Viaggi Letterari in Puglia

VIAGGI  LETTERARI IN PUGLIA

 di Francesco Lenoci

Patriae Decus Città di Martina Franca, Docente Università Cattolica del Sacro Cuore – Milano, Vicepresidente Associazione Regionale Pugliesi – Milano

 A distanza di due anni circa torniamo ad incontrarci, in nome della Puglia, nella splendida sala Barozzi del meraviglioso palazzo che ospita l’Istituto dei Ciechi di Milano.  Che bello!

Per la precisione era sabato 29 marzo 2008 e il titolo del Convegno, anche allora organizzato da Edizioni del Rosone “Franco Marasca” con il patrocinio dell’Associazione Regionale Pugliesi di Milano, era: “La Puglia con la Capitanata a Milano: occasioni letterarie, enogastronomiche, economiche”.

Pochi giorni prima di quel convegno la professoressa Falina Marasca mi aveva cortesemente fatto avere tre libri del professor Francesco Giuliani pubblicati da Edizioni del Rosone: “Occasioni letterarie pugliesi”, “Saggi, scrittori e paesaggi” e “Alfredo Petrucci”.

A fine autunno 2009 Francesco Giuliani mi ha fatto avere un altro libro “Viaggi novecenteschi in terra di Puglia”. In buona sostanza, l’autore prosegue senza soluzione di continuità nell’acuta e meticolosa ricerca dedicata alle memorie letterarie della regione Puglia.

I quattro citati libri sono inseriti nella collana “Testimonianze”, diretta da Benito Mundi, sulle cui copertine campeggia una meravigliosa frase: “È bello dopo il morire. . . .vivere ancora”.

Edizioni del Rosone diffonde informazione, diffonde cultura da ben 32 anni! Grazie!

Un punto fermo: strappare il segreto e diffondere l’informazione – da sempre –  è l’unico strumento per la democratizzazione di ogni realtà giuridica di tipo collettivo.

Un altro punto fermo: la cultura va  intesa come intervento nella storia,  modellato dal sapere e fortificato dalla saggezza.

E non come mezzo di arroccamento nei propri territori. Guai a chi si rinchiude nel borgo! Guai a chi ha piedi e testa nel borgo!

Come ci ha insegnato un grande profeta (nato ad Alessano, parroco a Tricase, vescovo a Molfetta), don Tonino Bello:

  • la cultura è impegno, servizio agli altri, promozione umana come il riconoscimento della persona libera, dignitosa e responsabile;
  • la cultura è cemento della convivenza, orizzonte complessivo, strumento di orientamento, alimento di vita;
  • l’elaborazione culturale diventa una via obbligata per individuare stili di vita, modalità di presenza e di comunicazione, attenzione alle attese delle persone e della società, per esprimere le ragioni della speranza e accettare responsabilità in spirito di servizio.

Lo ribadisco: Edizioni del Rosone diffonde informazione, diffonde cultura da ben 32 anni! Grazie. . . . grazie di cuore, a nome dei pugliesi…ovunque essi vivano e dei tanti innamorati della Puglia.

Perché vi ho raccontato questo?

Perché tradizionalmente la Puglia è ritenuta povera di letteratura.  Ma si tratta di una visione che rispecchia solo una parte della realtà e che, spesso, viene riproposta in modo superficiale.

Grande merito di Francesco Giuliani è di aver contribuito a  smentire con i fatti il citato pregiudizio, evidenziando in che modo il territorio pugliese ha offerto l’occasione per la nascita di pagine di ispirata letteratura, per incontri e riflessioni di particolare rilievo.

Complimenti!

Non posso, peraltro, tacere che Francesco Giuliani ha commesso un errore grave, un errore imperdonabile, un errore blu, mercoledì 3 febbraio 2010, allorquando mi ha inviato, tramite e-mail delle 19,34, alcune recensioni di “Viaggi novecenteschi in terra di Puglia”.

Ovviamente mi sono guardato bene dal leggerle per il semplice, banale motivo che la lettura di un libro è un piacere. . . .ma se è guidata da qualcuno. . . .che piacere è?

Come scrive Kazimiera Alberti: “La felicità si può misurare in due modi: con gli occhi della folla e con il tremore del proprio cuore. Ma queste sono due misure del tutto differenti” (Cfr. pagg. 173-174).

