Maria Teresa Sparascio, staffetta partigiana salentina

sparascio
http://www.salogentis.it/2009/05/04/maria-teresa-sparascio-lunica-staffetta-partigiana-salentina/

di Gianni Ferraris

Il 16 ottobre 1906 nasce a Caprarica, comune di Tricase, Maria Teresa Sparascio. Cresce e vive nel basso Salento, nel comune dell’immensa quercia vallonea che ancora troneggia fra Tricase e il mare.

Nel 1932 nella caserma di Tricase arriva il carabiniere Licheri Efisio Luigi. E’ sardo di Villamar (Ca) ed dal1920 hatrovato il suo lavoro nell’arma, lui è nato nel 1901. I due sud si incontrano e si innamorano. Il 28 agosto del1934, inpieno regime fascista, si sposano a Lecce. Un incontro fra due sud, storia comune in fondo.

Ma lui è carabiniere, viene trasferito in Emilia, prima a Farini D’Olmo (Pc), poi a Langhirano (Pr). Intanto nascono Maria D’Itria nel 35, Irene nel 36, Antonietta nel 38 e Giacomo nel 42. Tutto sommato stanno bene, sono alloggiati nella caserma del Carabinieri. La situazione precipita l’8 settembre del 43. Lui diventa appuntato ma rimane fedele alla patria e si congeda dall’arma, sbanda e diventa partigiano nella brigata Pablo con il nome di “Torino”.

Nel luglio del 44 Langhirano subisce rastrellamenti e la ferocia prima della X mas, poi dei nazisti. La provincia di Parma è martoriata come tutto il nord Italia dalla violenza nazi fascista, i consuntivi parlano di 1675 civili caduti dall’inizio della guerra alla liberazione, di questi 506 erano donne, molte ammazzate senza pietà e senza motivi apparenti, come Adele Nardi, colpita da un proiettile nazista mentre giocava con la sua figlioletta in strada.

Maria Teresa intanto aiutava come poteva il marito e la resistenza era staffetta e basista.

Quel maledetto 26 settembre 1944 Efisio era fuori, lei era in casa con la figlia Maria D’Itria che così ricorda gli avvenimenti:

“… Ricordo che mentre si affrettava a mettere a posto alcuni documenti che il marito le aveva affidato per motivi che non potevo conoscere ma che intuivo, e poi a sistemare indumenti di noi bambini e infine a raccogliere da terra, presso al finestra, le scarpe della figlioletta più piccola, mi invitava a tenermi pronta per andare a ripararci anche noi  insieme all’altra sorellina Irene. Dopo qualche minuto una fucilata partita da un mitra piazzato di fronte alla nostra abitazione la colpiva ferendola a morte. Io, che stavo dietro di lei, fui salva per miracolo. Loro, i nemici tedeschi, avevano raggiunto il loro scopo: erano venuti per punire…”*

Maria Teresa, unica partigiana salentina,  morì il 7 ottobre 1944 all’ospedale di Parma, ferita mortalmente ad un polmone.

Scrive Nello Wrona che in prossimità del 50° anniversario della morte di Maria Teresa si spinse a Langhirano per fare ricerche:

“… Non ricordava il sindaco, ma promise ricerche: non ricordava l’arciprete… non ricordavano gli uomini della Resistenza, rintracciati e scovati sotto i nomi di battaglia, sempre disponibili, mai reticenti, spesso sorpresi: “La moglie di Torino? Si, successe qualche cosa, qualcuno sparò – i tedeschi, certo, durante una puntata – ma se fu per vendetta o per errore o per delazione non saprei dire” … Nella capitale del prosciutto la rimozione era totale, quasi fisica.

E così, di questa donna, morta di piombo tedesco per essere stata porta ordini e moglie di partigiano, si può solo scrivere una storia a togliere. E levando di scena tutto, tranne la morte e le origini. Solo in questo modo la sua storia ha un senso. Nella misura in cui Langhirano e Tricase sono sulla stessa latitudine antropologica: “cafoni” da una parte, “scariolanti” dall’altra; mercato della braccia a Lecce come a Faenza o a Parma; la stessa malaria; la stessa staffa di cavallo dietro la porta; gli stessi abiti di cotonina, lo stesso volto rugoso di aceto e tabacco, sotto lo stesso velo nero delle donne…. Così morire a Langhirano o a Tricase, ha solo un valore incidentale, perché il sud è sempre un meridione planetario, sempre uguale quando la storia la scrivono gli altri. Colpisce solo il silenzio di quarant’anni, quando la storia, a scriverla, è una donna, e una donna meridionale….” *

*Da: Maria Teresa Sparascio – Staffetta partigiana salentina. A cura di Francesco Accogli e Massimo Mura Ed. dell’Iride – dicembre 2004 –

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