni.

L’autrice ci presenta quindi il “Catalogo” delle opere, in cui i 512 volumi vengono divisi per secolo di edizione e disposti in ordine alfabetico di autore o titolo. Ci sembra, attraverso l’inventariazione e la catalogazione  di questi tomi, di entrare in questa casa salentina della buona borghesia dell’epoca e di avere uno spaccato dell’esistenza, non solo del ceto intellettuale e possidente, soprattutto dell’ Ottocento, ma anche,  per esteso, dell’intera comunità ruffanese che poi era simile, più o meno, in tutte queste municipalità minori che costituivano il reticolato sociale dell’antica terra dei nostri padri.  Tanto più che la Trane poi ci porta proprio “all’interno di una casa salentina”  allorquando,  dopo il catalogo del materiale cartaceo, recensisce, in una ulteriore sezione del libro, tutte le suppellettili, i quadri, i tavolini e i preziosi monili, insomma i beni mobili contenuti in quel palazzotto signorile. Questo ,  grazie ad un manoscritto ingiallito ritrovato anch’esso insieme ai libri del corpus trattato, che presenta un inventario analitico di tutti i beni mobili presenti nella casa insieme a 679 libri, situati nelle scanzie degli stigli o sui comodini accanto ai letti, di cui viene riportato il nome dell’autore, il titolo dell’opera e il costo. E le ultime pagine del libro sono quindi dedicate alla riproposizione di tutti questi arredi che erano presenti nel bel palazzo sito in quella che oggi è Piazza San Francesco Di Paola, così chiamata per la cappelletta  e la statua del santo che, situate accanto al Palazzo in questione, furono costruite nel 1711  da Valerio Margoleo per volontà dell’allora arciprete di Ruffano  don Antonio D’Alessandro; e proprio questa cappelleta, oggi appartenente ad altri proprietari, divenne nell’Ottocento l’oratorio privato del paolotto Mons. D’Urso di cui abbiamo detto sopra. 

Come scrive Gino Pisanò, nella Prefazione, “La storia delle biblioteche è semiologia, sociologia, filologia. Soprattutto quando più oscuro è il segno e quanto minore il suo tratteggio. Anche lì si annida l’uomo fra gli uomini del suo tempo e dell’ora (per lui) quotidiana. La quale si  relazionava a quella più luminosa e universa della Civiltà epocale, che sarebbe rimasta immateriale senza il documento, nello specifico, il libro, i libri, le biblioteche…. Francesca Trane interroga questa piccola biblioteca e ottiene chiare e convincenti risposte: è lo spirito del tempo, lo Zeitgeist che parla in queste pagine, quello della Storia moderna compresa, nel nostro caso, fra il XVI e il XIX secolo, nel senso che si proietta nei primi decenni dell’Età contemporanea”.  Una nota di merito va anche all’attuale possessore di questo fondo librario, il quale ha accettato di buon grado l’operazione svolta dalla Trane e anzi se ne è fatto propulsore presso l’ente comunale, fatto questo non scontato, se è vero che ancora molti archivi o biblioteche private in provincia di Lecce rimangono inaccessibili  –  versando, ciò che è peggio, in uno stato di miserevole incuria -, per la diffidenza dei legittimi proprietari nel mettere a disposizione della collettività un bene storico da costoro posseduto a volte in maniera anche parassitaria  (come dire, “per grazia ricevuta”).

Così, in seguito  alla sensibilità del proprietario e  all’acribia della studiosa Trane, Ruffano può tornare in possesso di un suo piccolo “tesoro” librario, sia pure residuale rispetto a quello che doveva essere ab origine, ma comunque significativo delle vicende del passato di un piccolo municipio salentino.

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2 Commenti a Francesca Trane. Una biblioteca a Ruffano

  1. Spett. Francesca Trane
    Sono in possesso di tre volumi, anche questi trovati a Ruffano nei primi anni ’80 unitamente ad altri offerti alla biblioteca provinciale.
    I tre volumi che mi riguardano sono disposto a mettere a disposizione della vostra biblioteca, in segno di apprezzamento per la vostra iniziativa. Saluti e Auguri
    cell. 339 1971503

  2. dunque, io sono l’autore del pezzo sul libro di Francesca Trane, quindi non sono Francesca Trane. sono, molto più modestamente Paolo Vincenti, come è scritto in alto a sinistra sotto il titolo del pezzo e la foto. inoltre la biblioteca che qui si recensisce è una biblioteca privata, non comunale o comunque pubblica. non so se i signori proprietari della collezione in oggetto sarebbero disposti ad accettare il suo gentile omaggio. ad ogni buon conto, io sarei più che lieto invece di riceverlo. dunque attendo sue.
    grazie

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