di Armando Polito
Non è un caso che il senso letterale di tutti i proverbi legati alle stagioni sia strettamente connesso con la cultura contadina di un tempo e soprattutto con gli eventi che ne scandivano il duro lavoro. Non fanno eccezione quelli che qui riporto. Di ognuno do, nell’ordine, la trascrizione in italiano, le osservazioni metriche e, laddove è necessario, il commento e le etimologie.
1) ACQUA TI SCIUGNU/PISCIU TI TIAULU
Pioggia di giugno/piscio di diavolo
Due quinari legati da assonanza (sciùgnu/tiàulu) la cui vaghezza è ridimensionata ai fini musicali da ti che funge da cerniera comune tra le due parti di ogni verso con il suo valore allitterativo ribadito in tiàulu, cui è complementare la ripetizione della sillaba sciu tonica in sciùgnu e atona in pìsciu.
La nocività della pioggia in questo periodo in cui la umidità favorisce il proliferare dei parassiti è compendiata nell’espressione st’acqua ggh’è totta malatia= questa acqua è tutta malattia.
2) QUANTA CRAZIA TI LU SIGNORE/A LLUGLIU TRIBBIATORE!
Quanta grazia del Signore/a luglio trebbiatore!
immagine tratta da http://www.repubblica.it/2006/08/gallerie/gente/contadine-2009/1.html
Due novenari in rima, con allitterazione di t e di r che, poi, sono le consonanti del verbo latino (di origine chiaramente onomatopeica) tero/teris/trivi/tritum/tèrere=sfregare, trebbiare, battere spesso, consumare, da cui trìbulum=trebbia, trìbulus (il nostro azzapète, per cui vedi il post La pianta che fa tribolare del 27 novembre 2010: che sia un preoccupante caso di autoreferenzialità?) e tribulàre=pigiare, tormentare. È come se la gioia del raccolto fosse nello stesso tempo velata dal ricordo della fatica che lo ha reso possibile ed esaltata dalla gratitudine a Dio, mentre il titolo di trebbiatore riconosciuto a luglio evoca forse l’antica devozione pagana anche se, a differenza di altri mesi direttamente connessi con la divinità [per esempio gennaio (Ianuarius) sacro a Giano e marzo (Martius) sacro a Marte], luglio (Iulius) era dedicato a Giulio Cesare e, in un certo senso, può essere considerato, al di là della divinizzazione più o meno spinta del personaggio, un mese “laico”.
3) SOTT’ALLU SOLE TI LUGLIU/LA CAPU VAE A SSUBBUGLIU
Sotto il sole di luglio/la testa va in subbuglio
Due ottonari in rima. Da notare, in subbuglio, la conservazione del significato etimologico (perso o, meglio, metaforizzato nella voce italiana, che è sinonimo di agitazione, confusione, scompiglio) del latino tardo subbullìre=bollire un poco.
4) ACOSTU TI LI MUTA LI CHIMERE
Agosto te li cambia i sogni
Un endecasillabo la cui espressività colloquiale e quasi confidenzialmente complice risiede tutta nella prolessi (li) del complemento oggetto (chimere), la cui eco mitologica (nel mondo greco-romano mostro favoloso con la testa e il corpo di leone, una seconda testa di capra sulla schiena e la coda di serpente) dà vita ad una nota finale di sapore dotto. Vedo evidente nel proverbio il riferimento ad un mese in passato privo o quasi di raccolti (oggi, invece, con le serre e con i semi transgenici abbiamo dichiarato la nostra indipendenza dalle stagioni…), dunque economicamente passivo, che non invitava certo a vagheggiare qualche spesa da lungo tempo agognata o, peggio, a fare il passo più lungo della gamba (oggi, invece, c’è l’acquisto rateizzato a tasso zero…); rimane dominante, comunque, la considerazione dell’aleatorietà del lavoro del contadino sempre soggetto ai danni sovente irreversibili che gli improvvisi temporali tipici di questo mese possono procurare alle colture rendendo il raccolto un sogno destinato a non realizzarsi.
5) MAR’A QUEDDHA PASTANACA/CA TI ACOSTU NO GGH’E’ NNATA
Guai1 a quella pastinaca/che di agosto non è nata
* La prossima volta guarda la data di scadenza sulla bustina dei semi. Te ne hanno rifilata una di dieci anni fa.
Due ottonari legati da assonanza (pastanàca/nnata). In passato, trascorso il tempo utile per la germinazione, non si poteva riseminare. Oggi, invece, con i ritrovati moderni cui ho accennato a proposito del proverbio precedente, si può seminare e riseminare anche senza terra…
Stìamu mègghiu quandu stìamu pesciu? (Stavamo meglio quando stavamo peggio?).
_______
1 Alla lettera: amaro, da cui mar’ (da maru a) è per aferesi.
Che fascino promana dalla nostra saggezza popolare..credo esista un proverbio per qualsiasi episodio della vita o quasi!