Biodiversità. Le cento cultivar di fico del Salento

marcello gaballo

di Antonio Bruno

 

La biodiversità a modo mio
Posso parlare di Biodiversità a modo mio? Non userò il compassato e puntuale piglio dello studioso, né quello pratico e poco suggestivo del tecnico pratico che ha l’urgenza di finire il lavoro, lo farò con le mie parole, quelle stesse parole che ti hanno accompagnato nelle avventure che ti ho scritto sino ad adesso e che tu impunemente hai potuto leggere.

Ho ascoltato tante spiegazioni sulla Biodiversità davvero dottissime, solo che hanno relegato la parola “Biodiversità” dietro alle cattedre delle aule universitarie o scolastiche e nei libri aperti sui banchi di scuola. Avete notato che non c’è una discussione su una chat di facebook che abbia per tema la biodiversità? Sapete che non c’è una discussione davanti alle scuole, tra gli studenti, che tratti di biodiversità? Ma la circostanza che da l’esatta dimensione del problema è che soprattutto non ne parlano “le donne”. Già, le donne! quelle che ancora utilizzano la narrazione di ogni giorno per raccontare le crisi matrimoniali e le piccole vittorie familiari che nessun giornale di gossip pubblica ma che grazie alla loro narrazione della realtà occupa interi pomeriggi al telefono o al bar davanti a una tazza di the con la conseguenza della condivisione delle vicende e delle vite di un gruppo di parenti, amici e conoscenti che sanno tutto ciò che accade nelle loro famiglie e che svelano anche i più intimi segreti.

Umanizzare tutto, l’abitudine delle persone è umanizzare tutto. Ho notato come mia figlia tratta il nostro cane Bianca, le parla come fosse una sua amica, parla al cane come fosse una bambina come lei. Quando ci racconta quello che fa ecco che è del tutto evidente che lei considera la nostra cagnetta una sua amica, una persona. Ma c’è chi umanizza la sua pianta preferita sul balcone, chi lo fa con un albero o con un cespuglio. Umanizzare!

L’aveva capito già Walt Disney che secondo la leggenda, in viaggio su un treno da New York a Los Angeles disegna un personaggio ispirato a Oswald il coniglio, ma senza orecchie a penzoloni, e quindi più facile da disegnare. Aggiungendo più tardi a matita orecchie tonde e una semplice coda crea un personaggio più simile a un topo: era nato Mortimer Mouse poi ribattezzato Mickey Mouse a noi noto come Topolino. Walt Disney ha umanizzato cani (Pippo) paperi (Paperino) insomma ha fatto la sua fortuna umanizzando gli animali. Perché noi umani umanizziamo tutto, siamo così presuntuosi da credere che tutto funzioni come noi e che soprattutto tutto sia in funzione di noi, i regnanti che hanno il potere assoluto sul mondo intero.



Per umanizzare la diversità vegetale

Così non è! Ma la nostra presunzione ci ha fatto credere che l’unica varietà di pera che dovevamo coltivare era quella che produceva di più e che aveva frutti più grossi ed ecco scomparire tutte le altre cultivar di pera che ad eccezione di quelle salvate nei giardini di qualche agricoltore.

Per capire cosa abbiamo fatto proviamo a parlare di te che mi leggi. Si! Sto scrivendo proprio di te! Hai delle sorelle o fratelli? Immagina che le tue sorelle o fratelli siano varietà della tua famiglia. Per essere più chiaro se di cognome fai De Giorgi e ti chiami Antonio ecco che sei un De Giorgi di Varietà Antonio e tua sorella sarà un De Giorgi di Varietà Elisabetta, e così via. Immagina che una ragione economica scegliesse solo te per la riproduzione e che quindi l’unico della tua famiglia che ha la possibilità sposarsi ed avere figli fossi tu, per ragioni di ordine economico, magari perché si è riusciti a stabilire che da te e dalla tua discendenza si ha una particolare attitudine a scrivere poesie. Questo è accaduto nella nostra regione! Per ragioni di ordine economico!


Le cento cultivar di fico del Salento leccese

Ed è così che il fico, pianta significativamente diffusa e tipica nel Salento di alcuni anni fa oggi è a rischio di scomparire. Sino al 1950 potevano contarsi nel Salento leccese oltre 10.000 ettari in coltura specializzata (pari a circa il 4% della superficie coltivata ed al 7% delle sole colture legnose), ai quali occorre sommare la superficie della coltivazione promiscua e le numerosissime piante sparse.


La produzione di fichi

Complessivamente si generava una produzione di prodotto fresco che nel 1950 superava 177.000 quintali dai quali si otteneva una produzione di oltre 41.000 quintali di prodotto di prima trasformazione (fichi secchi). Dal 1950 in poi si è verificato un rapido declino della coltivazione scesa a poco più di 5.000 ettari nel 1960, a poco più di 2000 ha nel 1967, per giungere ai poco più di 20 ettari di oggi.

