Un'ipotesi blasfema: utilizzare l’oro salutare del Salento, l’olio d’oliva, come biomassa da termo-valorizzare a fini energetici

 

Gli ambientalisti del Salento leccese scrivono al Governo per impedire che l’olio di oliva lampante venga bruciato
 

di Antonio Bruno

 

Lettera aperta – appello urgente indirizzata al Governo
 
– al Ministro delle Politiche Agricole ed Alimentari, Giancarlo Galan;
– al Ministro per lo Sviluppo Economico, Paolo Romani;
– per conoscenza al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
 
Gentili Ministri,
 
Vogliono bruciare il nostro “sacro” olio d’oliva per alimentare le centrali a biomasse della speculazione della Green Economy Industriale, la stessa che sta devastando impunemente il nostro Paese con pannelli e pale eoliche nelle campagne!
 
Vi scriviamo con la massima urgenza dal Salento, confidando nella vostra già ampiamente dimostrata sensibilità, nonché sulla vostra lungimiranza ed intelligenza. Il gap che separa Roma e le stanze del Ministero dalla realtà rurale, paesaggistica ed economica pugliese, ci costringe ad essere diretti con voi nell’esposizione della grave problematica, al fine di superare le cortine di mala informazione che mielano e stemperano la realtà, spesso, come in questo caso, a puro fine speculativo per gli interessi di alcune lobby, in pieno contrasto con il vero bene comune dei cittadini e persino con principi costituzionali.
 
La lobby della Green Economy Industriale ora vuole pure bruciare tutto l’olio d’oliva del Grande Salento, del sud della Puglia, la cosiddetta anche Terra d’Otranto, comprendente grossomodo le province di Lecce, Brindisi e Taranto, l’antica Messapia, per fare costruire lucrose speculative e nocive centrali a biomasse oleose! La stessa lobby politico-imprenditoriale trasversale che ha devastato la campagna di Puglia con mega torri eoliche falcidia uccelli e stupra paesaggio, e con morti deserti sconfinati di pannelli fotovoltaici.
 
Non un solo albero è stato piantato contro il “climate change” in Salento, contro la desertificazione, ma i suoli sono stati strappati all’agricoltura e alla vita, e desertificati artificialmente al fotovoltaico.
 
Non credete a quanti parlano, oggi, strumentalmente, di posti di lavoro in meno a seguito del recente intervento del Governo nella materia dei FER (impianti da Fonti d’Energia Rinnovabili, sole, vento e biomasse), figuratevi che numerosi esposti di extracomunitari in Provincia di Lecce, ed inchieste in quella di Brindisi, denunciano lo sfruttamento inumano e al nero di forze lavorative sottopagate di emigranti nell’installazione degli impianti di fotovoltaico.
 
E’ quello della Green Economy Industriale un mercato drogato da iperincentivazioni pubblica e di rapina!
 
Chiedetevi quanti posti di lavoro di abitanti della Puglia si perderanno per la cancellazione del paesaggio e quindi del turismo e del settore agro-silvo-pastorale!
 
Chiedetevi il costo di beni come il suolo, l’orizzonte, l’identità storica, la qualità di vista, lo stato di salubrità di un’intera regione che vengono cancellati! Ed il caso Puglia è null’altro che il caso Italia!
 
Chiediamo il vostro aiuto, perché sia posto fine a tutto questo scempio falso-green, a favore dei rimboschimenti seri e massicci del Salento. A partire dalla costituzione della Banca Mondiale a Washington (accordi di Bretton Wood), uno dei primi obiettivi fissati e fu quello di riportare ricchezza nel Salento a beneficio dei salentini, attraverso proprio l’ampio progetto di riforestazione del Salento, mediante la piantumazione massiccia di piante autoctone, ma non fu mai portato a termine! Il paradosso è che se ogni giorno sul Financial Times o sul The Guardian si parla di riforestazione inglese per combattere il “climate change”, non si riesce a capire come sia possibile che Governo, Regione e province ignorino del tutto questa necessità per il Salento, terra d’Italia con il minor numero di boschi, a causa di artificiali disboscamenti selvaggi. Mentre un tempo non lontano era tra le più verdi e pittoresche regioni d’Italia, ed era anche più ricca d’acqua in superficie, proprio grazie alla presenza del fitto manto boschivo!
 
