Il centro storico di Maglie nei paesi nordici europei

Cogliamo l’occasione della presentazione dell’evento “Maglie città giardino” per pubblicare l’articolo del prof. Emilio Panarese “Il centro storico di Maglie nei paesi nordici europei” apparso dapprima nel dicembre 1999 su «InformaCittà», periodico di informazione dell’Amministrazione Comunale di Maglie, e successivamente nel 2002  in appendice alla  «Guida di Maglie. Storia, arte, centro antico» di E. Panarese-M. Cazzato (Congedo editore).

Diversamente da quanto riportato da taluni autori (V. D’Aurelio, G.L. Di Mitri), fu infatti per primo Emilio Panarese a dare notizia di ceramiche raffiguranti uno scorcio del centro storico magliese con i suoi monumenti più rappresentativi, valorizzando questa rilevante scoperta, indicando i due principali marchi di fabbrica (“Victoria Ware” e “T.KOPEN AGHEN”) che utilizzarono la veduta settecentesca di Maglie del Desprez come modello iconografico per decorare oggetti fittili di varia foggia che vennero poi diffusi nei paesi del nord Europa e, in ultima analisi, aprendo quindi la strada ad ulteriori studi al riguardo.

L.J. Desprez, Vue du Bourg ou Village de Moglié dans la Terre d’Otrantes

 

Il centro storico di Maglie nei paesi nordici europei

di Emilio Panarese

Può sembrare poco credibile che una ‘veduta’, un disegno di un paese dell’estremo Salento, vada a finire sui vasi di fine porcellana, vetrificata, traslucida, fabbricati, tra ‘800 e ‘900, in paesi dell’Europa settentrionale (Svezia, Danimarca, Inghilterra, ecc.). Poco credibile, ma vero.

Vaso di fiori: alt. cm. 35; porcellana bianca, forma esagonale, periodo 1920 ca., provenienza Roma; marchio di fabbrica con le parole “T.KOPEN AGHEN”; propr. Massimo Lionetto

Questa felice veduta (insieme con poche altre salentine come la leccese Piazza di S. Oronzo, Otranto, Soleto, Gallipoli), che riguarda proprio Maglie, è, secondo il parere degli esperti d’arte, tra le più belle e meglio riuscite del secondo Settecento salentino. Si deve al geniale architetto e pittore francese Jean Louis Despréz, che la schizzò a Maglie nel settembre 1778 e la rifinì poi, l’anno dopo a Roma, per l’incisione da realizzare con la tecnica dell’acquaforte.

Si ammira in una delle pregevoli pagine in folio di carta forte, vergellata a mano, della monumentale opera, in cinque grandi volumi, del peso di circa mezzo quintale, «Voyage pittoresque, ou Description des Royaumes de Naples et de Sicile», Paris, 1781-’86, ossia «Viaggio pittoresco o descrizione dei regni di Napoli e di Sicilia», realizzata dall’abate Richard de Saint-Non con la collaborazione di esperti: scrittori, architetti, disegnatori, pittori e incisori.

Brocca da lavabo: alt. cm. 22; lungh. cm.24; porcellana inglese, Londra, periodo 1880 ca., marchio di fabbrica con le parole “Victoria Ware”; provenienza Modena; propr. Lello Di Gioia