Gli impianti specializzati erano localizzati sul versante adriatico della provincia di Lecce. E dopo ciò che avete letto non sarebbe interessante promuoverne la diffusione, indirizzando il sostegno che la Regione accorda (attingendo a fondi comunitari, documento regionale PSR 2007 – 2013) per il reimpianto di alcune colture tradizionali del territorio pugliese?



Le iniziative delle altre Regioni

Io sono a conoscenza delle numerose iniziative condotte finora dalle altre Regioni, sulla base delle emergenze locali e con il coinvolgimento delle imprese agricole, hanno messo in atto progetti specifici, realizzati su particolari territori per il recupero di vecchie cultivar dei comparti viticolo, olivicolo, frutticolo, orticolo, cerealicolo, floricolo.

Per esempio ci sono state le attività per la tutela e la valorizzazione del germoplasma autoctono di olivo nelle Regioni dell’Italia centrale; il progetto di raccolta e valutazione delle varietà locali di specie erbacee coltivate in alcune imprese marchigiane; il recupero, la conservazione e la valorizzazione del materiale viticolo Veneto; le attività di conservazione aziendale, in situ, delle risorse genetiche autoctone del Parco Nazionale della Majella.



I dati allarmanti del Fico del Salento leccese

Ma i dati sulla perdita di biodiversità del Fico che ho riportato sono allarmanti, evidenziando una diminuzione continua, risulta, tuttavia, possibile invertirla, come dimostrano numerosi casi di successo delle politiche conservative attuate ad esempio dal Dott. Francesco Minonne prima come ricercatore dell’Università del Salento nell’Orto Botanico e poi nel Centro di Educazione Ambientale di Andrano e infine come Componente del Comitato di Gestione del Parco naturale regionale Costa Otranto – Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase.



La Regione Puglia s’è dimenticata delle 100 varietà di Fico del Salento leccese

Insomma a tutelare il fico, le più di 100 cultivar di fico che sono presenti nel Salento leccese, ci avrebbe dovuto pensare il bando in attuazione della misura 214, azione 3 “Tutela della Biodiversità” del P.S.R. Puglia 2007-2013 (bando disponibile all’indirizzo http://www.regione.puglia.it/index.php?anno=xlii&page=burp&opz=lpubol sul BURP n° 47 del 31 marzo 2011, pagine 9018-9160) e presentato ieri a Lecce dall’Assessore Dario Stefano.

Ma siccome l’azione sarà applicata, per le specifiche varietà locali, esclusivamente negli areali di coltivazione, di cui alla tabella dell’Allegato 8 del PSR Puglia 2007 2013, e siccome in questo allegato il Fico non è stato previsto ecco che il Fico e anche a tante altre cultivar del Salento leccese non possono essere oggetto di aiuto comunitario così come invece lo saranno altre piante grazie agli aiuti economici riservati a chi se ne è presa la custodia.

Al Salento leccese resta il volontariato di tanti uomini e donne, agricoltori, semplici cittadini possessori di Paesaggio rurale che con passione custodiscono le piante di questo nostro Salento che è per antonomasia terra di Biodiversità.


Il valore economico ed ecologico della BIODIVERSITA’

Costanza nel 1997 ha validamente quantitativizzato in termini ecologico – economici il servizio ecologico prodotto dalla biodiversità nel controllo delle alluvioni, nella protezione del suolo dalle erosioni, nella produttività del suolo, nel filtraggio delle acque, nella purificazione dell’aria, nella regolazione del clima, nella riutilizzazione dei rifiuti urbani, nella produttività in generale.


Il Salento leccese serbatoio della Biodiversità

Il Salento leccese è da sempre considerato un serbatoio di biodiversità, qui c’è più germoplasma che in altre parti della penisola italiana perché rappresenta una CERNIERA BIOGEOGRAFICA tra Oriente e Occidente.

Volete la prova? Le Specie Vegetali presenti in Italia sono 7.050, in Puglia 2.076 e, udite,udite, NEL SOLO SALENTO CI SONO 1.400 SPECIE VEGETALI che rappresentano 2/3 della Flora della Puglia 1/3 della Flora dell’intera Penisola Italiana.



Il Salento leccese Fabbrica della Biodiversità

Il Salento leccese Fabbrica della Biodiversità da cui fare uscire idee, iniziative, suggestioni, visioni di un Salento sempre più accogliente soprattutto per le specie animali e vegetali che in esso abitano e che rappresentano la possibilità di convivere tra specie dell’oriente dell’occidente. Il Salento leccese BIOCERNIERA tra Nord e Sud, tra Est e Ovest e luogo ideale in cui tutti i gli esseri viventi trovano il modo di stare insieme in armonia. Il Salento leccese paradigma della convivenza tra tutti i popoli del grande lago salato, la vita pacifica e serena che desiderano tutti i popoli del libero scambio che si affacciano alle rive del bacino del Mediterraneo.

 

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