Vi chiediamo di imporre una MORATORIA urgente di tutte le decine e decine di impianti autorizzati o ancora in iter autorizzativo di mega-eolico e fotovoltaico a terra, rivolti alla vendita prioritaria dell’energia prodotta, e non per autoconsumo, che se realizzati cancelleranno completamente tutto ciò che vuol dire oggi Puglia e Salento nella coscienza mondiale! Una catastrofe che solo voi potete evitare, ed annunciata già dai direttori di ARPA PUGLIA, Agenzia Regionale per la Prevenzione e l’Ambiente, e dalla Soprintendenza ai Beni Culturali della Puglia. Vi è tutta una Puglia rurale e naturale da ricostruire, da restaurare, da far tornare viva e fertile, da bonificare da pale e pannelli, a partire da tutti quegli impianti di ettari ed ettari e da tutte quelle torri d’acciaio che si stanno sequestrando, giorno dopo giorno, via via che procedono i controlli delle forze di polizia, per gravissime irregolarità e abusivismi, che arrivano fin anche al diffuso smaltimento illecito di rifiuti speciali e tossici, e si teme anche radioattivi, sotto i basamenti delle torri e sotto gli specchi delle presunte energie pulite! Quale migliore nascondiglio di quello!!
 
Vi chiediamo di porre fine ad ogni autorizzazione o incentivazione per impianti da fonti rinnovabili (eolico, biomasse e fotovoltaico) destinati alla vendita dell’energia prodotta e ubicati nelle aree rurali e naturali senza distinzione alcuna tra queste; si cerca d esempio strumentalmente di distinguere tra aree “degradate “e non, ma le aree degradate dovrebbero essere solo bonificate e rinaturalizzate, non danneggiate ulteriormente.
 
Vi chiediamo di favorire al grado massimo, con incentivi, e finanziamenti a fondo perduto, solo gli impianti per autoproduzione di fotovoltaico, con pannelli posti sui tetti di edifici recenti preesistenti, superfici queste biologicamente morte estesissime ed inutilizzate del paese. Per una microgenerazione dell’energia solare diffusa ad impatto veramente zero sull’ambiente e con vantaggi economici veri per l’economia di famiglie e aziende, e per tutto l’indotto virtuoso conseguenze, fatto di gruppi d’acquisto e piccole aziende.
 
Non prestate ascolto a quanti oggi, contro i tagli alla falsa “Green” e molto “Economy”, si stracciano le vesti contro questo decreto, sono solo coloro che fino ad ora hanno realizzato guadagni spropositati grazie agli incentivi, sostenuti impudentemente da alcune associazioni falso ambientaliste italiane. Fermo restando l’invito a favorire i piccoli impianti per autoconsumo a servizio e di proprietà di famiglie e aziende utenti di quell’energia.
 
Sono poche associazioni, quella che appoggiano questa speculazione nei loro direttivi, associazione nello statuto di ispirazione ecologista, (un tempo almeno erano tali), che oggi sono fortemente dilaniate da contrasti al loro interno, per le derive industrialiste e speculative, per il tradimento degli ideali ecologisti fondanti da parte dei loro direttivi.
Vi è un mondo invece di neo forze di puro ecologismo, di naturalismo, un mondo di tante associazioni non corrotte da questa foga economica degenerante, sviluppatasi purtroppo a partire dal Protocollo di Kyoto, trasformato ingiustamente in cavallo di Troia della frode; vi è un mondo di miriadi di comitati e neomovimenti sorti in Puglia, nel sud Italia ed in tutta la Nazione, come risposta immunitaria alla devastazione della Green Economy Industriale, di cui noi firmatari siam solo una goccia in un mare di genuino attivismo, un mare che vi chiede, quanto noi qui vi stiamo chiedendo; un mare cui si aggiungono quanti, quei tanti, tantissimi, che pur in contrasto con i loro direttivi, vi chiedono, pur in quelle stesse associazioni oggi alla deriva, di proteggere la natura ed il pesaggio davvero. E se le onde di questo mare non fanno quel fragore che potrebbe dare loro quella maggiore rilevanza, che meritano, è solo perché il mondo dell’informazione vive una situazione di incertezza e confusione, confusione che nasce dalla dicotomia tra quanti, consolidati nelle loro posizioni acquisite da tempo sotto il velo dell’ecologismo attivo, promuovono la devastazione falso-green del paese, e quanti invece, emersi dal nulla come globuli bianchi a migliaia, ma fisiologicamente divisi fra loro, hanno difficoltà ad esprimere e gridare tutto il loro dissenso, che è quello di tutti i cittadini che scoprono di esser stati ingannati con la scusa di un’ecologia strumentalizzata e vilipesa tristemente al contempo!
 
