Libri/ Crepuscolo nel mare di Gallipoli

“CREPUSCOLO NEL MARE DI GALLIPOLI”  DI MAURIZIO NOCERA
 

di Paolo Vincenti

Per la collana “I poeti de L’uomo e il mare”, Maurizio Nocera ha pubblicato   Crepuscolo nel mare di Gallipoli (2004), che è il Quaderno n.6, edito dalla conosciuta associazione gallipolina “L’uomo e il mare”, fondata da Augusto Benemeglio (già “Augusto Buono Libero”, autore di un altro, indimenticabile, poetico omaggio a Gallipoli,  L’isola della luce, che, ci sembra, faccia il paio con il libro che qui si presenta). Questo poemetto, come spiega lo stesso Nocera nell’ Avvertenza, nasce da un debito di riconoscenza dell’autore nei confronti della “Città bella”, un debito contratto molti anni fa, avendo, il tugliese  Nocera,  trascorso molta parte della sua infanzia ed adolescenza nella città jonica, da cui proveniva la sua famiglia. Ed anche oggi, egli che vive a Lecce, rimane legatissimo a Gallipoli, anche per avere sposato una gallipolina, Anna Donno, scrittrice ed operatrice culturale, presidente della sezione italiana della AWMR.

Come molte opere di Nocera, Crepuscolo nel mare di Gallipoli è una miscellanea, un mix apparentemente informe  dove, insieme ai versi del suo poemetto, trovano posto le lettere degli amici, le foto di Gallipoli, un ricordo di Ernesto Barba, scritti eterogenei ed addirittura un omaggio a Massimo Troisi, attore napoletano molto amato dal Nocera, anche per la comune passione per Pablo Neruda (passione che ha portato Nocera fino in Cile, dove oggi gode di un notevole prestigio come divulgatore dell’opera nerudiana).  Il richiamo delle sirene gallipolitane ha  sempre esercitato un fascino irresistibile sul poeta Nocera che  da sempre ama, riamato, la città jonica, dalla quale ha avuto tante pubbliche e private attestazioni di stima durante la sua carriera (che si intreccia indissolubilmente con la sua vita), ed i ritorni sono sempre forieri di belle novità, di piacevoli incontri, di proficui scambi e di ottime, fulminanti ispirazioni. Balenano, nella notte gallipolina, fra il borgo vecchio e la città nuova, fra il Grattacielo e il mare, fra la Fontana Greca ed i bastioni, fra le mura ed il porto, lampi di genio, magiche alchimie che solo gli animi più sensibili riescono a percepire, e sembra che il destino, quel fato stravagante che avvolge la città di Gallipoli con il suo notturno mistero, abbia in serbo chissà quali nuove e coinvolgenti esperienze  per chi sa coglierle, per chi è disposto a mettersi in gioco,  e, queste esperienze, a rielaborare poi nella poesia. Tutto ha un canto a Gallipoli, e Nocera lo avverte fra i palazzi nobiliari e le strette stradine del borgo, fra i vicoli, le corti e i bassi della città vecchia, sulla spiaggia della Purità o su quella della Baia Verde, fra le scuole ed i mille ristoranti,  fra i negozi di Corso Roma, addirittura sotto il mare quando si immerge, o sulle paranze al largo. Dopo l’ Avvertenza dell’autore, troviamo, nel libro, una dedica a Massimo Troisi, autore di un kolossal della cinematografia italiana quale Il Postino. Dato l’amore di Nocera per Pablo Neruda, al quale, tra le altre iniziative, ha recentemente dedicato un libro, Neruda Cento anni (per la stessa collana editoriale in parola), forse la sua prova letteraria più alta, ecco che viene riportata interamente anche la poesia scritta da Massimo Trosi per il poeta di “Canto general”  e recitata nel film, diretto da Michael Redford e dallo stesso Troisi nel 1994, e tratto dal romanzo “Il postino di Neruda” di Antonio Skarmeta. Segue un “Omaggio” ad Ernesto Barba, scrittore gallipolino, nato nel 1934 e morto nel 1994, al quale Nocera ha dedicato, su  Apulia,  rivista della Banca Popolare Pugliese, un saggio in tre puntate dal titolo “Ernesto Barba/figlio del sole”.Troviamo poi uno scritto, “Con gli occhi aperti allo stupore e alla meraviglia”,  di Sergio Vuskovic Rojo, professore di Filosofia all’Università di Playa Ancha e Valparaiso,Cile, il quale traccia dei parallelismi fra il poemetto noceriano e la Callipolis descriptio del grande Galateo;  una breve lettera dell’Ammiraglio Salvatore Di Michele e, quindi,  il corpus del poema gallipolino. “Gallipolino”, appunto, per contenuto, ispirazione, e genesi dell’opera, dunque l’omaggio più compiuto che il “bardo” Nocera ha voluto tributare alla sua città d’adozione, la greca Kalè Polis.

