La maggiorana (lu zzànzicu)

di Armando Polito

immagine tratta da http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Starr_070906-8857_Origanum_majorana.jpg?uselang=it

nome italiano: maggiorana

nome scientifico: Origanum maiorana L.

famiglia: Lamiaceae

nome dialettale neretino: zzànzicu

Etimologie: quella della voce italiana è incerta, per i più probabilmente è da connettere al nome latino (amàracus o amàracum), che è da quello greco (amàrakos o amàrakon).1 Lo stesso dicasi per la seconda parte (maiorana) del nome scientifico, la cui prima parte (origanum) è dal greco orìganos=origano. Zzànzicu è dal greco sàmpsucon (o sàmpsychon), altro nome, oltre a ad amàrakos o amàrakon, della maggiorana. Il nome della famiglia (Lamiaceae) è forma aggettivale di lamium, varietà di ortica di cui parla Plinio2 (I° secolo d. C.).

E proprio dal naturalista latino inizia, come di consueto, la carrellata delle testimonianze antiche: “… è lodato quello (l’unguento) di amaraco a Coo; poi lì fu preferito quello di martora.”3; “Il medico Diocle e i Siciliani chiamarono amaraco quello che in Egitto e Siria si chiama sampsuco. Si riproduce in entrambi i modi, per seme e per ramo, è più longevo delle piante citate prima e migliore di odore. Produce abbondante seme, come l’abrotono, ma l’abrotono ha una sola radice che va molto in profondità, mentre quella delle altre piante si mantiene in superficie.4; ”Ancora oggi confezionano corone con le foglie del fiore di Giove [garofano5], dell’amaraco…”6; “Il sampsuco o amaraco, apprezzatissimo a Cipro e profumatissimo,tiene lontani gli scorpioni applicato con aceto e sale. La sua applicazione giova molto pure ai mestrui. Minore è la sua forza se assunto come bevanda. Con la polenta riduce la lacrimazione. Il decotto è efficace contro il mal di pancia ed è utile agli idropici. Anche secco provoca lo starnuto. Se ne ricava un olio che è chiamato sampsuchino o amaracino, utile per riscaldare e rilassare i nervi; riscalda anche la matrice. Le foglie giovano con miele in caso di contusione e con cera in caso di lussazione”7.

Dopo il principe dei naturalisti è la volta di un quartetto di poeti:

Lucrezio (I° secolo a. C.):”…Il seducente profumo dell’unguento di amaraco…”8; “Ma spesso l’amante respinto copre in lacrime di fiori e serti e unge di unguento di amaraco gli stipiti superbi e infelice stampa baci sulla porta.”9;” Infine il maiale evita l’amaracino [profumo di amaraco] e teme ogni unguento; infatti per i cinghiali è un pungente veleno ciò che talora a noi [uomini] sembra essere gradito.”10

Catullo (I°secolo a. C.): “Cingi le tempie con i fiori di amaraco che soavemente profuma.”11

Virgilio (I° secolo a. C.): “…dove il tenero amaraco con i fiori e con la dolce ombra profumato lo abbraccia.”12

Columella (I° secolo d. C.): “…dovunque l’amaraco offre la (sua) ombra profumata…”13

La notizia dell’insofferenza del maiale nei confronti della nostra erba, data, come abbiamo visto,  da Lucrezio, viene ripresa da Gellio (II° secolo d. C.): C’è un vecchio proverbio: non c’è niente in comune tra le cornacchie e le cetre, nulla tra il porco e l’amaraco.”14 

E Servio (V° secolo d. C.) ci offre una nota sull’etimo di amaraco: “Amaraco. Questo ragazzo fu profumiere del re. Egli caduto per uno scivolone mentre portava unguenti creò un profumo più intenso da quella mescolanza. Perciò si dice che i migliori unguenti sono quelli amaracini. Amaraco poi fu mutato nell’erba sampsuco che ora chiamano amaraco.”15

Sullo stesso tema tutto prende da Servio e nulla aggiunge Isidoro di Siviglia (V°-VI° secolo d. C.): “Certi nomi derivano da quello dell’inventore, come amaracino. Infatti alcuni tramandano che un servo reale di nome Amaraco mentre trasportava molti tipi di unguento scivolò cadendo e creò dal mescolamento un profumo maggiore. Perciò ora si dice che i migliori unguenti sono quelli di amaraco.”16

 

S’è detto all’inizio che nel mondo greco i nomi della maggiorana erano amàrakos/amàrakonsàmpsucon/sàmpsychon.