Falsi ambientalisti corrotti, che tacciano in maniera menzognera di volere il ritorno al nucleare, quanti stanno dicendo basta in tutt’Italia, dalle Alpi alla Sicilia, alla rapina industrialista delle energie verdi! E valga per tutti il nostro esempio, anche noi diciamo un “No” fermo alla scelta del ritorno al nucleare portata avanti al Governo Italiano:.
 
Il flagello della Mala della Green Economy Industriale da una parte, la intrinseca insostenibilità tecnologica della fissione nucleare dall’altra, ribadita in ultimo dalla recente catastrofe nucleare in Giappone a seguito del terremoto-tsunami, (e l’ Italia non è certo terra asismica, Salento incluso, nonostante i falsi luoghi comuni pseudo-scientifici. Il Salento fu ad esempio devastato da un terribile terremoto con enorme maremoto conseguente, che si abbattè, sulla costa del Canale d’Otranto, il 20 febbraio del 1743, solo a conferma della taciuta forte pericolosità sismica del Salento per l’ubicazione di depositi di scorie nucleare o centrali atomiche), tracciano la strada virtuosa obbligata per il Governo italiano in termini di strategie energetiche, che vi chiediamo di percorrere per il bene vero della Nazione: la solarizzazione dei tetti delle famiglie per la microgenerazione diffusa dell’energia e la ricerca scientifica!
 
Vi chiediamo, infine, l’impegno per la massimizzazione della qualità dell’agricoltura salentina a fini alimentari, verso le filosofie del biologico, del massima recupero delle colture più tradizionali in termini di cultivar vegetali e varietà domestiche animali, ripotenziando tutto il settore silvo-agro-pastorale!
 
A tal fine si collegano la richiesta urgente al Governo:
-) di esprimere un netto divieto, anche per quanto sotto esposto, a qualsiasi ipotesi blasfema di utilizzo dell’ oro salutare del Salento, l’olio d’oliva, come biomassa da termo-valorizzare a fini energetici;
 
-) di non consentire all’uso delle ramaglie e degli scarti delle colture agricole e produzione zootecniche a fini energetici, se non dopo aver calcolato e avere tolto da essi, quella percentuale necessaria, da sminuzzare e distribuire nei campi, per farne quel compost naturale, atto a sostituire completamente il ricorso ai surrogati dei fertilizzanti di sintesi;
 
-) di affermare un netto divieto anche all’uso di eventuali ramaglie come biomassa da termovalorizzare proveniente da lavori forestali effettuati in boschi e macchie, dove è bene destinare, anche lì, la ramaglia al compost in loco.;
 
-) Devono essere fatti salvi gli usi delle ramaglie, e scarti di potatura a fini domestici, per i “sacri” fuochi dei camini nelle abitazioni!
 
E’ una setticemia di corrotti falso-green, quella che subiamo, che per frodare Stato e cittadini al contempo, corrompono tutto il nostro tessuto socio-politico-economico, strumentalizzando e calpestando al contempo l'”ecologia”!
 
Chiediamo e Ringraziamo infine
 
-) il Ministro Romani per il suo impegno contro questa frode falso verde e lo invitiamo a perseverare sulla strada intrapresa che va nella direzione della tutela del mondo agricolo, del paesaggio della nazione protetto dall’articolo 9 della Costituzione Italiana nei principi fondamentali, e della vera “ecologia”, protezione della biodiversità ed della qualità di vita. Chiediamo solo più impegno per l’autogenerazione diffusa in microimpianti dell’energia da fonte solare, e un’azione ancora più dura, forte, decisa e pesante, contro ogni produzione di FER a fini di vendita dell’energia prodotta, e lucro sugli incentivi pubblici e ai danni delle tasche dei cittadini.
 
