Storie di ambientalisti e di spedizioni punitive

 

“Chi la fa l’aspetti”

di Raffaella Verdesca

Sandro è in compagnia del suo respiro, pesante come un carico di piombo.

Si sente risuonare nelle orecchie i soliti proverbi della madre: “Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te.”

Strana donna quella, non l’ha mai sentita parlare fuori da frasi fatte: ne è morta soffocata.

Questa volta, però, Sandro le darebbe ragione, anzi si autoaccuserebbe di stupidità davanti al mondo intero.

Da bravo ambientalista, milita da molti anni nel WWF: ne ha fatte di spedizioni punitive contro i trasgressori della natura! Lui, Carlo e Francesco, sempre uniti negli ideali e nella vita.

Mentre la fronte gli si ricopre di sudore, Sandro rimane immobile nel suo riparo di fortuna e per non pensare al pericolo che sta correndo, ricorda la volta in cui tutti e tre hanno disegnato un enorme fiore sulla pelliccia del sindaco Marina Salieri. Ha ancora davanti agli occhi l’immagine della faccia inviperita di quella: “Imbecille! I fiori a una donna si regalano, non si disegnano!”

Ma è un ricordo che si consuma in un lasso di tempo troppo breve per far dimenticare la paura.

Quando hanno liberato dalle ville i cani legati alla catena hanno ricevuto in cambio qualcosa di poco vicino alla gratitudine, ma di molto simile a un morso nel sedere.

Fortuna, poi, non aver subìto la legge del taglione il giorno in cui hanno svuotato un intero flacone di lassativo nella minestra del guardiano dei polli! Quel poveraccio non è più tornato al lavoro nell’allevamento!

Piccoli eroismi di ragazzacci idealisti, davvero poco consolanti ora che uno di loro si trova aggrappato a un tronco che può cambiare il suo destino. E poi parlano di abbattimento degli alberi!

Meno male che qualche mese prima il WWF si era battuto per la conservazione dei dieci ulivi secolari attorno alla zona industriale della città, altrimenti a quest’ora, addio Sandro!

Quello, intanto, si avvinghia sempre di più alla corteccia rugosa e trattiene il respiro per non farsi scoprire, tanto le sue tracce termiche si son già dileguate, freddo come l’ha reso la paura!

Lui e gli amici hanno assistito allo spettacolo serale del circo appena cinque ore fa.

Ci sono andati per rinfrescarsi la memoria sulle barbarie inflitte agli animali durante le manifestazioni circensi.

Carlo ha riso per la rabbia quando ha visto i canguri spingere finte carrozzine da infante, mentre Sandro e Francesco non hanno proprio sopportato le tigri nei cerchi di fuoco. Mica son fatte d’amianto!

Lo schiocco continuo delle frustate oggi li ha fatti quasi impazzire e come tutte quelle povere bestie, anche i tre amici hanno obbedito a un comando, ma stavolta a modo loro.

Dopo aver aspettato che la folla si dileguasse, il gruppetto di ambientalisti è scivolato nell’oscurità fino alla gabbia degli orsi e ha cominciato a scattare foto da portare all’indomani nella sede di Milano e decidere quindi sul da farsi.

Sandro vuole che tutti vedano la sorte ingrata che spetta alle povere bestie del circo dopo che si spengono i riflettori, quando gli zuccherini rimangono il ricordo di un amorevole inganno.

Purtroppo l’obiettivo ad infrarossi non ha messo bene a fuoco il recinto delle tigri e si è inceppato sul più bello. I tre hanno sentito distintamente il fiato delle belve attraverso le sbarre.

“Maledizione!” ha imprecato Francesco scuotendo la macchina digitale, ma Sandro è passato all’azione e con un colpo di tenaglia e un’allentata al cancello, ha scardinato la chiusura della gabbia. Carlo e Francesco non hanno fatto in tempo a contestare il suo azzardo, che due,…tre,…sette tigri hanno sfilato davanti ai loro occhi lasciandosi alle spalle la prigione di sempre.

A Sandro è sembrato di vivere la scena di un film dell’orrore e ha corso e basta.

Il sindaco Salieri forse si è vendicato della sua pelliccia verniciata: “Le tigri si disegnano, non si regalano!” urla la strega da dentro la sua immaginazione, per di più sostenuta dalla buonanima della madre che lo fissa impietosa: “Chi la fa, l’aspetti!”

D’accordo, ha sbagliato! Non sa cosa gli è saltato in mente in quel momento e le atlete dei cerchi di fuoco non sono evidentemente i gattini che immaginava, ma non può bastare la punizione adesso? Qualcuno cambiasse canale, per l’amor di Dio!

Francesco e Carlo ce l’hanno fatta a barricarsi dentro l’auto e dopo aver smesso di tremare, sono riusciti a infilare la chiave nel quadro e a partire a tutto gas per chiamare i rinforzi.

Prima di riuscire ad arrampicarsi sull’albero, Sandro ha visto correre avanti a lui i suoi stessi occhi, lucidi, pronti a lasciarlo indietro per mettersi in salvo a tutti i costi. Per la prima volta Sandro capisce cosa può fare la paura.

Intanto nessuno ha cambiato canale perché i ruggiti stizzosi alle sue spalle non assomigliano affatto a un film e continuano a mandargli l’odore di selvatico che gli invade ormai bocca e polmoni..

Una zampata nervosa lo colpisce di striscio e il crepitio della stoffa strappata si confonde col rantolo affannoso che spinge il ragazzo sul ramo più alto. Si guarda attorno e rimane in silenzio: sarebbe stata contenta di questo mezza città, quella che parlava di progresso e bisbigliava di guadagni.

Le belve, intanto, si sono sparpagliate nella campagna lì attorno e le urla nelle roulotte sonnecchianti hanno avuto il potere di illuminare a giorno l’accampamento del circo.

Un enorme felino rimane a guardarlo accucciato sotto il suo ulivo e l’albero gli appare all’improvviso piccino, troppo debole per sopportare la furia di una bestia affamata.

Sandro trema e a ogni fremito delle sue labbra corrisponde un disarticolato: “Perdonami, mamma, se ho sempre pensato che fossi una gran rompiscatole!” Anche i minuti sembrano essersi ghiacciati, tanto che il giovanotto non si accorge dell’alba fino all’arrivo dell’atteso: “E’ tutto passato!”

Le tigri sono state catturate grazie all’intervento dei corpi speciali dell’esercito, ma soprattutto Francesco e Carlo sono davanti a lui, increduli e illesi.

I giornali avrebbero avuto la mattina seguente il loro scoop e i tre imprudenti seguaci della natura sarebbero apparsi in prima pagina a far capire coi loro graffi, che certe battaglie è meglio condurle con rispetto sia degli altri, tigri comprese, che dei proverbi!

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