Condivido pienamente: nessuno può privare il mio cuore, la mia mente e la mia anima del piacere di leggere un libro e delle emozioni che  scaturiscono dalla circostanza che all’occhio che legge si aggiunge la fantasia che varia, suggerisce e  abbellisce. Prenderò visione delle citate recensioni dopo San Valentino.

Ho letto una prima volta “Viaggi novecenteschi in terra di Puglia” negli ultimi giorni dell’anno 2009 a Martina Franca.

L’ho riletto questa settimana a Milano e durante un viaggio in treno a Roma.

Come diceva don Tonino Bello, mutuando un’espressione di Max Weber, “Un libro che non è degno di essere letto due volte, non è neppure degno che lo si legga una volta sola”.

Per promuovere il libro di Francesco Giuliani “Viaggi novecenteschi in terra di Puglia” Edizioni del Rosone, 2009, ho, inter alia, creato un gruppo su Facebook denominato “Viaggi….in terra di PUGLIA” (1.081 membri), che accoglie due Eventi: “I VIAGGI LETTERARI sostano A SAN SEVERO” e “I VIAGGI LETTERARI sostano A MILANO”, ai quali ho invitato 6.000 persone.

Perché ho fatto tutto questo?

Perché mi ha intrigato l’idea che è venuta a Francesco Giuliani di vedere la Puglia attraverso gli occhi di un altamurano residente a Roma, di una scrittrice polacca e di un grande senese. Faccio spiegare l’arcano da un avatar: il suo nome è Bairon.

Sussurra  Bairon a Kazimiera Alberti: “Oggi sono venuto a Bari per rivedere questa città nuova”. . . . e fa una richiesta sorprendente: “Vi prego di farmi da guida”.

“Io!? Ma io sono una straniera, non lo sapete?”

“Lo so benissimo! Appunto per questo vi prego. Lo straniero vede sempre le cose caratteristiche. Lo stesso quadro ammirato per la prima volta fa altra impressione che visto per anni, giorno per giorno. Gli occhi si abituano molto presto ed ogni cosa osservata, la più bella o la più strana, diventa normale, schematica, forse anche noiosa. Gli occhi dello straniero sono più freschi, vedono quei contorni che sfuggono all’attenzione dello stabile abitante, vedono i riflessi in quelle macchie che per tutti gli altri sono opache” (Cfr. pagg. 180-181).

Oggi, sabato 13 febbraio,  siamo a Milano e, come affermano  Totò e Peppino De Filippo in un celeberrimo film, allorquando arrivano a Milano vestiti con pellicce e colbacchi: “A Milano fa freddo”.  In Puglia no, per definizione!

Rileva Kazimiera Alberti: “Non aver molta fiducia nel calendario. Anche esso tradisce, falsifica, inganna. Ritarda, avanza, senza motivo. Oggi, per esempio, ti comanda di credere che è il 12 febbraio. Ma guarda invece il cielo, il mare, l’intero Golfo di Manfredonia tagliato in forma di falce ideale. Guarda la montagna garganica. La giornata primaverile ha cancellato l’iscrizione 12 febbraio e si fa beffe del calendario. Ha immerso tutto nel turchese” (Cfr. pag. 171).

Cesare Brandi non era stato altrettanto fortunato. Narra che, una volta, giungendo in Puglia nella stagione più fredda vi trovò la neve, per quanto dall’effimera esistenza. La sgradevolezza di tale presenza è descritta da par suo: “Lo scrivo senza paura, perché a me la neve fa schifo, ipocrita, menzognera e, quanto più è linda e immacolata, tanto più è ipocrita e menzognera. Che simbolo inetto, che metafora stantia, questa purezza che si scioglie al primo calore, questa immacolatezza che s’insudicia subito…. I paesi che Cesare Brandi ama sono quelli dove non nevica mai, dove non si chiede la purezza alla neve e la saggezza al freddo e tra questi rientra di norma anche la Puglia, dove il sole brucia quasi sempre e le precipitazioni nevose sono solo un’eccezione che conferma la regola” (Cfr. pag. 230).

Lo sappiamo tutti: anche in Puglia nevica non di rado. Quello che sanno in pochi (io l’ho appreso dal mio Amico Franco Presicci) è che i nostri Avi, grazie ad un diffuso spirito imprenditoriale, riuscivano a trasformare quella che è ancora adesso una calamità, ben nota a coloro che vivono a Milano, in un’opportunità.

