Un po’ di fantalinguistica

di Armando Polito

La lingua, si sa, è un organismo in continua evoluzione e, per quanto gli sviluppi siano imprevedibili, anch’essa  obbedisce, comunque, a condizionamenti storici contingenti ma pure ad altri più antichi sottesi da regole, non solo fonetiche,  consolidate, in base alle quali è da presumere che si verificheranno i futuri sviluppi.

Coinvolgerò in questo mio strano viaggio una parola, tisàna, ed un fenomeno, la paretimologia.

Comincerò proprio da quest’ultima e quando ne avrò dato la definizione sarà facile capire come questo fenomeno sia antichissimo: la paretimologia è, in riferimento ad un termine,  la sua spiegazione etimologica arbitraria, non basata su tesi storiche o scientifiche, ma su assonanze ed associazioni di idee, spessissimo di origine popolare. Due soli esempi: emottisi è dal greco tardo haimóptusis, composto di àima=sangue e ptúsis=sputo; la variante emotisi è per paretimologia su tisi (dal greco fthisis=deperimento). Necromante è dal latino medievale necromànte(m), dal greco nekrómantis, composto di nekròs=morto e mantis=indovino;  la variante negromànte rivela l’influsso di negro per accostamento paretimologico alla locuzione magia nera.

Passiamo ora a tisàna: la voce è dal latino tìsana(m)=orzo mondato, decotto di orzo, variante di ptìsanam, dal greco ptisàne con gli stessi significati del latino, da ptìsso=mondare orzo o grano; l’accento della voce italiana, più che ricordo di quella greca, probabilmente è dovuto ad influsso del francese tisane.

Quale potrebbe essere il suo futuro paretimologico? La previsione più ovvia è che sia spezzata nella locuzione ti sana1 (affiancata al lemma unico, così come oggi tutti i dizionari registrano entrambe le varianti dei due lemmi che ho prima citato) per suggestione semantica del suo effetto finale; si verificherebbe, cioè, il processo inverso rispetto a nessi come non ti scordar di me, lecca lecca, fuggi fuggi passati poi (senza perdere la registrazione della forma originaria) al lemma integrato nontiscordadimé, fuggifuggi (o fuggifuggi) e leccalecca (o leccalecca).2

Nessun rischio, invece, corre il corrispondente neretino pònciu, dallo spagnolo ponche, a sua volta  dall’inglese punch, che è probabilmente dall’indi panc=cinque, perché composto in origine di cinque ingredienti: tè, zucchero, acquavite, cannella e limone; la bevanda neretina, nella sua versione povera,  prevede come componenti: il vino (in sostituzione dell’acquavite), i fichi secchi (in sostituzione dello zucchero), la cannella, la buccia di limone e qualche guscio di mandorla secca.

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1 Nella vignetta l’ho portata alle estreme conseguenze.

2 Lo stesso mi attendo che si verifichi, per coerenza, con i nessi gratta e vinci, mordi e fuggi e simili.

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