Cartoline vecchie e nuove da Taranto. Il ponte girevole o ponte di Paola

Inaugurazione del ponte girevole (1887)

di Daniela Lucaselli

Taranto, città magno-greca, si affaccia sul golfo cui dà il nome e lungo il lato meridionale è bagnata dal mar Grande. Queste acque, in cui le navi sostano prima di entrare in Mar Piccolo, sono separate dal mar Ionio dalle Isole  Cheradi di San Pietro e San Paolo e da Capo San Vito.

Prima delle invasioni saracene,  i tarantini per difendersi strategicamente dai nemici,  scavarono nel fossato del castello aragonese un doppio canale che disgiunse l’estremità della penisola dalla terraferma.

Nel 927 la città fu distrutta dai saraceni; nel 967 fu ricostruita dai Bizantini sull’antica “Acropoli”, fortificata da torri e cinta di mura strapiombanti sul mare lungo i versanti a nord, sud ed ovest, ed unita alla terraferma dal lato di levante, in direzione della strada che porta a Lecce. Ai fini di una strategica difesa nei confronti dei Turchi che, assediata Otranto, minacciavano di assalire anche Taranto, fu scavato  nel 1481, sotto Ferdinando I D’Aragona, un nuovo canale (un primo fossato era stato scavato in quello stesso punto ai tempi di Annibale quando le navi romane posizionate all’ingresso del porto minacciavano la città), detto “fosso”. Filippo II successivamente lo rese navigabile “per congiungere mediante impalcatura in legno, mobile dalla parte  dell’abitato, la cortina a sud della torre di  Mater Domini (discesa Vasto) alla sponda opposta, quasi in direzione dell’attuale Corso Umberto”(1).

1895 – Ponte girevole

Il canale, purtroppo per incuria,  si riempì di sabbia fino a quando Carlo III fronteggiò il problema e nel 1755 ne decise la riapertura.

Successivamente Ferdinando I di Barbone fece costruire nella parte nord, in sostituzione del preesistente ponte di legno, uno nuovo ponte in muratura che fu detto Ponte di Porta Lecce.

Nel 1882 iniziarono gli studi e la progettazione per la costruzione del canale navigabile fra le rade di Mar Grande e Mar Piccolo. Il Mar Grande doveva essere unito al Mar Piccolo. Si provvide così ad allargare  il fossato del castello per rendere possibile l’accesso alle navi in questo braccio interno ove doveva sorgere l’Arsenale Militare Marittimo.

Il vecchio ponte fu demolito nel 1885.

La costruzione del nuovo ponte girevole fu ultimata e la struttura fu inaugurata con solennità il 23 maggio 1887 dall’Ammiraglio Ferdinando Acron.

1900 Ponte girevole in ferro, Borgo nuovo

Costruito dall’Impresa Industriale Italiana di Napoli, stabilimento Cottrau, per conto del Ministero Marina e su progetto dell’Ing. Giuseppe Messina che ne diresse i lavori di costruzione, era originariamente costituito da un grande arco a sesto ribassato in legno e metallo, diviso in due braccia che si riunivano nella sezione mediana (chiave dell’arco) e giravano indipendentemente l’una dall’altra attorno ad un perno verticale posto su uno spallone corrispondente. Il funzionamento avveniva grazie a turbine idrauliche alimentate da un grande serbatoio posto sul castello aragonese attiguo, capace di 600 metri cubici di acqua che in caduta avviavano le due braccia del ponte.

Il nuovo ponte lo vollero azzurro nella tinta, snello nei lineamenti, armonioso nel disegno, girevole e agile nel movimento reso silente dall’energia elettrica preferita alla primitiva rumorosa manovra a pressione idraulica per l’apertura a chiusura dei suoi robusti bracci aleggianti, e soprattutto forte nelle costole ferrose per sopportare il peso della funzione della colonna vertebrale del’unica e vitale arteria cittadina inarcata sul canale aperto al traffico marittimo”(2).

In onore del Santo Protettore e del Sovrano allora regnante gli vennero imposti i nomi di “Cataldo” e “Umberto”.

1910 Ponte girevole in ferro

Durante i due conflitti mondiali la struttura rimase sempre e costantemente aperta per facilitare le operazioni militari e per salvaguardarlo da eventuali bombardamenti aerei, creando però non pochi disagi alla popolazione civile.

Scartata per ragioni economiche e per amore al vecchio ponte l’ ideazione e la progettazione di un tunnel sotto il canale, il Ministero dei lavori si orientava verso la costruzione di un nuovo ponte girevole utilizzando le esistenti antiche spalle in muratura che si presentavano ancora in buono stato, capaci di “assorbire con sicurezza  le sollecitazioni dinamiche prodotte dal nuovo ponte” (3).

