Patù, il paese delle 100 meraviglie

Le Centopietre di Patù (ph M. Gaballo)
Le Centopietre di Patù (ph M. Gaballo)

di Paolo Vincenti

A Patù si respira un fermento culturale particolarmente stimolante, sia per i cittadini locali sia per tutti gli amici della città dei patusci (come simpaticamente vengono soprannominati i patuensi).

Patù il paese delle 100 meraviglie è il titolo di un opuscolo in distribuzione gratuita, realizzato dalle due associazioni di via dei commercianti di Patù e della marina San Gregorio. L’obbiettivo, come spiegano Giovanni Spano, Presidente dell’ “Associazione di Via Centro Storico Patù”  e Antonio De Marco, Presidente dell’ “Associazione di Via San Gregorio”, è quello di unire gli sforzi per rivitalizzare un paese che ha tanto da offrire a tutti coloro che lo vanno a visitare, creando una sinergia fra turismo, artigianato e infrastrutture, cioè i tre assi portanti dell’economia locale. L’opuscolo Il paese delle 100 meraviglie, realizzato dalle suddette associazioni dei commercianti, con la consulenza della Project Consulting C.R.A. di Patù, e distribuito gratuitamente a tutti i turisti, ai quali si rivolge, come agile strumento di divulgazione delle bellezze di Patù, è stampato dalla Italgrafica Edizioni srl di Oria (Br).

L’opuscolo offre un rapido excursus sulla storia, passata e più recente, di Patù, l’antica Vereto, sulle sue bellezze artistiche, architettoniche e paesaggistiche, come le Centopietre, sicuramente il monumento simbolo della città leucana, la chiesa di San Michele Arcangelo, la chiesa di San Giovanni Battista, il sito archeologico di Veretum, la bellezza dell’insenatura di San Gregorio  con la scalinata messapica, il caratteristico centro storico, con il Palazzo Romano, così chiamato perché appartenuto all’illustre statista Liborio Romano, il concittadino più importante a cui Patù abbia dato i natali.

E su Liborio Romano si apre un capitolo a parte dell’opuscoletto in parola e della storia della città stessa. Infatti, Giovanni Spano,  proprietario del conosciutissimo ristorante Mamma Rosa, è anche uno storico provetto e un grande appassionato del personaggio Liborio Romano,  ultimo ministro dei Borboni e  primo referente nel Meridione dei Savoia, esponente di primo piano dell’Unità d’Italia. La passione di Spano e la curiosità per la storia locale lo hanno spinto a raccogliere una notevole mole di materiali, nel corso degli anni, su Patù e sul suo figlio più illustre, tanto che questi documenti sono andati a formare una vera e propria biblioteca, che è oggi patrimonio dell’ “Associazione Culturale Don Liborio Romano”, costituita dallo stesso Spano, nei locali del suo albergo-ristorante. Questa biblioteca, che consta già di 300 libri, è in continuo aggiornamento grazie alle donazioni da parte di studiosi, docenti universitari, con i quali Spano è in costante corrispondenza, ed anche di semplici appassionati.

In via Dante Alighieri, presso i locali dell’azienda di Giovanni Spano,  è possibile visitare la mostra permanente di documenti e foto di Liborio Romano, per gli avventori del locale e per tutti gli interessati, mentre, per coloro che non possono raggiungere la cittadina ionica,  è consultabile, on line, il sito dell’associazione culturale patuense, www.donliborioromano.it. Il sito raccoglie questa abbondante messe di materiale scrittorio e fotografico intorno alla figura di un politico di rango, quale Romano, nato a Patù nel 1793 ed ivi morto nel 1867, come ricorda una targa che è stata apposta sull’ingresso della sua casa natale da una Amministrazione che oggi, con la sua sensibilità nei confronti della cultura , riscatta forse la disattenzione e la incompetenza  di precedenti classi politiche che sono state “in altre faccende affaccendate” .

Testimonianza ne sia il calendario degli eventi estivi che vengono diffusi da questo depliant e che rientrano nel progetto “Patù sotto le stelle”, all’insegna del sano divertimento ma anche della conoscenza delle tradizioni gastronomiche locali, della speleologia, grazie al Mercatino sotto le stelle, realizzato in collaborazione con il gruppo speleologico ‘Ndronico di Lecce, della musica dal vivo, nelle calde serate di luglio ed agosto, della conoscenza dei prodotti locali, con il Mercatino dell’Antiquariato, dell’Artigianato e dei Prodotti Tipici,  che si tiene fra fine luglio e inizio agosto, ecc. A maggior conferma del risveglio culturale che vive il paese, è nato un nuovo periodico di informazione locale: Il Fortino, un foglio di politica, cultura e attualità, diretto da Mauro Ciardo e finanziato dal Comune.

