L’amico di San Gasparre

di Pier Paolo Tarsi

Ebbene, lo ammetto, benché agnostico, aconfessionale e ogni tanto anticlericale, anche io ho un rapporto particolare con un santo, precisamente un tale San Gasparre. Io, per la verità, non so molto di costui, anzi so nulla, costui invece di me qualcosa la saprà, se non altro conosce invero il mio indirizzo: già, altrimenti perché da sei/sette anni, ogni 15/20 giorni, mi ritrovo nella cassetta una busta lettera con mittente “Collegio dei missionari di San Gasparre”? Nella busta c’è sempre un foglio illustrativo sulle missioni e le attività dei frati di San Gasparre e una cedola semi-compilata per effettuare un versamento postale in beneficenza. Su quest’ultimo, oltre alle solite cose, come causale del versamento compaiono tre voci da crociare a scelta dell’offerente: missioni di San Gasparre, Santissime Messe, Opere di Evangelizzazione. Di queste ultime due manco a parlarne ovviamente, non pagherei mai un soldo per una messa né mi sognerei di mandare coi miei denari fraticelli in giro per il mondo a rompere i beneamati all’umanità con la loro evangelizzazione. Le missioni, invece, sempre cose buone sono no? E allora, che siano dei fraticelli o degli atei convinti a farle, a me poco importa se posso dar loro una mano.

Così, seguendo questo ragionamento, una volta che andavo con animo carico di mestizia a pagare non so quale bolletta e che, mentre facevo la fila in posta, mi ritrovai per caso tra le mani uno di questi bollettini di San Gasparre di cui avevo già piena la casa, non sapendo lì per lì che farmene dei pochi quattrini che mi restavano dopo aver pagato quanto dovevo ingentemente e urgentemente, decisi di fare un’offerta col resto. Non fu la mia certo un’opera di spirito pio e nobile, quanto piuttosto una questione di simmetria, un desiderio di completamento, come quando si cammina sulle righe dei mattoni senza mettere il piede dove caso vuole o come quando hai fatto trenta e allora, non si sa perché, bisogna far trentuno: e così feci dunque, senza un centesimo me ne tornai a casa e a San Gasparre mi affidai.

 

Da quel giorno il suddetto, avendo forse sopravvalutato il mio gesto e le mie intenzioni, non ha più smesso di farmi visita ogni due settimane al massimo e non ha mai scordato né il mio indirizzo né di inviare a questo il solito bollettino per il versamento (ma questo forse è un maligno dettaglio?). Ebbene, all’inizio la cosa mi dava non poco noia, sempre cartacce da buttar avevo infatti per casa, “sempre a me cerca sto San Gasparre” andavo rimuginando e lamentando, in special modo irritato e punto quando insieme al Santo a visitarmi veniva pure la Telecom, l’Enel e il resto di questa indesiderata trafila di gradassi. Una delle virtù dei santi però si sa è di certo la pazienza e, dopo anni da quella mia prima donazione, Gasparre non demordeva e continuava (così come fa ancora) a infilarsi nella mia cassetta della posta, tanto che, per farla breve, col passare dei mesi se trascorreva più tempo delle due/tre consuete settimane, alla fine iniziavo pure a preoccuparmi: “che sarà mai successo a Gasparre?!” andavo in quei giorni d’attesa meditando, tristemente temevo poi “non si sarà per caso dimenticato di me, dopo tutto sto tempo di carteggio epistolare!?”. E tanto mi struggevo oramai nell’attesa che quando, dopo non molto, arrivava lestamente San Gasparre, non potevo sopire la gaiezza che l’evento mi donava: “ecco -pensavo allora- per San Gasparre io ci sono, costui si che non mi dimentica e che crede ancora in me!”. Non vi dico poi la gioia quando, al ritorno da un lungo periodo d’assenza, ad accogliermi nella casa abbandonata da mesi pensate un po’ chi vi trovai? Beh, avrete inteso, era lui, il santo paziente che nel frattempo aveva persino indovinato sul mio ritorno e per festeggiare l’occasione, pensate, oltre ai familiari bollettini e ai foglietti illustrativi, m’aveva inviato pure un calendario del 2006! “Certo -pensai- poteva però aspettare un poco a farmi sto dono il santo!” (a mia discolpa si pensi che si era infatti in quei giorni ancora alla fine d’estate 2005!) ma a tali pensieri ingrati che subito scacciai vi sostituii la consapevolezza che per un dono ricevuto è sempre il momento giusto, per cui ringraziai sentitamente da parte mia e promisi che alla prima occasione mi sarei ricordato anche dell’amico santo e del suo gesto. Beh, non fu proprio così dato che di occasioni ne sono poi passate diverse ma, alla fine, poiché di bollettini di san Gasparre non resto mai sprovvisto in casa come potrete oramai congetturare, proprio in questo giorno che vi scrivo sono riuscito a mantenere fede alla promessa data. Certo non ho potuto ricambiare grandemente, il calendario non so quanto valore avesse ma fatto bene certo era. Ed ora a dirla tutta sono un po’ teso, io temo che la prossima volta San Gasparre, perdendo la pazienza, mi scriva due righe in più ben ricopiate sul foglio illustrativo accanto al VERSAMENTO: “ah morto de fame giusto cinque euro potevi mannà dopo tutto sto TORMENTO?!”

