Libri/ Il Cristo nero della cattedrale di Nardò

 

 

a cura di Marcello Gaballo e Santino Bove Balestra
M. Congedo Editore
Galatina, 2005
pp.80, con ill. a col. e b/n
€ 22,00

La collana “Quaderni degli Archivi Diocesani di Nardò e Gallipoli”, della Diocesi di Nardò e Gallipoli, in Puglia, con i suoi volumi e supplementi, vuole essere la testimonianza di un impegno culturale di notevole valore per la memoria storica e artistica di quel territorio. Ilsecondo supplemento analizza un’opera d’arte di notevole valore: il “Cristo nero della Cattedrale di Nardo’”, a cura di Marcello Gaballo e Santino Bove Balestra.
Si tratta di un’opera risalente al XIII-XIV secolo e ricalca la tipologia iconografica occidentale del “Christus patiens” diffusasi solo a partire dal XIII secolo, specie ad opera degli ordini mendicanti. L’iconografia del Crocefisso è analizzata nel testo da un contributo di Francesco Danieli, alla ricerca di una possibile origine dell’immagine lignea di Nardò. Il Cristo crocifisso di Nardò denuncia le proprie origini romaniche. La tradizionale origine “basiliana” va opportunamente respinta.
Nel volume, il contributo di Marcello Gaballo è un articolato saggio su questo capolavoro ligneo medioevale. Egli mette in rilievo come l’arte del “Cristo nero” di Nardò non sia stata finora adeguatamente presa in considerazione dagli studiosi e amaramente nota che ” per essa non vi sono studi specifici e a tutt’oggi mancano informazioni valide che possano illuminarci sulla sua storia ed individuare l’ambito di provenienza. […] Certo sembra strano come tanta straordinaria arte sia passata inosservata, nonostante la sua comprovata antichità, le sue dimensioni, la venerazione, l’originale e inconsueta iconografia, che non si riscontra in altri Crocifissi lignei del Salento, della Puglia e forse di tutto il Mezzogiorno d’Italia” (p.27).
Attualmente il “Crocefisso” è collocato nella omonima cappella, posta nella navata sinistra della Cattedrale di Santa Maria Assunta a Nardò. Il Gaballo poi ci offre una puntuale lettura relativa all’evoluzione e alle vicende che hanno interessato la Cappella del Crocifisso e si addentra sempre più verso l’analisi del Cristo crocefisso, partendo dalla croce, in legno di quercia. Gaballo riscontra che l’anonimo scultore ligneo medioevale aveva una buona conoscenza delle proporzioni del corpo umano e della sua anatomia, puntualmente riscontrabili nel corpo di Gesù. Passando poi all’analisi storico-artistica del manufatto ligneo riporta i pareri di illustri studiosi come Michele D’Elia, che ritiene l’opera frutto di cultura catalana rapportata all’ambiente napoletano; di Ferdinando Bologna, che lo mette in rapporto con il “Crocifisso” nel Duomo di Napoli, opera di un maestro spagnolo.
Cita, poi, il giudizio di Pierluigi Leone De Castris che lo definisce “iberico”, rapportandolo ad altre opere presenti nell’Italia meridionale tra il XIII e il XIV secolo. Il saggio di Gaballo si conclude con un paragrafo sull’istituzione della Festa del Crocifisso a Nardò.
Di Santino Bove Balestra è il capitolo dedicato al recente restauro del “Crocifisso” di Nardò. Egli ci offre una lettura di quanto è stato fatto finora per la conservazione dell’opera d’arte.
Ci auguriamo che volumi del genere possano sempre più arricchire le conoscenze di un patrimonio d’arte, di storia e di cultura, che sempre più ha bisogno di essere conservato, tutelato, conosciuto e amato perché in esso è racchiuso il senso e la natura della nostra identità civile e culturale, sulle ali del tempo, della storia.
(Gerardo Pecci)
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