La sera del 17 luglio, per celebrare i 140 anni dalla morte di Liborio Romano, si è tenuto presso l’Albergo Mamma Rosa un convegno sullo statista, organizzato da Giovanni Spano, al quale hanno preso parte la Prof.ssa Maria Sofia Corciulo,docente di Storia delle Istituzioni Politiche presso l’Università “La Sapienza” di Roma, il Prof. Giancarlo Vallone, docente presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Lecce e autore di alcune pubblicazioni su Liborio Romano, lo studioso Vittorio Zacchino, profondo conoscitore delle tematiche del Risorgimento Meridionale, e lo stesso Spano. Coordinati dal giornalista Mauro Ciardo, i conferenzieri hanno tenuto le loro dotte relazioni sull’attività politica ed intellettuale nonché sulla parabola umana dello statista Romano, avvincendo gli uditori che assistevano, attenti e rilassati, dopo una giornata di duro lavoro, nel cortile interno del locale, fra i tavolini occupati dagli avventori del ristorante,  il pigro passaggio di qualche gatto indolente e i giochi d’acqua della fontana, al fresco di una piacevole serata estiva. Sulle polemiche e sui giudizi contrastanti che accompagnano la figura, definita a torto un po’  “gattopardesca”, dello statista, cerca da sempre di far luce Giovanni Spano che, nell’ultimo numero de Il Fortino, ricordando anche la figura di Michele Antonio Ferraro, storico castrignanese recentemente scomparso, al quale era unito dalla comune passione per il personaggio Romano, scrive: “  Chi era veramente Liborio Romano? Solo la ricerca storica può dare delle risposte, ma come al solito ci divideremo tra innocentisti e colpevolisti. Il mio impegno è per la chiarezza; prima raccogliere il materiale, poi studiarlo, con distacco, quindi farsi un’idea il più vicino possibile alla verità.

Fortunatamente, sulla mia strada ho incontrato tanti ricercatori ed uno studioso del Risorgimento, che mi hanno dato molti spunti per continuare il lavoro di raccolta e studio. L’ultima piacevolissima sorpresa: una studente di Napoli mi ha recuperato la 180° lettera di Liborio Romano nell’Archivio di Stato di Napoli (era fuori posto), ora mi sta aiutando nelle allegazioni (alcune centinaia secondo Giancarlo Vallone e 70-80 secondo il Ghezzi) e altri 36 volumi”.  Nella serata del 17 luglio, molto riuscita, a latere del convegno,  si è tenuta anche  una estemporanea di pittura dedicata a Liborio Romano, alla quale hanno partecipato alcuni bravi pittori locali, con premiazione finale. La cultura, come appare chiaro,  può essere volano di sviluppo e di progresso civile per un paese. Infatti, se al progresso economico, che è dato in massima parte dalle sue attività turistiche, artigianali e ricettive, si affianca quello culturale, un paese, apparentemente lontano dai centri di potere, che potrebbe sembrare sperduto, ai confini del mondo, in quel capo di Leuca ancora lungi da un processo razionale ed ordinato di sviluppo integrato, ebbene, anche questa microcomunità dell’entroterra salentino, può pian paino giungere a farsi conoscere ben al di là degli angusti confini periferici (internet, in questo senso, può essere uno straordinario mezzo di diffusione delle idee); se questa microcomunità riesce (anche grazie agli sforzi dei comuni cittadini, quindi non storici di professione o titolati accademici, ma semplici appassionati, con una riscoperta che nasce dal basso) a riappropriarsi delle proprie radici e delle proprie specificità e a farne tesoro, allora riacquista anche il senso di una comune appartenenza e guadagna una propria identità di cui si può ben andare fieri. Là dove si produce cultura, è segno che non dormono le coscienze, là dove si crea un dibattito, è segno che c’è impegno intellettuale, costruzione, proposizione d’intenti,  il pensiero è in movimento, non è fermo, impigrito, o addirittura atrofizzato, come ancora accade  in molti paesi del nostro Salento.

Con l’orgoglio della propria identità di popolo, delle proprie ricchezze e peculiarità (prodotti difficilmente esportabili o riproducibili su scala industriale e chela Cina non può copiare), Patù  potrebbe entrare nel grande circuito del turismo internazionale, non il turismo selvaggio, quello del “mordi e fuggi”,  ma un turismo di qualità, un turismo etico, che abbia cioè alla base dei valori comuni e condivisi. Se così sarà (e già si vedono i primi segnali in questa direzione), ciò segnerà l’inizio dell’atteso riscatto per il capo di Leuca e per tutto il Salento.