-) il Ministro Giancarlo Galan per aver incluso proprio il paesaggio degli ulivi salentino, (il cui pregiato olio oggi si tenta di offendere e degradare), tra i paesaggi rurali censiti come degni della massima protezione paesaggistica della Nazione, del nostro Bel Paese.
 
La ringraziamo per il suo intervento a tutela del paesaggio rurale delle “Serre Salentine”, legato proprio all’ecosistema agricolo-naturale degli uliveti, molti anche plurisecolari, e sulla carta protetti dalla Regione Puglia con Legge Regionale n. 14 del 04-06-2007, “Tutela e valorizzazione del paesaggio degli ulivi monumentali della Puglia”.
 
La ringraziamo per il suo intervento contro l’ubicazione di impianti lager di pannelli fotovoltaici e di mega torri eoliche d’acciaio sulle “Serre”, le colline del Salento. Nei censimenti ministeriali attuali il censimento delle Serre della Provincia di Lecce, delle Serre ha evidenziato quelle cosiddette occidentali, legate al complesso di Parabita-Matino-Neviano-Ruffano ecc., ma difetta delle Serre orientali, quelle di Giuggianello-Palmariggi-Minervino di Lecce-Poggiardo-Cannole. Le chiediamo di far intervenire urgentemente il suo ministero ad inclusione urgente, dell’ecosistema rurale delle Serre orientali nel “paesaggio rurale delle Serre Salentine” tutelato dal suo Ministero! Le Serre Orientali si connotano per le medesime peculiarità rurali, geologiche, naturali e per o stesso alto valore storico-archeologico, che caratterizza quelle occidentali del basso Salento.
 
In merito alle serre orientali, chiediamo la sua intercessione urgente presso la Regione Puglia e presso il Ministero dei Beni Culturali, già allertato con un’interrogazione parlamentare cui ancora non ha avuto modo di rispondere,
Interrogazione a risposta scritta 4-06744 presentata da Elisabetta Zamparutti, deputata membra della commissione Ambiente della Camera, giovedì 8 aprile 2010, seduta n.304
 
