Un tesoro nascosto in rete

Nu tesoru scusu intra lla rete

di Damiano Rotondo

Internet è una gigantesca libreria nella quale ci si può imbattere ogni giorno in gradevolissime sorprese. Una di queste è, per colui che voglia approfondire il tema della cultura salentina, il sito www.antoniogarrisiopere.it. Si tratta di una vera e propria acchjatura, un tesoro nascosto, un forziere in cui è racchiusa l’essenza stessa del paese di Cavallino, patria del sommo De Dominicis.

Il sito raccoglie, come il dominio suggerisce, le tantissime opere scritte da Antonio Garrisi. Mi dispiace di non aver trovato notizie biografiche sull’autore, che credo sia (o fosse?) originario di Cavallino e ha scritto soprattutto negli anni 80 e 90 dello, ahimè, scorso secolo, nonostante alcuni dei suoi lavori siano di questo secolo.

La pagina principale del sito è abbastanza semplice e spartana, aiutando in questo modo il lettore a visualizzare in maniera rapida ed efficace il contenuto, senza perdersi in particolarità grafiche che, se è vero che abbelliscono un sito web, molto spesso finiscono per renderlo poco navigabile.

Alle opere si può accedere sia utilizzando la barra laterale, dove sono tutte elencate con una piccola immagine, sia dalla barra superiore dove è invece possibile scegliere il tema da approfondire: Libreria serve per ritornare alla home page; Cavallino raccoglie i libri che parlano della storia, della gente e, in generale, del paese di Cavallino; in Racconti l’internauta può trovare tre raccolte di cunti: cose te pacci è un’antologia di cinquanta novelle e fiabe della tradizione orale leccese e documentano la parlata leccese intorno agli anni 30 dello scorso secolo; li cunti te Papa Caliazzu è una selezione di storielle, aneddoti, racconti burleschi, che hanno per protagonista il curato Papa Galeazzo. Costui è un bizzarro arciprete di Lucugnano, frazione del comune di Tricase, ispirato probabilmente ad un parroco realmente esistito nel XVII secolo; infine Suntu… fatti nesci è una raccolta di vecchie storie di Cavallino nonché aneddoti sulle più importanti figure storiche del paese (p.e. Papa Ronzu de Rinaldis, Sicismondu Castrumetianu e Pippi de Duminicis). I tre libri sono in lingua salentina, nella sua variante leccese-cavallinese, e sono un ottimo modo per riscoprire quei cunti che un tempo venivano letti dai nostri nonni e che si vanno sempre più perdendo: consiglio a coloro che hanno figli di raccontar loro nu cuntu la sera, prima che si addormentino!

Infine la parte più importante, almeno per il mio punto di vista e i miei interessi, è Studi dialettali. In questa sezione è presente un Dizionario Leccese-Italiano molto ben fornito, dove ogni termine è registrato e spiegato sia attraverso la sua definizione, a volte corredata da disegni, sia attraverso frasi idiomatiche a mo’ di esempio. Per i più interessati all’infinito dibattito se si debba utilizzare –ḍḍ-, -ddh-, –ddhr- o –dh- per rendere il suono della d retroflessa, Garrisi complica ulteriormente il quadro del problema utilizzando il simbolo greco δ per rendere tale fono. Sono utilizzate altre particolarità grafiche per cui suggerisco, prima di intraprenderne la lettura o finanche la semplice consultazione, di leggere prefazione, introduzione ed avvertenze.

Per chi abbia bisogno, come capita spesso al sottoscritto durante la stesura di racconti o poesie in lingua salentina, di un glossario italiano-salentino, ebbene è presente anche quello. La qualità è più bassa rispetto a quella del già citato dizionario: dopotutto si tratta di un semplice glossario. Molto spesso una stessa voce italiana può essere resa con termini diversi in salentino a seconda della sfumatura di significato; per cogliere tali sfumature la maggior parte delle volte bisognerà consultare l’omonima voce nel dizionario leccese-italiano.

“Il dialetto leccese” analizza la storia linguistica del dialetto salentino, passando per trasformazioni fonetiche, note etimologiche, documentazioni scritte, ecc. Un’opera consigliata a chiunque sia affascinato dallo straordinario mondo dell’etimologia e voglia studiare la lingua salentina anche da un punto di vista storico. Nella seconda parte dell’opera è presente un’antologia di canti popolari.

La “Grammatica del dialetto leccese” è la grammatica più completa che abbia trovato finora. Sostantivi, aggettivi, verbi, pronomi, avverbi, preposizioni, congiunzioni: ogni elemento della grammatica viene analizzato. Utile per chiunque voglia approfondire o imparare la lingua, quest’opera potrà essere un caposaldo per una futura normativizzazione della lingua salentina.

Pippi de Dominicis è un testo sul grande poeta cavallinese, scritto per essere un ausilio didattico alla riscoperta di una delle figure più importanti della letteratura salentina. Per tutti quei professori che vogliano insegnare qualcosa della cultura e letteratura locale ai propri studenti, o semplicemente per chi voglia approfondire la figura del de Dominicis.

Come vi avevo annunciato si tratta de nu tesoru scusu, n’acchjatura. Non sono pirateschi dobloni d’oro ma, almeno per l’amante della cultura e del Salento, ho condiviso con voi un tesoro ancora più prezioso.

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4 Commenti a Un tesoro nascosto in rete

  1. RINGRAZIAMO I NOSTRI PER AVER PROPOSTO LE NOTE SUGGERITE DA DAMIANO, PER FACILITARE MEGLIO LA COMPRENSIONE DEL DIALETTO LECCESE AI NON SALENTINI…
    GRAZIE E AD MAIORA!

  2. NATURALMENTE UN GRAZIE NON SOLO AI REDATTORI E A DAMIANO, MA ANCHE AD ANTONIO GARRISI, PER LE DUE OPERE IMPEGNATIVE PUBBLICATE

  3. Mio padre sarebbe stato felice di leggere questo articolo ed i commenti lasciati dal lettore.
    La passione per la nostra terra, per la sua storia e per il nostro dialetto, materializzata nei suoi lavori, lo hanno accompagnato per tutta la vita.
    È venuto a mancare a 96 anni (aggiu trasutu alli 97, diceva) lo scorso mese di settembre, coltivando la sua passione sino all’ultimo giorno.
    Grazie a nome suo.

  4. GRAZIE infinite ad Antonio Garrisi! Un lavoro preziosissimo! Ho trovato notizie sui miei antenati e tante parole che ho imparato dalla nonna, anche se sono nata e vissuta al nord. Ci tengo molto e ho insegnato il dialetto anche ai miei figli. Non bisogna mai dimenticare le proprie origini.

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