A partire dal Settecento i pugliesi conservavano la neve nelle neviere. E quando non nevicava lasciano le neviere inutilizzate? Certo che no! I proprietari e gli appaltatori delle neviere facevano arrivare la neve dalla Basilicata, dalla Calabria e, persino, dalla Grecia.

Dalla neve, diventata ghiaccio nelle neviere, gli abitanti di Martina Franca in particolare, ricavavano e vendevano, in estate, i famosi e voluttuosi sorbetti al limone, al rosolio, alla menta, al vin cotto (Cfr. Angelo Marinò, Martina Franca Ieri, Edizioni AGA, 1993, pagg. 27-28).

Che cosa bella. . . . la capacità di creare valore!

Che cosa bella ….la spiritualità! Utilizzo le bellissime parole di Rocco De Rosa: “Le rocce del Gargano sono diverse da quelle solite che s’incontrano ai bordi delle strade: più incisive, più profonde, più eloquenti. Quasi umane nel loro aspetto. Dimostrazione di umiltà e di ubbidienza, quelle rocce non disegnano scenari fastosi, né mondi fondati sulla gloria, il lusso, la potenza. Tutt’altro. . . . Il Gargano è luogo di pace.  È una terra speciale, che ha ospitato il Frate giunto da Pietrelcina, che ha scelto quella terra come suo approdo, perché corrispondente al suo disegno interiore. Lui è testimonianza e storia, avvertono  le rocce” (Cfr. Rocco De Rosa,  L’universo di Padre Pio, Rubbettino  Editore 2006, pag. 13).

Che cosa bella. . . . la lealtà! Osserva Nicola Serena di Lapigio: “A una svolta, Monte Sant’Angelo appare sulla vetta, bello perché è sempre meraviglioso a vedere un paese antico sopra una grande altura: un paese che par viva di sogni e dove gli uomini pensosamente raccolti nel sublime isolamento della montagna, stretti fra loro dalla comune gioia di vivere in alto, discosti da deprimenti traffici e da ammorbanti miasmi, sembra che lassù debbano sentirsi veramente puri e finalmente fratelli, non avendo da lottare  che contro i venti e le nubi, nemici formidabili ma aperti” (Cfr. pag. 95).

Che cosa bella ….quando si associano estetica ed etica! Secondo Cesare Brandi l’amore per l’arte e la natura portano sempre con sé, come necessario risvolto della medaglia, il dovere di difendere questo patrimonio prezioso, indispensabile all’uomo per non perdere la sua umanità, il suo valore aggiunto” (Cfr. pagg. 208-209).

Ammonisce Brandi, con grande saggezza e lungimiranza: “L’opera d’arte non è l’eterno ritorno: è l’eterna presenza. Se fa tanto di partirsene una volta, non ritorna più . . . .La Puglia non deve tradire le proprie tradizioni e le proprie radici, nell’acritica accettazione dei tempi nuovi (Cfr. pag. 212).

Una delle  località  pugliesi predilette da Cesare Brandi è Martina Franca, cui nel 1968 dedica un intero libro.

Quel libro ….ve lo mostro ….fu pubblicato a Milano,  da Guido Le Noci, cugino di mio nonno. Il mondo è proprio piccolo! In quel libro l’arte della scrittura ingaggia una vera e propria gara di bravura con l’arte della fotografia.

Lascia sbalorditi l’entusiasmo che Cesare Brandi, un figlio della meravigliosa Siena,  che ha girato il mondo col berretto di critico d’arte, manifesta per la Valle d’Itria (gli spazi verdi, costellati di trulli, tra Martina Franca, Locorotondo e Cisternino) e Martina Franca.

Vi leggo due frammenti, riportati in “Viaggi novecenteschi in terra di Puglia” di quella che mi piace definire “Dichiarazione d’amore”.

“Nessuna campagna è più festosa di questa (della Valle d’Itria), che è come un girotondo di bimbi, l’illustrazione benevola di una fiaba, il pianeta d’un’età privilegiata e innocente. Ma è pure come uno scampanio silenzioso che fa echeggiare, nel più riposto del cuore, ricordi sopiti e subitanei, di mattini lieti e di scampagnate festive, d’un’età perduta che sembra di ritrovare come un vestito in fondo a un cassetto o un fiore dentro un libro” (Cfr. pagg. 226-227).