Link:
http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_16/showXhtml.Asp?idAtto=23789&stile=6&highLight=1&paroleContenute=
al fine di fare sospendere le autorizzazioni, tra mille irregolarità concesse dalla Regione Puglia, per due impianti di circa complessive 20 mega torri eoliche d’acciaio di 145m, su una collina che non supera i 115 m slm; la “Collina dei Fanciulli e delle Ninfe”. Due impianti adiacenti nei feudi di Palmariggi e Giuggianello, (un terzo sempre adiacente e nel feudo di Minervino di Lecce, è ancora rischiosamente in iter autorizzativo), in provincia di Lecce, in un’area di altissima importanza culturale e mitologica, considerata la Stonehenge megalitica d’Italia per i suoi monumenti megalitici e ciclopiche rocce sacre; l’acropoli della antica civiltà messapico-salentina locale, di cui cantarono già il poeta latino Ovidio e l’antico scrittore greco Nicandro (II sec. a. C. ), le leggende che descrivevano i locali alberi d’ulivo degli uliveti del sito delle “Rocce Sacre”, di quella mitica serra, come fanciulli, pastorelli delle genti messapiche, trasformati in olivastri dalle ninfe, per aver osato gareggiare con loro nella danza, avendole scambiate per coetanee fanciulle mortali. Uliveti mitologici, dai cui tronchi dalle forme antropomorfiche, si diceva sentir venir fuori gemiti dei fanciulli intrappolati, uliveti oggi a rischio di taglio come il loro paesaggio tutto. Il filosofo greco Aristotele lego invece alla lotta di Ercole contro i giganti quelle enormi rocce sacre, oggi ammantate di leggende di streghe, orchi e fate. Il sito interessato da numerose voragini carsiche, dunque a notevole rischio idrogeologico, per le sue immense mastodontiche “rocce sacre”, a forma di giganteschi funghi, è censito tra i più importanti geositi d’Italia, siti di interesse geologico, e, solo però nelle carte, protetto paesaggisticamente dalla stessa Regione Puglia con la recente Legge Regionale 33/2009 “Tutela e valorizzazione del patrimonio geologico e speleologico”. Si aggiunga che tali impianti di mega eolico con tutte le mille infrastrutture annesse, se realizzati, devasteranno anche lo skyline della vicina città di Otranto, da pochi mesi elevata a patrimonio UNESCO dell’ umanità, e del cono visuale di Torre Sant’Emiliano, (storica torre suggestiva lungo la costa otrantina), protetto da gennaio dalle nuove Linee Guida, sugli stessi impianti da fonti rinnovabili, della stessa Regione Puglia (R.R. n.24 del 30 dicembre 2010)! Un paradosso, gli impianti non sono stati realizzati, la Regione ha protetto i coni visuali, ma la stessa Regione non vuole muoversi, come in suo potere, per far applicare retroattivamente la protezione, vanificando così ogni tutela sancita del bene paesaggio, che ha un valore in sé riconosciuto, che deve essere pertanto tutelato ora, anche se questo significa far valere retroattivamente i divieti stabiliti nelle Linee guida regionali e sospendere le autorizzazioni concesse, tra mille anomalie ed irregolarità a dittucole di sviluppatori dal capitale sociale di circa 10.000 euro, per realizzare impianti di diversi milioni di euro! Un mercimonio delle autorizzazioni dunque! Vi è poi un riconoscimento UNESCO, oggi, che obbliga il Governo ad intervenire, di fronte alle inerzie e lassismi della Regione nei confronti dei suoi doveri di tutela; uno scandalo ormai agli occhi del mondo e non più della sola nostra Nazione!
 
REGOLAMENTO REGIONALE 30 dicembre 2010, n. 24 “Linee Guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili”,
Link: http://www.regione.puglia.it/index.php?page=burp&anno=xli&opz=lsezdoc&sez=140&burp=2657
 
Chieda per quei due impianti alla Regione di sospendere le autorizzazioni concesse tra mille irregolarità, o intervenga in deroga lo stesso Governo! Tutt’Italia ve lo chiede da mesi e mesi di apprensione per quel sito magnifico!
 
All’attenzione del Governo tutto: osserviamo in conclusione che il 14 marzo 2008, fu stabilito dalla Provincia di Lecce, all’unanimità, nel PTCP, (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale), il “Salento come Parco naturale e culturale”. Sebbene tutte le forze politiche, anche le stesse di centro-sinistra, che all’epoca governavano la nostra provincia, sembrano averne svanita memoria, noi tutti, i cittadini, non ce ne siamo dimenticati, e oggi chiediamo, davvero, il massimo impegno a partire dal Governo, per il SALENTO COME “PARCO NATURALE E CULTURALE”, secondo gli indirizzi di quel virtuoso piano di intenti, PTCP, che non può restare solo sulla carta, e dei cui virtuosi principi ispiratori, oggi più che mai, abbiamo tutti tanto bisogno!
 
