Libri/ Le ragioni della passione

Nell’ambito dell’iniziativa
“Se mi vuoi bene, il 23 maggio regalami un libro”
Kurumuny presenta
“Le ragioni della Passione”
di Antonio Errico
con la partecipazione di Vito Antonio Conte
Piazzetta Arco di Prato, Lecce, 21 Maggio 2010
Ore 19,30

In collegamento con la Giornata nazionale per la promozione della lettura, indetta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per il 23 maggio, il Centro per il Libro e la Lettura ha avviato, in collaborazione con l’Associazione Italiana Editori, la prima campagna di comunicazione “Se mi vuoi bene, il 23 maggio regalami un libro”.

L’iniziativa, alla quale hanno aderito anche l’Associazione Librai Italiani e l’Associazione Nazionale Comuni Italiani, costituisce l’occasione per dimostrare, regalando un libro, l’affetto verso chi si ama. La campagna, concentrata in una settimana, culminerà nella giornata di domenica 23 maggio, il progetto sarà tuttavia sostenuto per almeno 5 anni, allo scopo di stimolare un rapporto di maggiore confidenza e familiarità con i libri. L’obiettivo è trasformare la Giornata nazionale in una sorta di San Valentino del libro promuovendo un modo nuovo, più caldo e immediato, di concepire la lettura.

L’Agenzia Titania ha ritenuto tale progetto meritevole di attenzione ed ha aderito all’iniziativa con una propria idea promozionale. L’evento sarà organizzato nella città di Lecce, in P.tta Arco di Prato, nelle serate che vanno dal 20 al 23 maggio compresi, con appuntamenti singoli che avranno inizio a partire dalle 19,30.

Kurumuny partecipa all’iniziativa nella serata del 21 Maggio 2010 la presentazione del libro “Le ragioni della Passione” di Antonio Errico, edito da Kurumuny Edizioni, con la partecipazione di Vito Antonio Conte.

Il Libro

[…] Il viaggio è bello quando è imprevedibile, quando non percorre luoghi già battuti, ma esplora regioni nuove e sconosciute. Tradotto in termini pedagogici: l’insegnamento deve incoraggiare la creatività.
Errico mette giustamente in rapporto la creatività con l’atteggiamento di meraviglia, di stupore, di spontaneità dell’infanzia. Con l’abitudine del bambino di interrogare. Non è facile nell’insegnamento accettare e sollecitare la creatività. Perché questo implica mettere in discussione se stessi e il proprio sapere. Diceva un filosofo francese, Peguy: “Il bambino, crescendo, comincia a fare domande ai genitori. I genitori a un certo punto non sanno più cosa rispondere e mandano il bambino a scuola. Una volta a scuola il bambino impara che non deve fare più domande”. È vero, spesso la scuola è così. Preferisce le rotte già battute, il sapere consolidato, la ripetizione. Non dovrebbe esserlo. Dovrebbe suggerire e praticare la ricerca. Sollecitare le domande. E quindi accettare anche i propri limiti, i vuoti, le incertezze. Poiché, come conclude Errico, “insegnare e imparare vuol dire anche accettare di non avere risposte alle domande, e continuare a interrogarsi e a stupirsi, e ad andare per lunghe strade di domande che non hanno una risposta”. Ecco: si può proprio convenire con questa definizione e dire che l’insegnamento, oggi, l’educazione è un “andare per lunghe strade di domande che non hanno una risposta”. Ma, forse, a pensarci, questa definizione identifica non solo le condizioni dell’insegnamento, ma, più in generale, la condizione stessa della nostra vita: tutti noi, infatti, non facciamo altro che andare “per lunghe strade di domande che non hanno una risposta”.

Salvatore Tommasi

L’Autore
Nato in provincia di Lecce dove vive e lavora come dirigente scolastico di un liceo, Antonio Errico ha pubblicato volumi di narrativa e di saggistica tra cui Favolerie, Angeli regolari, L’ultima caccia di Federico Re, Viaggio a Finibusterrae, Stralune. Collabora a quotidiani e periodici, a riviste letterarie e scolastiche.

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