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8 Commenti a L’amico di San Gasparre

  1. Caro Pier Paolo, a me non la dai a bere! Sono profondamente convinto, che, nonostante la persecuzione, tu non abbia mai versato un centesimo. Il guaio, però, è che la situazione da te così autoironicamente descritta anche nei suoi imperscrutabili risvolti psicologici continua, credo, a mietere vittime…

  2. non e’ san gasparre,ma san gaspare della bufala,e’ il mio santo preferito,ho la sua biografia se ti interessa.non preoccuparti per la cifra accettano tutto ed hanno la buona abitudine di mandarti la foto di cio’ che hanno realizzato anche con il tuo contributo.se vai a roma e’sepolto in una piccola chiesetta a destra della fontana di trevi.non badare al cognome san gaspare non e’ una bufala.

  3. Caro Pier Paolo, mia madre non c’è più da tanti anni, ma ricordo bene, quando tornavo d’estate, i bollettini e i calendari di San Gaspare che riempivano la casa. Mia madre, pur devota dei soliti santi, aveva scoperto quest’altro santo e puntualmente effettuava ccp. a favore delle opere ecc. ecc., pur disponendo di una misera pensione. Ma, si sa, le nostre mamme risparmiavano su tutto, non avrebbero, per es., gettato neanche una mollica di pane. In ogni caso, ho sempre avuto il sospetto che dietro al San Gaspare ci fosse un’organizzazione truffaldina. Chissà perché poi (domanda retorica) sono proprio le persone anziane le destinatarie di richieste di denaro a vario titolo.

  4. A volte anche i santi sono distratti però. A Solero, il mio paese, mi segnalano Sant’Antonio che insiste a inviare segni della sua presenza a mia nonna tramite un giornaletto. E’ mancata nel 1963. In realtà pensavo che lassù devono essere davvero troppi. Immagino Giulio Cesare che dialoga con un contadino piemontese per esempio. O Domenico Modugno che canta Volare a Beethowen…. Già, forse non si sono mai incontrati, lassù, mia nonna e Sant’Antonio da Padova.

  5. Caro Totò, non si trattava di un errore o di una svista, il mio amico santo non è San Gaspare ma proprio San Gasparre, con le due erre! A dare forza all’equivoco si potrebbe aggiungere che il cognome dei due è tuttavia identico (come forse l’iconografia!), infatti anche il mio Santo è della Bufala, con rispetto parlando per quello vero! :)
    Per il resto, da quanto scrivono gli altri, mi pare di capire che neanche da anziano e persino da morto mi lascerà in pace il mio amico Santo (se è per questo, però, penso la stessa cosa su Telecom, l’Enel e tutti gli altri, che di certo assilleranno un giorno i miei eredi). Mi consola in tutto ciò solo un pensiero: per fortuna mi sto con costanza guadagnando un posticino all’inferno per l’altra vita, non vorrei mi si tormentasse anche di là! :)
    Buon week-end a tutti!

  6. Non posso lasciar passare una simile carenza. Mi riferisco a Totò Borgia: di bufala io conosco soltanto la mozzarella, caro il mio amico Totò! San Gaspare, da quando è nato – lo sanno pure i bambini del catechismo – ha avuto per cognome “Del Bufalo”.
    Come fa una persona tanto devota, che conosce vita virtù e miracoli di san Gaspare Del Bufalo, a tirare a galla una simile ‘bufala’. Che di vera bufala si tratta!

  7. Non per sottolineare quanto giustamente affermato da Nino Pensabene
    ma credo che sia noto a molti che a Roma esiste una chiesa parrocchiale intitolata a nome di San Gaspare del Bufalo.
    Uno dei miei compagni di corso all’Università, tanti anni fa si diceva discendente da un ramo collaterale della famiglia di San Gaspare.
    Per ulteriori informazioni;
    http://www.sangasparedelbufalo.pcn.net/
    Un caro saluto a tutti.

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