APPROFONDIMENTO SULLA QUESTIONE BIOMASSE DA OLIO D’OLIVA E RAMAGLIE NEL SALENTO
 
La presunta valorizzazione energetica dell’olio d’oliva, lanciata anche da alcune associazioni di categoria, è stata accolta con una forte opposizione e sollevazione del mondo agricolo e culturale salentino, nonché da numerose altre associazioni di categoria dello stesso settore, che ne hanno denunciato tutta l’oscenità della proposta, e in sé, e per le conseguenze che comporterebbe, e che hanno preso le distanze da quei parlamentari locali sparuti, che hanno sostenuto, senza il minimo onore, la blasfema proposta, per ragioni, la cui logica sottesa ci rifiutiamo di approfondire.
Utilizzare l’olio d’oliva per produrre energia:
– svalorizzerebbe tutto il comparto olivicolo salentino;
– impoverirebbe ed inquinerebbe il Salento sotto mille punti di vista, dall’aria, ai suoli, alle acque, alle falde idriche, per il venire meno di ogni protocollo di trattamento chimico per finalità alimentari, (la maggior parte dell’acqua potabile del Salento carsico, erogata dall’ Acquedotto Pugliese, proviene dal sottosuolo permeabile!), e per la stessa combustione degli oli;
– distruggerebbe l’immagine del prodotto, fondato sulla identità rurale salentina e sulla ricchezza organolettica dell’olio d’oliva come prodotto alimentare d’eccellenza, richiestissimo, per altro, in tutto il mercato mondiale, come forse nessun altro prodotto;
– rischia di danneggiare, con “un effetto risucchio”, tutta la produzione dell’olio salentino, facendo deviare, per motivi di redditività strumentalmente drogata, tutta la produzione d’olio da alimentare a lampante-biomassa oleosa;
– offenderebbe tutta una terra, fiaccandone ogni intervento volto al miglioramento e alla valorizzazione dell’olio d’oliva salentino, poiché, anche, interromperebbe bruscamente il virtuoso processo verso il biologico, verso la produzione di olio d’oliva, a fini alimentari e sanitari, di massima qualità e salubrità, motore trainante del miglioramento dell’intero paesaggio, ecosistema e stato dell’ambiente salentino.
 
“E’ poi l’olio d’oliva un prodotto sacro della terra salentina”, che in certi periodi, di sottomissione economico-culturale della nostra terra, è stato piegato, per necessità storiche, a mero “olio lampante”, per combustione dunque, ma che oggi abbiamo il dovere storico e culturale di continuare a trasformare sempre più nell’ “oro alimentare della terra pugliese”, baricentro della dieta mediterranea, definita patrimonio UNESCO dell’umanità, da alcuni mesi! Non serve aggiungere altro per capire l’abominio di una tale proposta, bruciare l’olio d’oliva per produrre energia, che degraderebbe, da virtuoso ad immoralmente iper-industriale, tutto il futuro sviluppo del settore olivicolo salentino e dell’intera terra ed economia pugliese, aumentando il livello di sottomissione alle multinazionali, del mondo degli agricoltori, ed il carattere neo-coloniale del processo, che ne verrebbe innescato, e che già si sta osservando con il fotovoltaico e l’eolico industriali, le cui ditte, ultime proprietarie degli impianti, son estere, europee e extra-europee, giapponesi, cinesi, russe, degli Stati Uniti, danesi, spagnole, tedesche, austriache, ecc., con sedi finali, attraverso meccanismi di scatole cinesi, in paradisi fiscali (ditte off-shore), come Panama, Cipro e le Isole Cayman, con conseguente afflusso degli incentivi italiani, (e pagati dagli italiani stessi con le loro bollette elettriche, tra le più alte del mondo), all’estero, e con incontrollabili fenomeni mafiosi di riciclaggio internazionale di denaro sporco, come anche denunciato già dall’ Europol, l’Agenzia di Polizia Europea, e dalla magistratura italiana, e non ultimo dalla Commissione Bicamerale Antimafia, nel dicembre 2010, per il caso del fotovoltaico e dell’eolico proprio nel Salento. Motivo per cui il settore, Green Economy Industriale è sotto attenzione da parte di tutte le forze dell’ordine. E quotidiani sono ormai gli arresti, gli avvisi di garanzia, le denunce ed i sequestri in corso, in un settore industriale che pare profondamente minato alle sue radici, e che spesso si è retto ed alimentato di tentativi regionali di legiferazione, è il caso della Puglia, censurati e bollati poi come incostituzionali dalla Suprema Corte Costituzionale, che hanno deregolamentato il sistema aumentando il caos e favorendo il buio in quella “zona grigia”, come l’ha definita Beppe Pisano, senatore ed ex ministro degli interni, oggi alla presidenza della Commissione Bicamerale Antimafia; una “zona grigia” in cui ha detto opera una salentina “mafia borghese” collusa con malavita e con quella parte più corrotta e deviata della politica, delle banche e dell’imprenditoria. Chi inneggia alle crisi di settore, e alle congiunture economiche internazionali, per favorire questa “corruzione” dell’olio d’oliva, ad olio meramente “lampante”, da comburre e termo-valorizzare, lo fa per motivi strumentali, legati alla legge regionale sulla “filiera corta”, che ha tagliato le gambe alle lobby politico-imprenditoriali trasversali locali che volevano realizzare speculative grosse centrali a biomasse oleose in territorio salentino, e che ora, solo con la trovata dell’uso del nostro olio d’oliva come combustibile, non potendo più importare d’altrove oli vegetali, potrebbero sperare di vedere autorizzate e costruire!
 