Il primo nome è attestato in Ippocrate (V°-IV° secolo a. C.) 17 e in Teofrasto (IV°-III° secolo a. C.) 18 senza dettagli o notizie di rilievo, mentre si legge in Meleagro (II°-I° secolo a. C.): “O Polistrato, sei giunto all’amaraco, fiore degli aedi”; 19 Dioscoride (I° secolo d. C.) ci dà notizie più estese di quelle di Plinio nella composizione dell’amaracino: “Il miglior amaracino si produce a Cizico. Si prepara dall’olio di oliva acerba e di balano. Quando questi diventano compatti con l’aggiunta di xilobalsamo, di giunco e di canna, vengono resi più gradevoli con amaraco, costo, amomo, nardo, carpobalsamo e mirra. C’è chi lo prepara in modo ancora più completo aggiungendo anche cinnamomo. Si aggiungono pure miele e vino tanto per l’unzione dei vasi che pee esaltare gli aromi che han perso vigore. Riscalda, induce sopore, sigilla l’imboccatura dei vasi, rammollisce, stimola l’emissione di urina, giova in caso di ferite infette e fistole nonché di idrocele dopo l’asportazione chirurgica. Elimina anche le croste e le ulcere estese. Giova in caso di difficoltà di minzione, di cistite e di emorroidi conl’applicazione in loco. Posto sull’utero stimola i mestrui, ne elimina gli indurimenti e i gonfiori, giova alle lesioni di nervi e muscoli, si applica spalmandolo nelle bendature alquanto strette. C’è anche l’olio che naturalmente e spontaneamente scaturisce dalla roccia, dal profumo intenso. Nasce in Arabia ed in Italia, ha moltissime applicazioni. Ha il potere di seccare, di aprire le ostruzioni e di incollare i nervi. Giova contro la scabbia e le ulcere. Modera ed elimina pure la flatulenza”20.

Per il secondo (sàmpsucon/sàmpsychon): Nicandro (probabilmente II° secolo a. C.): “Mescola l’erbosa pianta di enula, ancora steli di acta mossi dal vento, quindi molti rami e fiori di sampsuco, citiso e le lattee timalidi.”21; ancora Meleagro: “Insieme con questo [il giglio] anche sampsuco da Riano [un poeta] dal piacevole canto…“22 e, anche se in esso compare solo come termine di confronto, Pausania (II° secolo d. C.): Nella regione degli Arabi riguardo alle vipere che vivono intorno agli alberi del balsamo ho appreso qualcosa di diverso. I balsami sono in grandezza paragonabili all’arbusto del mirto ed hanno le foglie simili all’erba sampsuco.”23; chiude l’odierna passerella Areteo (II° secolo d. C.): “Buono pure [come cataplasmo contro le malattie del fegato] o il sampsuco o il meliloto.“; “Diuretica è pure la cima dell’aneto e il rosmarino oppure il sampsuco.“24

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1 Si tratta, però, di una connessione ardua da dimostrare sul piano fonetico (infatti nessuno lo ha fatto…). La più antica attestazione di maggiorana (nella forma maiorana) che son riuscito a trovare risale al Boccaccio (XIV° secolo), Comedia delle ninfe fiorentine, XXVI: “…e l’odorifera maiorana…”.  Non credo sia condivisibile, a proposito dell’etimo,  quanto si legge in Giuseppe Donzelli, Teatro farmaceutico, dogmatico e spagirico, Paci, Fasulo e Monaco, Napoli, 1675, pag. 126: “Alcuni vogliono che si chiami maggiorana dalla straordinaria cura che vi si usa a coltivarla, perché non si trovarà quasi persona che diligentemente non la tenga coltivata ne i vasi di terra posti nelle finestre o loggie delle case”. La mia ipotesi sull’argomento è espressa nella nota n. 10.