“Martina Franca, capitale del rococò, è unica nel suo genere, con le sue decorazioni, con i suoi fregi, che la rendono un piccolo miracolo appartato e tranquillo, il riflesso tutto di fantasia d’una cultura per sentito dire, come fosse polline venuto da lontano, portato dal vento e lì caduto. C’è un clima che rende tutto possibile, persino incontrare in piazza qualche celebre musicista, come Paisiello o Mozart” (Cfr. pag. 227).

Mi avvio alle conclusioni.

Per comprendere una realtà urbana della Puglia, nota la polacca Kazimiera Alberti, bisogna guardare all’aperto, al di fuori delle case, altrimenti si rischia di essere parziali o superficiali. “A Bisceglie, ad esempio, la  via è casa, magazzino, laboratorio, passeggiata, tribunale ove sarà definito ogni litigio, chiesa per la quale passa la processione, sala di conferenza per adunate e comizi, palestra nella quale i ragazzi provano le loro prime forze sportive e altana sulla quale giovani e vecchi si baciano” (Cfr. pag. 147).

Ritengo che a Bisceglie . . . .in Puglia la situazione sia significativamente mutata….ma quanta nostalgia.

Per descrivere tutto ciò, la prosa non basta….occorre la poesia. La poesia, meravigliosa, s’intitola “Sogno” ed è di Elena Casavola.

S O G N O

Giorni  d’estate:

vicoli  bianchi

inondati  dal  sole,

panni  stesi  ad  asciugare,

una  vecchia  sull’uscio

a  sbucciare  le  fave.

Giorni  d’estate:

vociare  di  bimbi

che  giocano  al  soldo,

un   ferro  da  stiro

ruotato  nel  vento,

donne  che  filano

il  fuso  lanciato

nel  mezzo  alla  strada.

Giorni  d’estate:

nell’aria  pura  profumo

di  rose  e  gelsomini,

insieme  ai  trilli  e  al  cicalio.

Da  lontano, scandito  dai  passi,

il  ticchettio  del  bastone

di  un  vecchio  signore

che  lento  rientra.

Gli  vado  incontro  leggera . . . .

Ora:

le vecchie

stanno rinchiuse nei piani

alti dei condomini,

i  loro  fusi  abbandonati

arrugginiscono  nelle  soffitte.

I bimbi, fermi, sono

incantati dai falsi giochi

sui  teleschermi.

Non splende il sole

sui loro visi, non  fanno  crocchio

nelle  stradine.

Nei vichi spenti s’aggirano lenti 

volti  sparuti di  clandestini.

Meglio sognare! 

Com’era una volta 

quel mondo semplice senza  tv,

senza  telefono,

senza  automobili,

senza merende di crema e cacao,

coi  denti  bianchi

che masticavano anche le pietre.

Non c’era  in casa l’acqua

corrente  e neanche bagni

lucenti di specchi.

Ci si lavava  in  una  tinozza

e la doccia era un secchio

che la mamma sul capo

ti rovesciava.  E si sognava!

Ora non più. 

Concludo. Sia lode e gloria a Francesco Giuliani e a Edizioni del Rosone che, attraverso il libro “Viaggi novecenteschi in terra di Puglia”, hanno lanciato un messaggio chiaro e forte che  giungerà a tante persone,  tra cui  tanti visitatori della BIT di Milano che si svolgerà la prossima settimana: “Gentili Signore e Signori, vi consigliamo di visitare questo giardino megalitico e vi assicuriamo che non vi annoierete. La Puglia è regione per turisti molto intelligenti; è vietato l’ingresso alle menti torpide” (Cfr. pag. 132).

È per tutto questo che, in nome dell’Associazione Regionale Pugliesi di Milano e per conto di tutti i pugliesi, mi permetto con grande gioia di dare un consiglio fraterno.

Andate in Puglia….rectius Venite da noi in Puglia:                           .

  • per vivere i colori delle terre di Puglia;
  • per vivere i sapori delle terre di Puglia;
  • per vivere la letteratura delle terre di Puglia;
  • per vivere la spiritualità delle terre di Puglia;
  • per vivere. . . .consapevoli di quanto sia bello dopo la morte . . . . vivere ancora.
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