Ci auguriamo, e siamo certi, che si riuscirà presto, dall’interno del settore agronomico territoriale, a capire fino in fondo la degradazione morale che sta agendo, sempre dall’interno, dal cuore corrotto del sistema, da cui sta irradiando, per tutto il sud della Puglia, questa setticemia, da curare al più presto, attraverso i globuli bianchi, quelle personalità competenti, intelligenti e coraggiose, che il sistema ha già al suo interno; un’infezione che sta portando a spingere per il compimento di quell’atto sacrilego, immorale appunto, che sarebbe acconsentire oggi all’uso del nostro olio salentino come biomassa!
 
Dall’esterno del sistema agronomico territoriale, questo messaggio valga come un tentativo di medicina somministrata dal mondo ambientalista salentino, che resterà inefficace se non sarà l’intero settore a reagire, ad enucleare le sue cellule malate e ad espellerle per potersi nuovamente rifortificare, al fine di continuare a far crescere in qualità, salubrità e ricchezza naturale il nostro Grande Salento!
 
Un’acceso dibattito, inevitabilmente carico di indignazione della gente che ama il sud della Puglia, che si sta sviluppando in tutto il territorio, sul tema del degrado del nostro settore olivicolo a seguito dell’ipotesi strumentale dell’impiego come biomassa del nostro olio d’oliva salentino, al fine della creazione di grosse nocive e speculative centrali a biomasse oleose!
 
E’ la longa manus della mala lobby politico-imprenditoriale della Green Economy Industriale, che dopo aver tentato di danneggiare il nostro paesaggio, con deserti artificiali di pannelli fotovoltaici e mega pale eoliche, a fini di frode statale e di speculazione ai danni delle tasche dei cittadini, ora vuole fiaccare anche quanto di più prezioso abbiamo dalla nostra terra, l’olio d’oliva.
 
Una trovata “mefistofelica”, che giunge dopo quella che ha visto la proposta, presentata sempre come “panacea di ogni male”, di far biomassa legnosa dalle ramaglie, dagli scarti di potatura, nascondendo la necessità invece di impiegarne una parte almeno, di quei prodotti naturali, per fare compost in luogo, triturando in loco sui terreni, foglie, rami e frutti di scarto, al fine di evitare il ricorso massiccio a fertilizzanti di sintesi, necessario se tutta la biomassa di apparente scarto, viene asportata dai terreni!
 
Così, costringendo all’uso, comunque innaturale, dei fertilizzanti di sintesi, spezzando i cicli rigenerativi della stessa campagna, a ben vedere nei bilanci globali della CO2 fossile che vengono presentati vi è una voce che manca! Quanto costa in termini di CO2 fossile immessa in atmosfera la produzione dei fertilizzanti chimici, il loro trasporto nei campi, la loro diffusione in essi, ecc.?
 
Tutto fa vedere quanto sia menzognera e strumentale la favola dei benefici per il clima posta a fondamento mistificatorio della follia pugliese delle energie verdi in forme industriali sempre e comunque di grave impatto ambientale!
 
Ma al di là di questo, perché ricorrere a fertilizzanti chimici quando sono le stesse colture che con gli scarti si autoproducono compost fertile per i loro apparati radicolari!? Non lo si riesce a comprendere osservando tutto ciò in una prospettiva di “buona fede”!
 