Con questa opera straordinaria, ma costosissima, destinata solo alle famiglie reali e alla grande nobiltà, si concludeva la fase tardosettecentesca dei viaggi eruditi in Puglia e nel Sud d’Italia da parte di colti viaggiatori (tedeschi, francesi, inglesi) attratti in questi paesi, quasi sconosciuti, dai monumenti classici dell’Italia meridionale (Magna Grecia) e dalle recenti scoperte di Ercolano e di Pompei. L’autore della veduta Maglie (“Vue du Bourg ou Village de Moglié dans la Terre d’Otrantes”) si trovava a Roma nel 1777 presso l’Accademia di Francia in qualità di borsista (pensionnaire du Roi), quando venne scelto e assunto dal Saint-Non come architetto-disegnatore del “Viaggio pittoresco”. A Napoli, il 16 dicembre, ritrae – è questo il suo primo lavoro dell’opera grandiosa – l’animata e popolaresca festa di S. Gennaro; poi la carovana si sposta in Puglia, quindi nel Salento e a Maglie e a Soleto. Lo schizzo originale a matita, che reca in alto l’antica grafia del toponimo (‘Mallia’) e che ritrae, con l’armonioso equilibrio dei volumi, alcuni monumenti della città (colonna in primo piano, chiesa della confraternita delle Grazie, matrice) è oggi conservata presso l’Accademia di Belle Arti di Stoccolma, dove l’artista morì nel 1804. Delle tavole acquerellate che ricordano la vita di quel giorno settembrino del tardo settecento a Maglie, sulla strada e presso gli edifici del centro storico, esistono tre versioni: nella prima, la più conosciuta (n. 31, G.de Grèce) si vedono in primo piano una squadra di sedici muratori al lavoro presso una casa con balcone in costruzione presso la colonna e delle persone che conversano sui gradini della chiesa vicina; nella seconda, i tre monumenti citati, in basso a destra una carrozza tirata da due cavalli e gruppi di persone qua e là; nella terza, persone singole o in gruppo nella via di mezzo; a sinistra due uomini a cavallo; in fondo, in piazza, la grande croce di pietra di fronte alla chiesa greca di S. Pietro.
Dopo aver compiuto il giro delle esplorazioni archeologiche, l’équipe francese tornò a Roma. Qui il brillante ed affascinante re Gustavo III di Svezia nel 1784 invitò l’eclettico architetto J.L. Despréz, della cui arte era invaghito, a lavorare presso la sua corte come paesaggista, disegnatore, scenografo e coreografo di feste.

 

Gli schizzi originali che l’artista aveva fatto in vari paesi dell’Italia meridionale furono da lui portati nella capitale svedese: alcuni vennero donati all’Accademia delle Belle Arti, altri invece, negli ultimi miseri anni della sua vita, furono da lui venduti, come vendute furono alcune varianti acquerellate, montate in passe-partout, che circolarono in vari paesi del Nord Europa (Inghilterra, Norvegia. Danimarca. Olanda, Belgio, Russia settentrionale).
E proprio a queste varianti acquerellate che ritraggono, con l’aggiunta in verità di alcuni stravaganti particolari architettonici, il centro storico di Maglie si sono ispirati i ceramisti inglesi e danesi autori delle porcellane qui riprodotte. Vivace e animato il paesaggio specialmente nel vaso di fiori T. KOPEN AGHEN, in cui tra figure di cavalli, cavalieri e pedoni, c’è pure, davanti al basamento della colonna, ora finalmente restaurata, un cane che scappa. Preziosa la brocca da lavabo di fine Ottocento con ansa lucida e becco merlettato da corolle di fiori, che nel cerchio del “piede d’appoggio” mostra la ‘marca’ di fabbrica con l’impresa reale (‘Victoria Ware’) sostenuta e difesa da tre agguerriti leoni. La fine struttura granulosa, di solito usata per lavori artistici, richiama alla mente le più famose porcellane di Sèvres, di Sassonia, di Worchester, della napoletana Capodimonte.
Così le figure di tre monumenti magliesi, felicemente disegnati nel tardo Settecento da un geniale architetto francese, finirono, per le sue vicende personali, in paesi lontanissimi dal Salento e adornarono alcune case della gente del Nord europeo. in «InformaCittà», periodico di informazione dell’Amministrazione Comunale di Maglie,
A.IV(4), dicembre 1999, pagina 9
e
in «Guida di Maglie. Storia, arte, centro antico» di E. Panarese-M. Cazzato,
Appendice 4 (di Emilio Panarese), pp. 202-203
in “Le guide verdi”, n. 41, 2002, Congedo editore.

Ulteriori contenuti sono consultabili in “Maglie …fuori del comune” http://emiliopanarese.altervista.orgpg014.html 

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15 Commenti a Il centro storico di Maglie nei paesi nordici europei

  1. Caro prof. Emilio,
    apprendo solo ora del vostro lavoro del 1999 sulle ceramiche inglesi tipo “Maglie”. Ero all’oscuro di questo articolo e nessuno mi aveva riferito che l’argomento era già stato trattato da voi precedentemente al testo del Giannuzzi. Difatti, il mio articolo è stato tratto proprio dalla pubblicazione del prof. Cosimo che, comunque, cita in bibliografia il vostro lavoro «Guida di Maglie. Storia, arte, centro antico» di E. Panarese-M. Cazzato (Congedo editore). L’occasione che mi offre Spigolature Salentine è duplice: quella di chiedere “venia” per tale distrazione e quella di poter venire a conoscenza di questo vostro bellissimo articolo che vi pone come “scopritore” di queste bellissime ceramiche.
    Spero di poter esser scusato e ti saluto con l’affetto di sempre.