1919 Ponte girevole chiuso – Teatro Paisiello
1920 Ponte girevole semichiuso1910 Ponte girevole visto da Mar Grande1924 Ponte girevole semiaperto

La demolizione del Primo Ponte cominciò il 18 agosto 1957. Negli anni 1957-1958 la struttura venne rimodernata sulla base di un  progetto realizzato dalla Società Nazionale Officine di Savigliano, che riguardava gli organi meccanici ed i comandi elettrici. Fu introdotto un funzionamento di tipo elettrico, ma rimasero inalterati i principi ingegneristici della  Direzione del Genio Militare per la Marina. Questa opera fu realizzata nei Cantieri Navali di Taranto. Il nuovo ponte fu inaugurato dal Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi il 9 marzo 1958.

1958 Ponte girevole nuovo

Il significato di questa realizzazione si legge nel messaggio augurale del Capo di S.M. della Marina Militare di SQ. Corso Pecori Giraldi: “…Oggi che il vecchio ponte, caro al cuore di tutti i marinai d’Italia, se ne va in pensione e viene sostituito da un altro, più moderno e funzionale, rievochiamo brevemente le tappe salienti della storia marinara di Taranto, poiché il ponte, inaugurato nel 1887, si inserì come elemento vivo ed operante della evoluzione della città, testimone e, insieme protagonista del movimento del suo porto militare…Oggi che il vecchio ponte tarantino cede il posto alla nuova imponente realizzazione di ingegneria, la città vive un significativo istante della sua secolare storia marinara…”(4)

1960 Nuovo ponte girevole

Il Ponte venne dedicato a San Francesco di Paola, protettore delle genti di mare. La linea architettonica del nuovo ponte, che ricalca la struttura del vecchio, misura attualmente 90 metri di lunghezza,9 metri di larghezza e pesa circa 1600 tonnellate.

Interventi di manutenzione periodica sono effettuati sugli organi meccanici e sulla struttura metallica del ponte. Ciascun semiponte, che costituisce di fatto la sua armatura, combacia in chiave ad arco di cerchio con centro nel perno di rotazione della volata rotante sulla spalla del ponte.  Ciascuna delle due grandi mensole ruota così intorno ad un perno centrale ancorato, tramite tirafondi, alla banchina in cemento, muovendosi sopra una cremagliera mediante un pignone sempre in presa azionato da un motore elettrico. Il tutto poggia su una pista di rotolamento composta da una serie di cilindri di acciaio.  Due gruppi motogeneratori fanno da corredo per l’alimentazione  elettrica in caso di emergenza e di comando a mano.

1950 Ponte girevole1960 Nuovo ponte girevole

La gestione della manutenzione  così come l’apertura sono affidate alla Marina Militare Italiana. L’apertura del ponte consente il passaggio delle grandi navi militari dirette alla Stazione Navale situata nel Mar Piccolo. Le manovre sono condotte dall’interno di due cabine di pilotaggio situate nei pressi di ciascun semiponte, mentre quattro operai controllano il corretto funzionamento dei dispositivi automatici, pronti ad intervenire in caso di avaria degli stessi. Le prime operazioni manuali da compiere sono quelle di rimozione degli otto calaggi e di sganciamento dei due chiavistelli posti alle estremità, che garantiscono la stabilità del ponte quando è chiuso. L’apertura vera e propria inizia con la rotazione di circa 45° del semiponte lato Borgo Antico, quindi con la rotazione di 90° del semiponte lato Borgo Nuovo, seguita dal completamento della rotazione di quello lato Borgo Antico.

1966 Ponte girevole dall’alto

Da sempre  il Ponte Girevole, che collega la penisola del Borgo Nuovo con l’isola della Città Vecchia, separate dal canale navigabile, è il simbolo della città dei due mari, e  si presenta come una grandiosa ed unica opera di architettura, di costruzione meccanica e d’ingegneria navale.

Lo scenario che si schiude davanti allo sguardo incredulo del turista incuriosito, ma anche di fronte allo stesso tarantino che non si assuefa mai di fronte a tale spettacolo indescrivibile, esprime come la bellezza naturale si coniuga in perfetta simbiosi con la creatività umana.

Il grande Gabriele D’Annunzio nelle sue Laudi non poteva non declamare di fronte a questa straordinaria ed unica opera di ingegneria:

Taranto, sol per àncore ed ormeggi

Assicurar nel ben difeso specchio,

di tanta fresca porpora rosseggi?