Ora, con la scusa dei fuochi accesi stupidamente nei campi dai contadini per smaltire le ramaglie, si son giustificati inceneritori di biomasse-ramaglie, ed in realtà anche rifiuti, a fini termoelettrici, di potenze fino ad 1MW, realizzabili attraverso la incostituzionale L.R. 31/2008 della Puglia, con una semplice DIA Dichiarazione di Inizio Attività presentata al comune interessato! Un intero nocivo e pericoloso opificio industriale realizzato con una DIA! Tutto questo quando invece bastava un’ordinanza dei sindaci per vietare quei fuochi inutili fumosi ed indiscriminati nei campi, ed invitare i contadini a triturare le ramaglie e altri scarti in loco, al fine di farne compost. Non a caso nel mercato vi sono biotrituratori che triturano e spargono sminuzzati scarti vegetali e organici in generale sui suoli, che in piccolissime pezzature vanno incontro a rapidissimi processi di compostaggio naturale al suolo.
 
Ordinanze che ora occorre chiedere, anche con leggi nazionali e decreti governativi, in sostituzione di quelle che obbligano al conferimento delle ramaglie nelle centrali a biomasse! Spezzando, così, l’alimentazione di queste nocive centrali industriali, cioè volte alla vendita dell’energia prodotta e non all’autoproduzione ed autoconsumo dell’energia elettrica, ridimensionando esponenzialmente il ricorso all’uso di fertilizzanti chimici di dubbia salubrità, e garantendo sempre e comunque la filiera del legno da potatura per i camini domestici, sacri fuochi familiari, e per la produzione del pellet!
 
Serviva alimentare queste centrali a biomasse solide con scarti locali, secondo la filiera corta, quale allora migliore trovata delle ramaglie e degli scarti di potatura dei prossimi uliveti e vigneti per giustificarne l’autorizzazione, spiegando che si sarebbe eliminato il problema dei fuochi nei campi! Problema risolto portando tutta la biomassa in uno stesso luogo, magari alle porte di una città, e accendendo lì nelle fornaci di quell’industria elettrica un fuoco perenne, 24 ore su 24! Questa l’hanno chiamata soluzione ecocompatibile! Ma allora non era meglio lasciar accendere quei fuochi sparsi nei campi, con un effetto di diluizione dei fumi anziché concentrarli tutti a danno di una comunità?!
 
Così, in questa macchina mefistofelica di strumentalizzazioni e mistificazioni, oggi, se notate, l’olio d’oliva salentino si vuole impiegare per grosse centrali di potenza superiore al MegaWatt!
 
Perché? Perché la legge della “filiera corta” intervenuta da alcuni mesi, vieta di bruciare biomasse a fini energetici che non siano prodotte nel raggio di 70 km. Questo ha tagliato le gambe agli imprenditori, legati trasversalmente con diversi partiti politici e con lobby di potere poco chiare, che avevano progetti per grosse centrali a biomasse oleose in cui bruciare oli di importazione. La trovata dell’uso dell’unico olio in abbondanza prodotto già nel raggio di 70 km nel Grande Salento, l’olio d’oliva, permetterebbe di dimostrare subito che esiste già una filiera locale di approvvigionamento di queste centrali, e favorirebbe oggi l’ottenimento delle autorizzazioni!
 
Insomma, la problematica non è complessa, le trame non sono invisibili, sono solo artatamente nascoste, ma una volta comprese … in una sorta di voltastomaco sociale il problema si è comunque già risolto, e la razionalità, la chiarezza e la moralità ispirata dal bene comune inscindibile dal bene per l’ambiente, per la natura e la vita, fa tornare a trionfare la verità ed la giustizia!
 
Gentili Ministri, Gentile Presidente del Consiglio,
siamo certi che queste parole, quest’appello scaturito dall’emergenza, che si leva dal Salento, ma cui fanno eco tutti i cittadini coscienziosi di tutte le regioni d’Italia, non resterà inascoltato.
 
Fate che sia un seme adagiato nell’unico terreno, quello della Capitale, dove possono davvero germogliare, ma solo in presenza di amorevoli e saggi amministratori, i virgulti che produrranno i migliori frutti per il bene della nostra Italia. In questo 150° anniversario della ritrovata Unità del Paese.
 
 
 
 
 
 
Data: 14/03/2011.   Fonte Notizia: Coordinamento Civico per la Tutela del Territorio, della Salute e dei Diritti del Cittadino

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