    Vincenzo

  2. “Può sembrare poco credibile che una ‘veduta’, un disegno di un paese dell’estremo Salento, vada a finire sui vasi di fine porcellana, vetrificata, traslucida, fabbricati, tra ‘800 e ‘900, in paesi dell’Europa settentrionale (Svezia, Danimarca, Inghilterra, ecc.). Poco credibile, ma vero.”

    Non solo è poco credibile; è falso (almeno per quel che riguarda il vaso in “porcellana bianca danese”)! E lo dimostra inequivocabilmente il

    “marchio di fabbrica: stemma corona danese con le parole “T. Kopen Aghen”

    Nessuna manifattura di porcellane in un “Paese dell’Europa settentrionale” avrebbe mai scritto il nome della capitale danese København (svedese: Köpenhamn, tedesco: Kopenhagen, inglese: Copenhagen) “all’italiana”: Kopen Aghen … E’ semplicemente ridicolo …

    • Caro Marco devi sapere che i falsi di questo tipo di ceramiche sono diffusissimi. Tuttavia le ceramiche tipo “Maglie” oggi sono riconosciute dai maggiori club inglesi di collezionisti ironstone e/o flow blue. Se questa sera verrai a Maglie avrai modo di parlare con il prof. Carmelo Caroppo che è stato l’artefice del riconoscimento ufficiale. Un Saluto.

  3. Risale agli anni ‘90 il mio primo ritrovamento in un mercatino romano di una ceramica inglese con l’immagine di Maglie. Da quel momento in poi ho continuato a collezionare questi manufatti fino a quando ho deciso di scrivere su questi ritrovamenti.
    Non sapevo in un primo momento dell’esistenza di un articolo pubblicato in una guida su Maglie, mi è stato segnalato in seguito e, come si potrà constatare, ho citato nel mio testo.
    L’autore attribuisce a se stesso la scoperta di una produzione ottocentesca di questa ceramica, ritengo invece che egli è semplicemente pervenuto ad un commento prima della fine delle mie ricerche. Del resto i magliesi e non solo, sono venuti a conoscenza di questa produzione grazie al mio lavoro che contempla un’ ampia ricostruzione iconografica e bibliografica che riporto nel testo: La veduta settecentesca di Maglie nella ceramica. Dal “Voyage pittoresque” del Saint-non alla ceramica Ironstone, Pro-Loco Storica Maglie, Erreci Ed. Maglie 2007 .
    Cosimo Giannuzzi

  4. Caro Vincenzo ti ringrazio per le tue osservazioni. Contrariamente a te, non sono un conoscitore, ma mi piacciono molto servizi e figure soprattutto di Meissen (ed anche Herend).
    Cordialmente.

  5. REPLICA @MARCO AMEDEO
    Premesso che il commento è nei toni irrispettoso della figura di uno studioso che da oltre 40 anni si dedica alla storia ed alla cultura salentina, va detto che lo scopo dell’articolo non era di certificare l’autenticità delle ceramiche ma di dare notizia della loro diffusione nel nord Europa: non attiene pertanto ad una questione di antiquariato ma ad un’altra di più alto valore culturale.
    Circa il termine “falso” occorre poi chiarirne il significato: se il redattore del commento lo ha inteso nell’accezione di “contraffatto”,”falsificato” si potrebbe credere che ne esistano di “autentiche” danesi, ad es. della Royal Copenhagen (cosa che nessuno ha mai ipotizzato), o che ne sia stato effettivamente solo contraffatto il logo (anche questa possibilità è da escludere per l’evidente differenza fra i due marchi).
    E’ possibile anche che la ceramica ritenuta “danese” non lo sia (un’altra analoga con lo stesso marchio T.KOPEN AGHEN è anche riportata a pag.48 del testo “La veduta settecentesca di Maglie nella ceramica“ di C.Giannuzzi, 2007) ma che provenga invece da una manifattura di un paese limitrofo (potendo il termine KOPENAGHEN forse derivare dalla lingua basso-tedesca).
    Per quanto riguarda il marchio “Victoria Ware” sono state riconosciute numerose contraffazioni del marchio ed imitazioni (specie cinesi) delle ceramiche; assolutamente meritoria quindi l’opera dell’amico Carmelo Caroppo grazie al quale lo scorso anno è stata finalmente certificata ufficialmente una serie di ceramiche inglesi col nome “Maglie”: a mio parere sono queste le cose che fanno progredire l’immagine del Salento e non le sterili polemiche.