A che, fra San Cataldo e il tuo vecchio

Muro che sa Bisanzio ed Aragona,

che sa Svezia ed Angiò, tendi l’orecchio?

Non balena sul Mar Grande né tuona.

Ma sul ferrato cardine il tuo Ponte

Gira e del ferro il tuo Canal rintrona.

Passan così le tue belle navi pronte

Per entrar nella darsena sicura,

volta la poppa al jonico orizzonte.

( Gabriele D’Annunzio, Laudi del Cielo, del Mare della Terra e degli Eroi, Libro IV)

Meno famosi, ma di eguale valenza letteraria e sentimentale sono i versi in cui il nostro concittadino Pietro Piangiolino dipinge questo momento di vita e di storia:

T’ ‘onne nzippate dopo sette mise

de fatie toma toma e situate,

maestranza paisane e giargianise

cu quante aggarbamiente ‘onne fatiate!

‘U giurne ca metterne ‘u prime stuezze,

addà stave pur’ie quedda matine;

lijtte de zite, proprie na biddezze

te prepararne cumm’a ‘na spusine;

 

E ‘a grue, da marite, fatte e dijtte

Inde a le vrazze sue te sullevòie

E doce doce t’appuggiò su a ‘u lijtte

E cu tanta  dulcezze te vasoie.

 

Da osce mò ca t’onne naugurate

Accumenze pi te ‘nu gran travagghie,

spiriame ca si sembe affurtunate!

Nisciune cu te face ‘u tagghie tagghie.

 

Vintequatt’ore a ‘u giurne de fatie

Pi ciend’anne, sta bene, amiche care?

No appennè ‘u muse e statte in allegrie,

guèdete ‘u ciele e spicchiate inde a ‘u mare.

 

E quanne, no sia maie, vene ‘na die

Ca te porte amarezze, buene frate,

non ci te fa vincè da picundrie

sta sembe nziste e ardite cumm’a ‘u tate.

 

Tu ca d’u tate si cchiù larie assaie,

p’accugghiè sus’o lijtte tanta gende

a rimedià cu face stu via vaie

cchiù liste, cchiù sicure e cchiù scurrende.

 

E cumm’u tate tue si sperti ‘u suenne

Cu ‘a Marine, sciuscietta preferite,

accussi a fa tu, sembe ridenne,

sine a quanne ‘u Signore ti dè vite.

 

Quanne spalanche tu sti vrazze bedde,

pi dà ‘u passaggie a sti nave putiente,

salutele pi nù e ‘na bona stedde

cu l’accumpagne e manne a poppe ‘u viente.

 

Quanne da sotte a te matine e sere

Passe ‘a piscaturegne inde a le varche,

oze ‘a cape e te manne ‘nu pinziere,

naucanne a ricatte sotte all’arche;

 

Surride tu a sti paisane nueste,

ncuraggele a fa chijne le rezze,

cu no màngene cchiù stu pane tueste

de fatie, de miserie e d’amarezze.

 

Cu sie pi nu cumm’a’n’archebalene

Sta campate de ponde c amò à nate,

cu porte tiempe sembe cchù sirene

e tanta die cuntiente e affurtunate.

Pietro Piangiolino, Taranto, 10 marzo 1958

Sono queste le parole che l’autore ha voluto racchiudere ed  armonizzare in versi, sono queste le emozioni che ha provato di fronte a questo scenario di vita, sono questi i sentimenti che pullulano nell’intimo di ognuno di noi.

Una poesia che non morrà mai, esattamente come le scene che si spiegano di fronte ai miei occhi quando passeggio lungo la ringhiera che dal Lungomare apre la strada al Ponte Girevole. Nonni dai capelli radi e bianchi accompagnano i loro piccoli nipoti a pescare. Li trovi lì fermi ore ed ore anche sotto un sole “cocente” con la canna che tende impalpabile la lenza  in attesa che qualche “gobbione” abbocchi ingenuamente alla lenza.

Questa è Taranto, questa è la bellezza della Città che amo.

NOTE:

1) A. Semeraro,  Storia vecchia, speranza nuova, in Rassegna e Bollettino di Statistica, Comune di Taranto,Luglio-Agosto 1957, pag.28;

2) A.Semeraro,  Storia vecchia, speranza nuova, op. cit. pag.29;

3) A.Svelto., Il nuovo ponte girevole di Taranto, in Rassegna e Bollettino di Statistica, Comune di Taranto, Marzo-Aprile 1958, pag. 3;

4) A.Svelto, Il nuovo ponte girevole di Taranto, op. cit. pag. 5.

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