Salento: sole, mare, jentu e rischio incidentabilità (sic)

di Gianni Ferraris

Siamo in spiaggia. Finalmente è passato il ferragosto. Meno persone. Bimbi giocano. Due di loro hanno appena finito un capolavoro di sabbia. Mura di cinta che racchiudono un anfiteatro, due piramidi piccoline e una cosa che assomiglia ad un tempio. Bello veramente, mi sono fermato ad osservare.  A pochi metri da noi quattro ragazzi ed una ragazza. Che siano  universitari lo si capisce dai discorsi che fanno. Non è che vado al mare per origliare, parlavano  tra loro a voce normale, era inevitabile ascoltare. Raccoglievo discorsi su esami prossimi venturi in informatica e simili. Poi commentavano anche  quella signora in topless. Senza molta ammirazione, anzi. Non mi dilungo su considerazioni estetiche sulla stessa  per amore di pacatezza, e perché dovrei forse entrare in un labirinto su buon e cattivo gusto. Comunque rimango del parere che ognuno è libero di fare come meglio crede se non limita la libertà altrui. E’ arcinoto che in spiaggia si vedono programmi e fuori programmi di ogni sorta, declinati sia al maschile che al femminile, ed è il luogo per eccellenza dove ci si mette a nudo.

Comunque erano proprio belle persone, i ragazzi, almeno così pareva. Mi faccio una nuotata, anzi una nuotatina. Mica ho energie a iosa. Quando torno, se ne sono andati. Guardando il posto che occupavano il primo pensiero che mi balenò in testa era: “i cretini di oggi saranno i dirigenti di domani”. Già, perché asciugamani, pinne e tutto il resto era sparito. Rimaneva una bottiglia d’acqua vuota e qualche tovagliolino lasciato lì. Ho guardato il bicchierino di plastica che qualcuno ha portato per me, pieno di sabbia a metà per le cicche. Annoto che il posto dove stavamo è, si, spiaggia libera, però a distanza esattamente di venti metri ci sono tre cestini al confine con uno stabilimento e a disposizione di tutti. Sopra c’è scritto: isola ecologica: carta, plastica, vetro. Per giusta informazione dirò  che i cinque idioti avevano accento settentrionale. Ah Salento Salento. Sarebbero sufficienti i criminali autoctoni  che lasciano immondizie dovunque, macchè, arrivano anche dal nord.

La sera si torna casa e mi fermo al solito, eterno semaforo. Siamo in territorio di Vernole. Ne avevo già parlato in queste pagine, di quella sera in cui andammo ad Acaja (frazione di Vernole), il sei per tre campeggia ancora davanti alla mia finestra, “Lune d’Acaja – Lo spettacolo ha inizio”. Si si, proprio quello che è stato annullato senza motivi noti. E sponsorizzato da: Comune di Vernole,  Regione Puglia, Provincia di Lecce, Camera di Commercio di Lecce. A parte il primo, gli altri enti hanno contribuito in solido alle serate mai iniziate?  E sanno che è stato tutto annullato?

E avevo detto della segnaletica di quel paese, che ti fa girare come un imbecille per tutto il paese senza possibilità apparente di uscirne più. Solo una coraggiosa e repentina scelta di andare a intuito potrà esserti d’aiuto.  E della viabilità salentina molto si dibatte. Chi arriva in Salento non può ignorarla. Né può rimanerne indifferente.

Si, lo so, i comuni hanno bisogno di fare cassa, però c’è qualcosa di inquietante in alcune   modalità. La differenza fra necessità di incassi rapidi e veloci e accattonaggio a volte è sottile.  Una sorta di perversione sintattica e lessicale, l’inno al non sense per quanto riguarda Vernole.   Il  Dali più surrealista non  ci sarebbe mai arrivato. Qui però non è un quadro che puoi guardare e leggere, compenetrarti o meno. Qui si tratta di un segnale stradale.    Tutto si risolve in quello che chiamerei “Il paradigma della presa per il ….. (traducasi con “in giro”)”. Forattini, Vauro, Staino, sembrano dei dilettanti a confronto.   Intanto annoto che il malefico cartello è messo sul palo del semaforo, se è verde non lo leggerai mai, perché   è logorroico e scritto piccolo piccolo. Se è rosso, invece, potrai tranquillamente leggere tutto, magari fare un paio di telefonate e se hai un bisognino impellente puoi scendere con tutta calma. Perché il rosso è eterno. Ancora più lungo in inverno. Ci sono passato una domenica novembrina, per andare  a vedere il mare. Era primo pomeriggio, in strada c’era la nostra auto e poi…. Il nulla. Il semaforo inquietantemente rosso. Per attimi eterni. “Lo fanno apposta!” ho pensato.  Così ti stanchi, passi, e… zac, la foto è fatta. Al ritorno,  sera, c’eravamo noi e poi… il nulla. Stesso interminabile tempo di attesa.

