Graticciaia. Vino stranoto, figlio di vigna vecchia delle campagne di Brindisi

di Pino De Luca

“La discriminante è il tempo”. Così ha cominciato le sue conclusioni Antonello Maietta (Presidente Nazionale dell’AIS) dopo una verticale di otto annate di Graticciaia.

Vino stranoto, figlio di vigna vecchia delle campagne di Brindisi (c.da Flaminio) e San Pancrazio Salentino (c.da Jole), nato dalla mano di Severino Garofano in cantina e di Donato Lazzari in campagna per l’Azienda Agricola Vallone, è stato oggetto di una lezione di Storia nell’ambito del Congresso Nazionale dei Sommelier. Ambiente splendido come sa esserlo la Torre del Parco di Lecce, suggestivo angolo di storia in mezzo al traffico della città.

Otto annate, dal 1990 al 2006, illustrate sapientemente e degustate in religioso silenzio da una platea di esperti italiani e stranieri con l’impeccabile servizio della delegazione AIS pugliese. Un racconto di fatica e di speranza, di successi e di sconfitte.

Il Graticciaia non si fa sempre, il Graticciaia si fa con la pazienza e la rassegnazione al fato che i popoli salentini possiedono nel DNA.

E il fato a volte è generoso e a volte crudele. Specialmente quando si parla di vini caldi che hanno una personalità propria, forte e decisa. Evolvono a loro piacimento senza sconti, senza dar conto ad alcuno.

“La discriminante è il tempo” e il tempo ci ha detto tante cose attraverso la voce del Graticciaia, ci ha raccontato di annate bellissime nelle quali l’armonia ha dominato (1997) lasciando che essa si completasse nel tempo. Di annate nelle quali il carattere del Negroamaro ha voluto farsi sentire senza alcuna ruffianeria (1995) e nelle quali promette ulteriori meravigliosi sviluppi (2004). Di annate meno raffinate e suadenti.

Giovane il 2006 con il nerbo e l’intensità della gioventù ma anche con le sue ingenuità e le sue irruenze che stridono con la semenza antica e il lungo percorso.

E poi il fato sa essere crudele: ho ascoltato la narrazione del 1990, non ho potuto condividerla a livello gusto-olfattivo, la bottiglia della mia fila ha avuto qualche incidente di percorso ma mi fido di quanto riassunto. Il Graticciaia che ho avuto il privilegio di conoscere molti anni fa m’è nel cuore e se per una volta è cattivo mi vien naturale perdonarlo.

Avendo conosciuto di persona la splendida figura che ha sostituito Messer Garofano, Dott.ssa Grassini, m’attendo che la prossima verticale abbia bottiglie con la mano femminile sicché la discriminate tempo abbia a condividersi con la discriminante sesso.

Non ho idea di quanto queste opinioni siano condivise dal resto degli astanti, ma Graticciaia è sofferenza e passione e per cosa è più nobile appassionarsi e soffrire se non per la libertà di pensiero?

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