    REPLICA @COSIMO GIANNUZZI
    Caro Mino,
    nessuno vuole disconoscere ciò che è stato fatto con il tuo apporto per arrivare a certificare il nome della nostra città sulle ceramiche inglesi …anzi, ben venga!
    Riscontro invece che finora non si era mai parlato dell’articolo originale pubblicato da mio padre nel dicembre 1999 su “InformaCittà” (su cui apparve in due ampie pagine e che pur ebbe un’enorme diffusione essendo stato distribuito capillarmente in numerose copie): sembrerebbe quindi che il giornale “fallì” nell’intento proposto dal nome stesso della testata!
    Certo è che nessuno mai prima del 1999 (8 anni prima del termine delle tue ricerche) diede notizia della diffusione nel nord Europa di ceramiche raffiguranti uno scorcio del centro storico magliese, né d’altra parte mio padre ha mai, come tu dici, attribuito a se stesso la scoperta di una produzione ottocentesca di questa ceramica. Come è stato ben detto nella nota redazionale di Spigolature, egli ha invece ‘valorizzato una scoperta’ di cui è difficile attribuire la paternità, certamente non sua, in quanto le ceramiche gli vennero portate in visione da due collezionisti magliesi (di cui è fatto il nome negli articoli) che, avendone intuito l’importanza, gliene chiesero un parere; d’altra parte, se a Maglie fosse stato noto a tutti di una tua collezione e/o di tue ricerche intercorrenti in merito a tali ceramiche, certamente sarebbero state portate a te e non a lui.
    Pertanto occorre chiarire alcuni aspetti di questa contraddittoria vicenda.
    Secondo il mio punto di vista, data per certa la buona fede di chi ha recensito il tuo libro, la citazione alla “Guida di Maglie” (anch’essa ampiamente distribuita e recante in copertina un bel disegno acquerellato del Despréz) era forse – ancorché incompleta, non riportando il titolo dell’articolo – un po’ “ingannevole” nel senso che se gli autori delle recensioni avessero intuito di cosa si trattasse, controllandone poi la fonte, non avrebbero certamente potuto scrivere: “E’ di Cosimo Giannuzzi, sociologo e storico magliese, la scoperta e lo studio di questa serie di ceramiche ed è per i suoi studi che è possibile accertare come il soggetto di base, malgrado alcune licenze artistiche hanno alterato la figura originale dei monumenti rappresentati, proviene da uno schizzo del 1778 di Maglie eseguito da Louis Jean Despréz e pubblicato nel Voyage Pittoresque ou description des Royaumes de Naples et de Sicilie.” (Vincenzo D’Aurelio, giugno 2009) e “Ma quella stampa diventerà protagonista di una finora ignota vicenda delle arti minori: dico “finora”, poiché è stato Giannuzzi a scoprire – ed è questo il senso della sua importante pubblicazione – un legame tra la gravure di Desprez e l’iconografia delle ceramiche della tipologia flow blue di Ironstone.” (Gino L. Di Mitri, febbraio 2010).
    L’attestazione di V. D’Aurelio, qui apparsa, sembra confortare appieno questa mia ipotesi.
    Spiace pertanto che successivamente tu stesso, essendo invece al corrente del contenuto del testo citato, non abbia consigliato loro di correggere in parte alcune frasi.
    Spiace anche che tu veda sminuita la tua opera e le tue ricerche dal fatto che vi sia stata una precedente pubblicazione di mio padre in quanto, da amico, pensavo invece che fosse per te motivo di orgoglio e di maggior forza per le tue argomentazioni.
    Qui si vuole solo porre una nota di verità; tutto il resto, come ho già detto nella precedente replica, sono questioni di lana caprina che poco interessano ai lettori di questo splendido blog.

