Guerra tra Bernabò Sanseverino e Raimondello Orsini del Balzo

BERNABO’ SANSEVERINO, DA CAPITANO DI GUERRA A SIGNORE DI NARDO’ (1384-1400)

IV ed ultima parte

di Roberto Filograna

 

Guerra tra Bernabò Sanseverino e Raimondello Orsini del Balzo

 Nel mentre Bernabò Sanseverino governava Nardò, re Ladislao, per portare dalla sua parte il conte di Lecce Raimondello Orsini del Balzo, prima gli promise (1398) e poi, una volta venuto meno Ottone di Brunswick, gli concesse, l’8 maggio 1399, il principato di Taranto con alcune importanti città pugliesi tra cui Nardò. Tutto ciò  pose a Bernabò Sanseverino il problema di dover certamente fronteggiare l’aspirazione dell’Orsini di recuperare il feudo di Nardò al suo dominio ivi compreso un suo prevedibile ricorso alle armi, per realizzare tale progetto.

Per tale motivo, Bernabò Sanseverino, da abile stratega e da ottimo capitano di guerra, anticipando le mosse dell’Orsini, prima che avesse il tempo di organizzare le proprie milizie, iniziò manovre militari contro di lui e il 28 agosto del 1399 …gens armigera Domini Bernabonis de S. Severino caepit guerram movere in comitissu et terris Principis. Colto di sorpresa e messo in difficoltà, Raimondello Orsini del Balzo, chiese l’aiuto del marchese di Crotone che venit …in ausilio Principis cum equitibus 500, contra Dominum Bernabonum in terra Hydrunti. Seguì, in settimana Sanctae Catharinae (e cioè, nell’ultima settimana di novembre) …magnum proelium inter eos.

La  battaglia non risolse le sorti della guerra tra Bernabò Sanseverino e Raimondello Orsini del Balzo, anzi, le belligeranze continuarono e si protrassero nell’anno successivo, sino allo scontro campale che si registrò in Sancto Petro ad Galatinum dove fuit factum inter eos magnum proelium pluries  e dove Bernabò Sanseverino ottenne una grande vittoria contro le truppe dell’Orsini e dei suoi alleati.

Il conflitto, però, nello stesso anno ebbe termine per l’intervento e la mediazione di Tommaso Sanseverino, parente e vecchio compagno d’armi di Bernabò, ma anche vecchio compagno d’armi  di Raimondello, inviato in loco, come paciere tra i due contendenti, dallo stesso re Ladislao. Ed infatti il Crasullo, nella sua cronaca, ci riferisce che nell’anno 1400 … Dominus Thomasius de S. Severino missus a Rege (Ladslao) venit ad concordatum Principem cum Domino Bernabone.

  A proposito di Ladislao, va registrato che, nonostante questi fosse perfettamente consapevole dell’ostilità che Bernabò Sanseverino nutriva nei suoi confronti, pure in occasione di questa contesa e anche dopo la battaglia di S.Pietro in Galatina, non intervenne militarmente in aiuto del Principe di Taranto, ma si limitò ad inviare Tommaso Sanseverino, conte di Montescaglioso, in sua rappresentanza. Ciò perché a Ladislao non era del tutto sgradita qualche sconfitta inferta al Principe di Taranto, che ne contenesse la potenza e, soprattutto, ne diminuisse il prestigio.

Al di là della mediazione di Tommaso Sanseverino, non è escluso che sopraggiunte non buone condizioni di salute di Bernabò possano aver contribuito ad influenzare, se non ad indurre, l’accordo di pace tra questi e l’Orsini del Balzo.

 

Morte di Bernabò Sanseverino. Raimondello Orsini del Balzo occupa la città di Nardò

Siglato l’accordo di pace tra i due contendenti, purtroppo, le condizioni di salute di Bernabò Sanseverino, colpito da morbus glandulae, si aggravarono improvvisamente, tanto da portarlo rapidamente a morte il 22 luglio 1400. E’ verosimile, comunque, che la morte sopraggiunse inaspettata o comunque prima del previsto, visto che subito dopo la città di Nardò, senza opporre alcuna resistenza, fu occupata dalle milizie dell’Orsini del Balzo, che entrato in città ne rivendicò il possesso. Tale possesso fu rapidamente approvato da re Ladislao che fece ratificare a suo favore le proprietà provenienti da Bernabò, definito dallo stesso sovrano rebellis nostri notorii.

Che la città di Nardò con le sue terre e casali passarono nel possesso del Principe di Taranto lo dimostra anche il fatto che, il 20 marzo 1401, Raimondo Orsini del Balzo donò a Bernardo de Sancto Blasio il casale di Bucito, in Terra d’Otranto, precedentemente appartenuto a Bernabò Sanseverino. Ed infatti, sull’atto di donazione si legge che questo casale fuit quondam Bernabois de Sancto Severino …ad curiam dicti principis  (di Taranto) rationaliter devolutus.

Ed ancora, su due pergamene, la n. 17 e la n. 19, datate, rispettivamente,  23 gennaio 1403 e  29 febbraio 1403, conservate nell’archivio del monastero di S. Chiara di Nardò, sono redatti due atti del notaio Giovanni de Rocicio, con l’indicazione dell’anno civile 1403 (erroneamente indicato 1402) riferito come terzo anno dall’inizio del principato di Raimondo Orsini del Balzo.

L’assoluta tempestività con cui, alla morte di Bernabò Sanseverino, seguì l’occupazione, senza colpo ferire, della città di Nardò, da parte dell’Orsini del Balzo, in assenza di ulteriori dettagli storici, porta a fare una serie di ipotesi. Sia Luigi, il fratello di Bernabò, sia il padre Francesco (se ancora vivente) o erano assenti da Nardò o, se presenti, comunque, non furono in grado di rivendicarne la successione, conservando così il possesso della città.

In ogni caso sembra profilarsi, all’interno della città, tra la nobiltà e il patriziato locale, la presenza di appartenenti ad un partito avverso ai Sanseverino, originariamente non filoangioini o anche filoangioini con interessi non assecondati, che, dall’interno e al momento giusto, predisposero, facilitarono e dunque consentirono l’incontrastato ingresso e l’occupazione della città da parte dell’Orsini del Balzo.

Certamente, non a caso, dopo pochi mesi dall’avvenuta occupazione, il nobile Bernardo dell’importante famiglia de Santo Blasio, ricevette la donazione di un casale (di Bucito) da parte dell’Orsini.

Giovanna II

E’ altresì probabile che tali frange filodurazzesche riorganizzate operassero in sintonia con quella parte del clero rimasta fedele al pontefice romano e desiderosa di restaurare il potere ecclesiastico degli abati benedettini, spodestando dal soglio vescovile il vescovo Matteo del Castello. Cosa che di fatto avvenne, dal momento che, all’occupazione della città da parte dell’Orsini, seguì effettivamente, subito dopo, l’esautorazione ed allontanamento del vescovo e la restaurazione della diocesi abbaziale, sotto la guida di Antonio da Perugia (1401-1406).

Rientrata quindi la città sotto il dominio del Principe di Taranto vi rimase sino al 1414, fino a quando, cioè, la Regina Giovanna II non le concesse il regio demanio.

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