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5 Commenti a Patù, il paese delle 100 meraviglie

  1. LIBORIO ROMANO è il primo esempio italiano di trasformismo politico, di coloro che per ragioni di puro opportunismo e poltronismo cambiano casacca, mantenendo le stesse poltrone e gli stessi poteri. Questo è avvenuto 150 anni fa (quando ferventi borbonici davanti alla loro casa che crollava saltavano il muro e si insediavano nella più prosperosa casa savoiarda dichiarandosi opportunamente loro devoti e ferventi sostenitori, denigrando i perdenti borboni che sino a poco prima erano i loro intoccabili idoli ) e sta avvenendo ora con tanti ex LIBORIO ROMANO che scavalcano i banchi del perdente berlusconismo per accasarsi verso altri scheramenti, avversari sino al giorno prima, con l’illusoria prospettiva di riscaldare le poltrone che hanno perduto con altre più prestigiose sotto altre bandiere.
    Il salto della quaglia viene effettuato oggi dai nuovi LIBORIO ROMANO così come l’originale di PATU’ senza scrupoli faceva allora.
    Non sono questi i personaggi saltimbanco che il Salento deve mettere sui piedistalli della nobile gloria e non è giusto paragonarli o metterli sullo stesso piano dei veri eroi come ANTONIETTA DE PACE o SIGISMONDO CASTROMEDIANO, che per nobili e giustie cause si sono sacrificati e immolati per dare a noi meridionali un futuro migliore.
    Il Liborio Romano invece ha cercato solo di conservare le sue poltrone e i suoi poteri

  2. FINIBUS TERRIS

    Chi amor lascia,
    e per affetto nuovo
    piange ed esulta,
    pena non provi
    né rimpianto alcuno.

    Non fu Elena ambigua nel suo amor?
    Non lasciò il talamo nuziale,
    e figli e affetti
    per seguire il suo Paride ad Ilio
    e tanti lutti portò
    alla sua gente, e violenze
    ed oltraggi ai corpi in guerra?

    Ecco, ora il mio sguardo
    ai lidi rocciosi, sui quali il piede stanco
    Enea posò,
    sfuggente e con tremor s’invola,
    ed un battito di ciglia
    terge il pianto dagli occhi
    e sulle gote scorre qualche lacrima amara
    che ristora.

    Mentre il gusto del sale
    lieve la lingua assorbe
    si spegne quell’ansia pesante che m’opprime,
    ed il torpore che le membra avvolge
    mi ridona un amore che rifiorisce,
    i tormenti tutti mi cancella
    e d’affetto il cuore m’imbottisce.

    Salvatore Armando Santoro
    (Boccheggiano 06/01/2009 3.02)

  3. Con Patù ho ormai un legame indissolubile che mi seguirà fino alla morte. La sua storia mi è entrata nell’animo ed è stata abbondantemente espressa nelle mie poesie. Adesso anch’io soffro della sindrome del pathos che animò gli antichi abitatori di questo territorio soggetto alle incursioni saracene.
    Il suo porto di San Gregorio, la sua antica potenza (Castrum dei Romani con giurisdizione fino a Leuca), l’Acropolis greca ancora presente nelle viscere del Vereto, le Centopietre e l’inutile martirio di migliaia di cristiani per la stupidità delle varie sette religiose che si contendono il potere “spirituale” del mondo ricorrendo all’assassinio ed all’omicidio in nome di dio, ecco, tutta questa storia è in me ed in parte mi sento un patuense anch’io e solo per questo meriteriei la cittadinanza onoraria.
    Salvatore Armando Santoro
    http://www.circoloculturaleluzi.net
    http://www.poetare.it/santoro.html

  4. Sono d’accordo con le considerazioni politiche di Salvatore Calabrese. Liborio Romano non è stato un bell’esempio per la storia del Sud. Cercate bene in internet e capirete che l’Unità d’Italia, primo, è stata decisa dalla massoneria in Inghilterra (stranamente in una nazione che aveva interessi per il controllo del Mediterraneo allora controllato dai Borboni) e, secondo, che Liborio Romano ha giocato un bel ruolo di doppiogiochista che non è servito di sicuro al sud ma ha favorito solo i Savoia e chi aveva scelto i Savoia a guida dell’unità d’Italia. Scelte stranamente maturate fuori dal territorio Nazionale. Garibaldi? Beh, cercate bene in internet. Massone anche lui e forse prestanome per massacrare il sud e basta. La storia italiana va riscritta. Quella sui libri di testo scolastici è solo retorica nazionalista e basta.

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