Ma veniamo al testo. Per dire che hanno messo fotocamere per multare chi passa con il rosso ho contato 83 parole. Guardando la foto noterete che la parola FOTOCAMERA (italiano) non viene mai citata neppure per sbaglio, al suo posto compare una non meglio identificata: “Apparecchiatura per il controllo elettronico della velocità (photored F17A). Il tutto benedetto dall’Art. 146, comma 3 del C.D.S.

Ora, è arcinoto a tutti cos’è il C.D.S. Chi non lo sa è un mentecatto e un disinformato. I turisti tedeschi vengono a frotte per vedere il C.D.S. Pare   ne parlino anche all’ O.N.U. – Due olandesi discutevano su chi di loro aveva il C.D.S. più bello.

Tu che leggi e non lo conosci non sai cosa ti sei perso.

Tutto il notevolissimo testo è condito con le dovute omologazioni, con tanto di numeri e date.   Uniche parole che si leggono, sia pure tra lo stupore generale,   forse sono  giuste e corrette, quanto meno dovevano esserlo  nei primi anni del secolo scorso. “STRADA AD ALTO RISCHIO DI INCIDENTABILITA’”. A volte ci sono tavole rotonde nei prati vicini per parlarne. Pare che gli esperti del Devoto Oli e del Garzanti ne abbiano discusso giornate intere. La Treccani ha inviato in loco i suoi esperti.

Ho memoria di viaggiatore, pensate, ci sono luoghi dove, molti metri prima, c’è un grande cartello con su scritto “a 150 metri incrocio pericoloso”, oppure “moderare la velocità” oppure, “incrocio video sorvegliato”. Quante banalità, imparino dai vernolitani.   E poi che senso ha non poter fare accattonaggio in un incrocio? Prevenzione? Ma per favore, non scherziamo, noi i segnali di “rischio incidentabilità” li mettiamo all’ultimo momento, e scritti piccoli. Mentre leggi “incidentabilità” ti sei già schiantato contro un trattore.   E io che pensavo che i segnali e cartelli stradali dovessero essere intuitivi, che bastasse guardarli di sfuggita per capirli. Mal me ne incolse. Ho capito comunque, perché l’hanno messo sul palo del semaforo, se lo mettevano prima,   per leggerlo ci si doveva distrarre e si rischiava di spalmarsi contro un ulivo secolare. Questione di salvaguardia del territorio, insomma.

E’ vero che ci piace ridere e sorridere, però immagino il povero turista tedesco o inglese che arriva lì e cerca disperatamente sul dizionario la parola “incidentabilità”. Soprattutto mi piace pensare ai commenti dopo che hanno telefonato a Bonn o a Londra, alla cugina laureata in lingue. Lanciamo loro da queste pagine un messaggio: Noi non c’entriamo. E’ stato uno spirito burlone.

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4 Commenti a Salento: sole, mare, jentu e rischio incidentabilità (sic)

  1. Ma, caro Gianni…, e la plasticità della lingua italiana dove la metti? Per me, quel cartello (anch’io ho la cattiva abitudine di andare a novembre a vedere il mare!), quel cartello è fonte reiterata, inesauribile, di ammirazione, di riflessioni linguistiche e filosofiche…
    Poiché invece non sono forte in matematica, non ho mai capito la logica dell’alternanza (diabolica, mi si consentirà) dei limiti di velocità sulla strada che, superato il periglioso incrocio, impavidamente si va ad affrontare: è la strada ad alta incidentabilità, non dimentichiamocelo! 50 – 70 – 80… e repentinamente di nuovo 50…, anche se è perfettamente rettilinea, priva di pericoli evidenti… Mah… Ho pagato le mie ostinate passeggiate invernali al mare con ben due multe per eccesso di velocità: il mio pacifico consorte aveva spinto il poderoso veicolo all’inebriante velocità di 72 Km orari, nell’assenza più totale di altri veicoli e in un tratto di strada ameno, pianeggiante, dritto come un fuso. Accattonaggio? Direi qualcosa di più e di peggio, ma siccome non so contenermi e, si sa, in Italia la querela è dietro l’angolo, preferisco limitarmi all’allusione.

  2. Scusate se mi intrometto, ma a nessuno è venuto in mente che è meglio installare un cartello incongruente rimasto in più anziché lasciarlo giacere in un angolo col rischio che qualche rappresentante dell’opposizione faccia in consiglio comunale apposita interpellanza? E poi, non è meglio, comunque, fare così quando già sono in corso studi approfonditi per la nuova segnaletica e, soprattutto, per scegliere l’impresa che garantirà il miglior rapporto qualità-prezzo? Faccio presente, infine, che l’accattonaggio è reato…solo nella sua forma originaria.

  3. dillo dillo valentina. Al peggio non c’è confine. Per Pierpaolo: Non è che non perdono, semplicemente non capisco. E poi ogni mattina apro la finestra e vedo il sei per tre lì davanti. Sono loro che provocano, mica io.

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