Uccio, un pezzo di storia, la nostra storia

di Daniela Lucaselli

Non si smette mai di essere figlio dei propri genitori“, così Biagio Panico, giovane artigiano originario del Salento, che si prodiga nella diffusione della musica popolare salentina e della pizzica, ci presenta la figura di Uccio Aloisi.

Nato l’1 ottobre del 1928 da una famiglia contadina di Cutrofiano, paese agricolo della provincia di Lecce, è stato l’elemento di unione tra la tradizione orale e la  musica salentina di questi ultimi anni. Testimone attento e vigile della cultura orale del Salento, ha dimostrato come il canto aiuti l’uomo ad affrontare le vicissitudini del quotidiano. Antonio, questo il suo vero nome, da cui il diminutivo Antoniuccio e quindi Uccio, è l’ ultimo di una numerosa e povera famiglia contadina, soggetta alle dure leggi della sopravvivenza. Il faticoso lavoro nei campi veniva alleviato da  note di allegria, tra cui il canto, a voce spiegata per spezzare la stanchezza; le feste popolari riuscivano a compensare le fatiche giornaliere a cui la famiglia era incessantemente sottoposta, infondendo coraggio, amore e serenità. La storia dei canti del lavoro era il comune denominatore di tutte le classi lavoratrici umili del mondo.

Grande lavoratore, ha “zappato” la terra, ha estratto il tufo nelle cave, ma uomo  instancabile non ha mai trascurato il canto e la voglia di trasmettere usanze e costumi.

Nella sua Autobiografia si legge: “Alli puzzi, alle tajate, alle fogge de l’argilla, alle fondazioni, iu l’aggiu chine, iu tabaccu, iu…vignetu, iu cu bau… alli disoccupati, iu aggiu coddu letame de menzu la strada… Ma l’aggiu  fatte tutte ma sempre de la fame aggiu mortu”.

Partecipa  alle feste di paese e alla sagre affollate finché riscopre la musica popolare salentina. Il cantastorie Uccio, attraverso la sua appassionata e genuina voce popolare, ha voluto trasmettere alle nuove generazioni, esattamente come ha fatto il padre prima di lui, l’amore per il suo luogo natio e per le tradizioni della sua terra. L’eco delle sue parole,  del suo canto e dei suoi cunti, arrivano direttamente al cuore di chi l’ascolta, coinvolgendolo  emotivamente. Al ritmo di suggestive danze, tamburelli, stornelli,  ha voluto esprimere, con la sua pura e calda voce,  i sentimenti più intimi dell’animo umano e le storie legate al sudore e alle fatiche della terra del sud. Rinvigorisce il corpo ma anche lo spirito, emoziona, coinvolge e suggestiona.

Intorno alla metà degli anni ’70,  insieme ad alcuni amici, tra cui Uccio  Bandello, e Uccio Melissano, forma un gruppo musicale di cantori, denominato “Li Ucci“; suona anche con Gigi Stifani, il celebrato violinista-barbiere-terapeuta di Nardò. Iniziano una serie di serate e di manifestazioni musicali. Il suo gruppu dà un volto nuovo e moderno al repertorio contadino con palco, microfoni ed amplificazioni. Durante gli anni ’90 la crescente curiosità ed interesse per la musica della terra del  Salento dà forza al gruppo che si ripropone al pubblico esibendosi in Italia ma anche all’estero. Il tempo trascorre inesorabilmente e, dopo la scomparsa nel 1998 dell’amico Uccio Bandello , Aloisi, testimone intramontabile  della pizzica e della melodia popolare salentina, si esibisce con il  gruppo di musicisti e cantori  Uccio Aloisi Gruppu nelle piazze del Salento, coinvolgendo soprattutto i giovani. All’età di 74 anni pubblica il CD “ Robba de smuju” (edito nel 2003).  Uccio, accompagnato dal suo “gruppu” continua ad esibire davanti a migliaia di persone, al suono di tamburelli, mandolino, chitarre, organetto, il suo repertorio, dagli stornelli ai canti di lavoro, ai canti d’amore, ai canti alla stisa, fino a concludere con la frenetica Pizzica-pizzica,“…lassatila ballare ca è tarantolata…“.

Riesce sempre a  coniugare  singolari momenti di profondo lirismo musicale, come quando canta la canzone di Tito Schipa “Quannu te la lai la facce la matina”, con suggestivi e coinvolgenti motivi ritmati con arte dal tamburello. La popolarità non influenzerà mai  la sua semplicità e la sua  fedeltà alla cultura contadina, da cui attinge i contenuti del suo vasto repertorio.

Nonostante le sue precarie condizioni di salute, ha partecipato anche all’ultima edizione (XIII) della “Notte della Taranta” a Melpignano il 28 agosto; a lui, “grande mattatore della pizzica e della melodia popolare salentina” è stato dato l’onore di “aprire le danze“.

Nel corso della sua carriera artistica ha anche collaborato e duettato con i “Buena Vista Social Club”, artisti di fama internazionale.

Addio  indimenticabile Uccio!

 

 

Bibliografia

  • V. Santoro, L’addio a Uccio in “Corriere del Mezzogiorno”, 23 ottobre 2010;
  • Wikipedia, l’enciclopedia libera.
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5 Commenti a Uccio, un pezzo di storia, la nostra storia

  1. A UCCIO ALOISI

    Sei partito al suon dei tamburelli
    tra la tua gente che faceva festa,
    sui rami anche cantavano gli uccelli
    di questo giorno pianto non ne resta.

    La tristezza aleggiava è anche vero
    ma l’amaro si fondeva all’allegria
    non era un funerale mesto e nero
    ma un giorno di saluto in ogni via.

    Sembrava tu cantassi uno stornello
    dalle grancasse ancora accompagnato
    la gente rispondeva al ritornello

    letizia come vivo hai seminato.
    A tutti del tuo cuor lasci un brandello
    al suono d’una pizzica esultato.

    Salvatore Armando Santoro
    (Boccheggiano 4.11.2010 15.25)

    IL COMMENTO INSERITO IN CALCE AL MIO SONETTO CHE E’ STATO PUBBLICATO IN DIVERSI PORTALI CHE DIVULGANO LE MIE POESIE ED I MIEI RACCONTI.

    Uccio Aloisi era il testimone più autentico della Taranta salentina. E’ morto il 22 Ottobre scorso all’età di 82 anni. All’uscita dalla chiesa la sua salma è stata accolta dal suono dei tamburelli che per anni hanno accompagnato le sue esibizioni musicali della taranta nelle piazze del Salento e del mondo.
    Ho conosciuto Uccio alla festa dei Pugliesi nel Mondo a Casarano il 2 agosto 2008. Lui si era esibito dopo che io avevo declamato le mie poesie sul Salento e la sua morte mi ha particolarmente intenerito perché nonostante i suoi anni era una persona molto in gamba!

  2. Ringrazio Salvatore per il contributo che ha voluto offrire in onore di un “uomo”, che rimarrà sempre vivo nella terra del Salento.

    • Ho visto adesso la risposta ed ho notato che sei di Cutrofiano. Sapessi quanti ricordi ho nel tuo paese. Mio zio Armando aveva un Bar in Via Capo tantissimi anni indietro e mio cugino Enrico, squisito pittore di paesaggi salentini, vive proprio nella tua città e da poco è anche nonno di due gemellini!!!!
      Auguri a tutti!

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