2 Naturalis historia, XXI, 55

3 Op. cit., XIII, 2:…laudatum… Amaracinum in Coo; postea eodem loco praelatum est melinus. 

4 Op. cit., XXI, 35: Amaracum Diocles medicus et Sicula gens appellavere quod Aegyptus et Siria sampsuchum. Seritur utroque genere, et semine et ramo, vivacius supradictis et odore melius. Copiosum amarco aeque quam abrotono semen. Sed abrotono radix una et alte descendens, ceteris in sulla terra levitur haerens.

5 In greco diòsantos, composto da Diòs=Giove e antos=fiore.

6 Op. cit., XXI, 33: Etiamnum folio coronant Iovis flos, amaracum…

7 Op. cit., XXI, 93: Sampsucum sive amaracum in Cypro laudatissimum et odoratissimum, scorpionibus adversatur, ex aceto ac sale illitum. Menstruis quoque multum confert impositum. Minor est eidem poto vis. Cohibet et oculorum epiphoras cum polenta. Succus decocti tormina  discutit et urinis et hydropicis utile. Movet et aridum sternutamenta. Fit ex eo et oleum quod sumpsuchinum vocatur aut amaracinum, ad excalefacioendos molliendosque nervos; et vulvas calefacit. Folia sugillatis cum melle et luxatis cum cera prosunt.

8 De rerum natura, II, 846: …amaracini blandum

9 Op. cit., IV, 1170-1173: At lacrimans exclusus amator limina saepe/floribus et sertis operit postesque superbos/unguit amaracino et foribus miser oculos figit.

10 Op. cit., VI, 973-975: Denique amaracinum fugitat sus et timet omne unguentum; nam saetigeris subus acre venenumst quod nos inter dum tam quam recreare videtur. In questa insofferenza del maiale per tutti i profumi ed in particolare per quello della maggiorana potrebbe secondo me essere nascosto il segreto dell’etimo. E penso non tanto al fatto che l’erba è un aromatico indispensabile proprio nella preparazione del maiale ma allo stesso etimo di maiale e maggio (entrambi collegati alla dea Maia, cui veniva sacrificato il primo, dedicato il secondo); e partendo proprio da maius (da cui maggio) si potrebbe essere sviluppata la sequente trafila: maius>*maiolàna (herba), cfr. il francese majolaine>maioràna (del Boccaccio)>maggioràna.

11 Carmina, LXI, 6-7: cinge tempora floribus suave olentis amaraci. 

12 Aeneis, I, 689-690:… ubi mollis amaracus illum/floribus et dulci aspirans complectitur umbra.

13 De re rustica, X, 296: …sicubi odoratas praetexit amaracus umbras…

14 Noctes Atticae, praefatio, 19: Vetus adagium est: nihil cum fidibus graculo est, nihil cum amaracino sui. 

15 Commentarii in Vergilii Aeneidos l. I. v. 689: Amaracus. Hic puer regius unguentarius fuit, qui casu lapsus dum ferret unguenta maiorem ex confusione odorem creavit. Unde optima unguenta amaracina dicuntur. Hic postea in herbam sampsuchum versus est, quam nunc amaracum dicunt.

16 Etymologiae, XIII, 3: Sunt et quaedam ab inventorum nomine, ut amaracinum. Nam quidam tradunt regium quendam puerum Amaracum nomine complura unguentorum genera ferentem casu prolapsum esse et maiorem ex commixtione odorem creasse. Unde nunc optima unguenta amaracina dicuntur.

17 De natura muliebri, 104.

18 Historia plantarum, I, 9, 4 e 6, 1, 1.

19 Epigrammi, 1, 41.

20 De materia medica, I, 68.

21 Theriacà, 615-617 e fr. 74.53.

22 Nello stesso componimento indicato in nota 19.

23 Periegesi della Grecia, 9, 28, 3.

24 Arte di curare le malattie acute, VI, passim.

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