Consistente l’apparato di note del poema; inoltre, troviamo nel libro  molte foto in bianco e nero dei luoghi più suggestivi di Gallipoli, forse i luoghi dell’anima del protagonista dell’opera, con alcuni versi di Ernesto Barba in didascalia. Quindi, una lettera del critico letterario Antonio Errico, grande amico dell’autore, e una lettera di Augusto Benemeglio, che si firma “Capitano di vascello”, in ricordo dei suoi trascorsi nella Marina Militare Italiana. Proprio Benemeglio trova parole bellissime nel recensire questo libro su  Musicaos, rivista on line di poesia e critica letteraria diretta da Luciano Pagano e Stefano Donno.

Scrive il poeta Benemeglio: “ Ecco Nocera, in questo luogo che l’ha visto nascere e che ama […] pronto a spiegare ogni minimo dettaglio che si riferisca a luoghi e cose, usi tradizioni e costumi, località storiche e tradizionali, monumenti, modi di dire, dialettismi, ecc., eccolo, anche in questo lavoro così intensamente lirico, a spiegarci, come una guida illuminata, le particolarità di Gallipoli e d’intorni,  con le sue note esplicative, che non sono mai fini a se stesse, ma formano un tutt’uno e arricchiscono il suo poema, che abbraccia il mare, ma anche la costa e le immediate vicinanze dell’entroterra. Le note si fanno così ‘gabbianelli messaggeri’ e vanno di torre in torre, di chiesa in chiesa.

Emblematico viaggio nel crepuscolo di Gallipoli, attraverso un mondo di specchi, dove si affastellano memorie, sogni, versi, ombre e luci […]. Tutto rotea e precipita nel mare di Gallipoli in cui l’anima ritesse itinerari con incorrotta passione, un itinerario che è storico, mitologico, etico, oltrechè poetico”.  L’ultima foto, prima di richiudere il libro, è quella della spiaggia delle Puritate. In prima di copertina, troviamo un acrilico, “Mare di Gallipoli con gabbiani”, di Mimmo Anteri, e nella quarta di copertina, “Kalè Polis”, un dipinto di Fiorella Monaco, oltre ad una foto di Nocera, opera di Fernando Bevilacqua. Scrive ancora Benemeglio: “ Qui, in questa città-isola, città estrema, città bellissima e da sempre sconfitta da una guerra di cielo e di albe che vengono dal profondo del tempo e dello spazio, da voci e riviere di sabbia e scogli che s’aprono basse e tenere, quasi rarefatte, come certe marine di Cosimo Sponziello, così fragili e luminescenti, immerse in uno specchio d’acqua che è una profusione di lapislazzuli, qui i tramonti e i crepuscoli cadono all’improvviso e allora capita che si rimane impigliati nell’ambiguo gioco d’ombre in cui possono nascere i drammi, le tragedie dell’amore come la leggenda dei due amanti che ci ha raccontato il poeta Luigi Sansò, il torriero spagnolo e la bella fanciulla gallipolitana, mutati in gabbiani, l’Ero e Leandro gallipolini, che Maurizio ha voluto riprendere nel poema […]. Una città- Stato sorretta da dodici colonne profondamente infisse nel mare da un dio nostalgico e solitario, Gallipoli è qualcosa che non è mai stato e deve venire, qualcosa da sognare in un lungo sogno crepuscolare marino…”.

(pubblicato su Euromediterraneo 1-15 luglio 2007)

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