    Un cordiale saluto a tutti, Roberto Panarese

    • REPLICA @ROBERTO PANARESE
      Professor Panarese, a seguito della sua replica di qualche giorno addietro ad un mio commento, mi permetto puntualizzare quanto segue.
      Leggendo l’interessante articolo del prof. Emilio Panarese, “Il centro storico di Maglie nei paesi nordici europei” mi colpì l’immagine (poi tolta dal blog) del marchio di fabbrica “T.KOPEN AGHEN” che mai e poi mai una manifattura di porcellane del Nord Europa avrebbe applicato ad una porcellana di fabbricazione propria. Mi sembrò giusto e doveroso segnalarlo ai lettori del blog, spiegandone brevemente le ragioni. Il mio commento non è “irrispettoso” nei confronti di chichessia.
      Lei stesso ammette poi, nella sua replica, che “E’ possibile anche che la ceramica ritenuta “danese” non lo sia … ma che provenga invece da una manifattura di un paese limitrofo (potendo il termine KOPENAGHEN forse derivare dalla lingua basso-tedesca)”. In nessuna delle lingue germaniche esiste il gruppo consonantico “gh” (dunque nemmeno in basso tedesco (Nieder-Deutsch o Platten-Deutsch), per cui è impensabile che il marchio in questione sia stato realizzato da una manifattura a nord delle Alpi. Ritengo pertanto la sua ipotesi inverosimile.
      Per concludere, continuo a ritenere che il vaso in questione sia un “falso”, nel senso che non proviene da una manifattura dell’Europa settentrionale. Tutto qui. Non mi sembra che queste siano “questioni di lana caprina che poco interessano ai lettori di questo splendido blog” (sic!).
      Con stima.
      Marco A. de Carli

    • Caro Roberto,
      rispondo alla tua email (che mi è stata segnalata) perché avverto dal tuo tono pacato il desiderio di dialogare per fare chiarezza su alcune questioni e non per polemizzare con me.
      Vengo al merito delle questioni.
      Inzitutto devo informarti che quando iniziai a ricercare materiali bibliografici per redigere il mio testo sulle ceramiche mi venne segnalato un articolo (che cercai anche in Biblioteca) ma non riuscii a trovarlo perché non mi era stata indicata né la testata né mi era stato segnalato l’autore. Ecco perché è assente nella mia bibliografia.
      Una seconda questione che poni è perché i collezionisti di Maglie non portarono a me le loro collezioni per identificare l’immagine riprodotta. E’ semplice la risposta: la ragione sta probabilmente nel fatto che tuo padre è giustamente ritenuto il maggiore storico di Maglie. Del resto non mi attribuisco la scoperta delle ceramiche con lo scorcio della piazzetta Colonna, avendo nelle note bibliografiche citato il testo di tuo padre scritto con Mario Cazzato (Guida di Maglie). Devi però ammettere che i magliesi e non solo, sono venuti a conoscenza di questa produzione e della sua diffusione nel mondo grazie al mio testo. Come è grazie al mio testo che il nostro comune amico Carmelo Caroppo si è attivato per ottenere la certificazione ufficiale di queste ceramiche col nome “Maglie. E’ sicuramente per questi motivi che Vincenzo D’Aurelio e Gino L. Di Mitri hanno attribuito a me la “scoperta” tout-court, mentre in realtà il mio studio ha documentato l’ampia produzione di ceramiche, la loro diffusione non solo in Inghilterra e Danimarca ma anche in America del Nord, in Australia, in Canada, in Cina e chissà in quante altre località, le variazioni iconografiche del disegno di Despréz, ed infine i marchi utilizzati nel mondo per questa produzione. Non vedo il motivo di correggere le frasi che mi attribuiscono la scoperta perché, a mio parere, non c’era niente da scoprire. Il mio studio, che ha semplicemente osservato con maggiore attenzione la figurazione presente su alcune ceramiche, mi ha permesso di riconoscere in esse il mio paese, proprio come è avvenuto, prima, ai collezionisti che hanno fatto visionare a tuo padre i loro oggetti (semmai a loro va attribuita la scoperta). La mia analisi aveva per oggetto il ritrovamento di un piatto su cui è facilmente identificabile l’immagine della piazzetta di Maglie. Riguardo al tuo rilievo che sarebbe stato per me un motivo d’orgoglio e avrebbe dato maggiore forza alle mie argomentazioni il dire che c’era già stata una pubblicazione di tuo padre, correggendo, di conseguenza, le valutazioni fatte dagli studiosi che, essendo venuti a conoscenza della ceramica grazie al mio studio, hanno recensito il mio libro, francamente mi sembra pretestuoso e strumentale. Tale scelta, infatti, metterebbe in dubbio la correttezza dei miei comportamenti che mi hanno sempre guidato nel rapporto con tutte le persone e specificatamente con tuo padre. Sono sicuro che non sarà questo rilievo a modificare la nostra amicizia, Ritengo invece che la promozione di questa produzione sia avvenuta con il concorso di molte persone.
      Cordialmente, Mino.

  6. ho scoperto solo ora ciò che mio padre comprò da un antiquario 40 anni fa. Mi chiedo che valore ha. Io posseggo la brocca il cui manico e pure esso ricco di scene non è blu. se mi sapete dare una risposta scrivetemi, grazie

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